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Il biologico: una tendenza moderna? Sì e no. I primi passi verso la definizione di un concetto di biologico sono stati mossi nel tentativo di recuperare alcune caratteristiche dell'agricoltura, allevamento e lavorazione tipiche del passato. Non a caso, il contrario di biologico non è tradizionale, come molti immaginano, ma convenzionale. L'intenzione del biologico è infatti quella di uscire da schemi diventati ormai convenzionali, quali l'allevamento intensivo e lo sfruttamento impoverente del terreno, iniziati (volendo scegliere una data precisa) nel 1939 con l'invenzione del DDT, il primo di una lunga serie di insetticidi dannosi alla terra e al nostro organismo. Si parte dall'idea, tradizionale e antica, che la Terra con i suoi frutti e i suoi abitanti è un organismo vivente che va rispettato. Questo fa sì per esempio che siano evitati concimi chimici aggessivi in agricoltura, ormoni in allevamento, e così via. Queste le linee generali, poi le normative entrano nello specifico dei diversi settori, con obblighi e divieti.
Se il "movimento biologico" è nato sin dagli anni '20 del secolo scorso per contrastare una modernizzazione delle tecniche di agricoltura e allevamento considerata poco naturale, solo tra gli anni '60 e '70 la produzione convenzionale era diventata così massiccia da rendere necessaria l'apertura di negozi appositamente destinati ai prodotti biologici (ma allora non esistevano ancora un protocollo né un marchio). È alla fine degli anni '80 che il biologico inzia a vedere un boom, fino a quando nel 1991 una prima legge viene scritta in merito. Sono questi gli anni della distribuzione di prodotti biologici anche nei supermercati. Il biologico però ha visto alcuni scandali, e molti continuano a preferire i piccoli negozi di settore alla grande distribuzione, ritenuti più sicuri e affidabili. I negozi che commercializzano esclusivamente prodotti biologici sono molto comuni in Germania e in Austria, mentre in Italia si stanno diffondendo ma sono ancora considerati più di nicchia.
In Italia il movimento per il biologico è arrivato un po' tardi, forse anche perché nel Belpaese è sempre rimasto più semplice che altrove continuare a rifornirsi dal contadino di fiducia. Gli ultimi anni hanno però visto un boom di negozi di prodotti biologici. Oltre alle catene più famose (in prima fila Natura Sì), esistono anche numerosi negozietti davvero interessanti, come Mirtilla Bio a Como, Ecoemporio a Pordenone, Bottegas a Milano (punto di riferimento e smistamento anche per i G.A.S., o Gruppi di Acquisto Solidale, da sempre molto attenti alla tematica del biologico), e una realtà del tutto innovativa come Effecorta a Capannori, che commercializza in particolare prodotti sfusi e di prossimità ed è di recente diventata un franshising. Le realtà sono dunque numerose, e chi lavora nel settore spesso dichiara di non avere vissuto la crisi economica sulla sua pelle, perché quello del biologico è un mercato rigoglioso e in crescita.
Spesso l'idea di negozi di prodotti biologici è associata strettamente all'alimentazione, ma in effetti in questi negozi è sempre più comune trovare prodotti di ogni genere. È in crescita per esempio la produzione di detersivi per tutti gli usi, cosmetici e abbigliamento biologici. Per quanto riguarda l'abbigliamento, parlare di biologico significa aumentare la propria salute molto più di quanto possa sembrare. Nella coltivazione del cotone, per esempio, vengono adoperati talmente tanti pesticidi che il cotone assorbe e, anche dopo essere stato lavorato, rilascia sulla pelle. L'abbigliamento biologico è spesso molto costoso, perciò bisogna farsi furbi e approfittare dei periodi di saldi oppure delle rimanenze dell'anno precedente. Nelle botteghe del commercio equo e solidale è sempre possibile reperire prodotti biologici, ma esistono anche negozi dedicati all'abbigliamento. Un'occasione per scoprire queste realtà è la fiera Buono e Giusto che si tiene ogni primavera a Milano.
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