Il Torino Film Festival si è concluso lo scorso weekend. La cosa più interessante che ho visto è stata un film non in concorso che spero sia presto distribuito in Italia: Neds, di Peter Mullan, già autore del durissimo Magdalene.
Lo sguardo disilluso di Mullan segue l’infanzia e l’adolescenza di un ragazzino destinato a diventare, nonostante le straordinarie capacità scolastiche, un teppista (il termine Neds che dà il titolo al film è l’acronimo di Non-Educated Delinquents, nello slang scozzese).
Mullan ha indubbiamente una profonda conoscenza di quello che racconta; egli stesso ne ha parlato in termini di "autobiografico, ma non personale"; e tuttavia anche lo spettatore può in fondo ritrovare, ora quel compagno di scuola, ora quell’amico, perso per strada, in paesini senza campi da calcio, senza associazioni per giovani, senza oratori, senza altro che non sia lo sfogo ormonale per strada, di adolescenti che arrivano già magari da famiglie allo sbando o completamente assenti.
Nedsè un film che lascia tramortiti per la sua ineluttabilità; è spesso violento, ma mai spietato, come se in fondo in quei ragazzi si mantenesse – agli occhi del regista che pare seguirli nelle scorribande e nelle botte fra gang – una disperata vitalità che li rende molto più umani degli adulti che li hanno generati: quei simbolici leoni attraverso cui passeranno indenni il protagonista John e la sua prima vittima, nella poeticissima sequenza finale.