Insolitamente sveglio alle sei e un quarto, quando gli altri giorni ci volevano le cannonate per tirarmi giù dal letto. Nemmeno aspettavo che mamma mi venisse a svegliare (non avevo la sveglia, mi svegliano i miei, mamma o nonna). D’altra parte avevo passato tutta la notte nell’attesa, con l’orecchio teso a sentire un eventuale scricchiolio delle scarpe di un passante o il rumore delle macchine giù alla strettoia dei semafori. Nel centro storico le macchine difficilmente passavano di notte, ma in via Cavallotti sì. Aspettare la neve tutta notte era stressante ma affascinante. Non uscivo dal letto per vedere convinto che avrebbe impedito la nevicata. Aspettavo dei segni e interpretavo i suoni, anche quello del silenzio. Il silenzio della neve è ovattato, più muto.
E così non udivi suoni dalla strada. Sentivi un passante camminare con l’inconfondibile scricchiolio delle suole sulla neve. Sentivi il suono cupo del silenzio. Vedevi un chiarore anomalo a quell’ora, il rifrangersi dei lampioni sul velo candido che aveva ricoperto la strada, i tetti, le cose. E così avevi la certezza: oggi non si va a scuola, la corriera non passa. A conferma del tutto arrivava mamma che sussurrava: “dormi che c’è la neve”. Mi accucciavo bene bene e mi dormivo quell’altra oretta che mi serviva per affrontare una giornata di capriole sulla neve.
Alle otto e mezzo al massimo arrivava qualcuno a chiamarmi: magari Uliano o Giovanni. E si usciva. Il paese era tutto bianco. Le macchine non passavano. Tutti a piedi. Tutti più calmi, rallentati. La fretta non va d’accordo con il ghiaccio. Ragazzini che giocavano a pallate ovunque. Piazza San Serafino trasformata in pista per gli slittini. Dietro le mura c’era il campo di battaglia per le pallate. I negozi di alimentari presi d’assalto come se la neve avesse dovuto durare mesi.
La giornata passava veloce, come gli slittini sul ghiaccio, come i sacchi neri dell’immondizia in discesa. Arrivava sera che nemmeno te ne accorgevi. Il gocciolare dei tetti non diceva nulla di buono. La speranza di una nuova nevicata si affievoliva. E domani le corriere sarebbero passate. Mi aspettava un’altra nottata di attesa, stavolta con poche speranze.