Magazine Politica

Negri da campo e negri da cortile

Creato il 18 luglio 2013 da Gctorino
I progressisti Bianchi, ascoltando[Malcolm X ], rimasero disorientati e turbati. E per la maggior parte erano così preoccupati di difendersi, di dissociarsi dai padroni di schiavi e dai segregazionisti del sud, che non furono neppure sfiorati dall'idea di mettersi anche loro a fare qualcosa per combattere il razzismo. (Angela Davis, Autobiografia di una rivoluzionaria)
There was that housenegro. In those days, he was called a house nigger. And that's what wecall him today, because we still got some house niggers runnin aroundhere. This modern house negro loves his master. He wants to live near
him. (Malcolm X, Message to the Grass Roots)
Parte I. IL PROBLEMA Fra le raffinate forme di tortura che perseguitano le persone dabbene intente nelle faccende domestiche o ad andare a lavoro, ci sentiamo di affidare un posto rilevante ai Promotori di buoni sentimenti. Se una volta eravamo assediati perlopiù dal volontarismo dei Testimoni di Geova o di Lotta Comunista (relativamente semplici da liquidare, la risposta giusta è: “no grazie, sono comunista” in tono deciso) ora ci tocca confrontarci soprattutto con un mondo di professionisti della bontà.
Bei tempi quando i piazzisti di aspirapolvere ci facevano andare col pensiero ai tempi della nostra infanzia: ormai sorrisoni e yuppismo incravattato stanno sparendo o sono in via di estinzione. Apri la porta e vedi un disperato a caso, con pettorina e cappellino brandizzati, che viene a spiegarti quante brutture vi siano a questo mondo. Ogni giorno nel mondo oltre TOT bambini muoiono di fame. Aiutaci a raccogliere XXX euro per donare il sorriso ai bambini col labbro leporino. E così via. Radio e tivù ci bombardano quotidianamente di ogni genere di informazioni pietiste, debitamente spettacolarizzate con una magnifica estensione del modello Studio Aperto (vabbè, senza porno-soft).
Del nesso fra causa ed effetto manco a parlarne, e d’altra parte non lo si può certo pretendere da chi svolge un legittimo mestiere di vendita di un prodotto all’interno delle regole di mercato. In fondo, chi fa soldi alle spalle del mentecatto senza lavoro, pagato a provvigione, e degli africani più mentecatti di lui, non è molto diverso da chi fa soldi tramite i mentecatti di un call center o di una fabbrica. Quello che troviamo strano è come queste retoriche e argomentazioni siano sostanzialmente simili a quelle dei gruppi dirigenti “progressisti”.
E’ accaduto che la disgregazione del tessuto sociale ha prodotto la fine di ogni speranza di riscatto collettivo, rompendo l’asse fra strati popolari da una parte e gruppi dell’intellighenzia e ceto medio progressista dall’altra. La sovrastruttura della “via italiana al socialismo” perseguita a partire da Togliatti si è sbriciolata lentamente a partire dalla controrivoluzione capitalista degli anni ‘80. Ampi settori della classe, sono tornati ordinatamente verso prospettive tipiche dei modi di produzione degli ultimi decenni del XIX secolo anglosassone. Insomma, un sano economicismo, condito da una presunta concertazione per renderlo al passo con i tempi.
Ma per una volta strafreghiamocene del proletariato, dato che quello che interessa davvero a noi per parlare di Africa è soprattutto l’atteggiamento del ceto medio progressista da cui è uscita l’autentica ossatura del centro-sinistra della seconda repubblica. Rimasto orfano del legame con una classe storica, esso adotta rapidamente a livello economico i paradigmi dell’altra. Dalla conquista del potere si passa alla cooptazione nella buona gestione dello stato di cose presenti; da politica, la contrapposizione viene traslata a etico-morale.
E così siamo passati senza grosse rotture dal Partito di Mirafiori al Partito di Bono Vox e Lady D. Ogni tipo di strali va a colpire il neoliberismo, la precarietà e la finanza, contrapposti però ad un “comune sentire liberale”(Sen. Massimo Cervellini, Sel). Quello che per intenderci fa sì che in Italia si finanzi la ricerca medica con il Telethon e i salvadanai nei bar. Perlomeno troviamo sia già un passo avanti che gli stessi protagonisti non abbiano remore ad ammetterlo, facilitandoci il lavoro.
Dopo tre decenni di un lento processo di questo tipo, che coinvolge dai partiti ai centri sociali, la sinistra diffusa, ci ritroviamo con la coscienza di classe, che presuppone legami forti, sostituita totalmente da un sentimento di stampo solidaristico generico. E con milioni di persone disoccupate/in cassa/con stipendi da fame (in senso proprio) ci ritroviamo a vedere la rappresentanza “sinistra” impersonata da gente come Boldrini o Kyenge. Il guaio è che anche i gruppi sociali sopra menzionati hanno gli occhi e le orecchie, ma mancano completamente di categorie interpretative sensate. E gli esiti sono sotto gli occhi di chiunque viva non dico necessariamente in un quartiere popolare ma almeno non in una torre d'avorio.
Sia chiaro da subito, a noi del colore dei pupazzi della “sinistra” frega un cazzo. Siamo convinti, specie in termini generali, di non poterci permettere solo un analisi di pelle, ma che occorra una analisi di classe. Ed anzi dovrebbe vergognarsi chi usa il colore della pelle come una pubblicità coi Ringo-boys. Che sia per venderci dei biscotti o per venderci meglio il massacro sociale che verrà in autunno. Coloro che invece criticano in stile Fox News: “Obama mi fa schifo perché negro” o è ancora più idiota, o è un complice funzionale al sistema, perché si presta al gioco di spostare l’attenzione dalle cose che importano davvero. Obama ha dimostrato che si può essere neri e fare ugualmente schifo.
I rapporti di forza che collocano gli africani, negli Stati Uniti ed in Europa, sul gradino più basso della scala sociale nascono dall’uso del razzismo come strumento della classe economicamente dominante. Uno strumento che colpisce anche i lavoratori bianchi, visto che con i suoi strascichi di divisione e confusione impedisce un’organizzazione di classe efficiente. Fino a quando il razzismo significherà maggiori profitti per il capitale, senza un partito di massa a fare contropotere, ce lo sucheremo per benino nei nostri quartieri, mentre gli utili idioti alla Kyenge e Boldrini giocano alla borghesia cosmopolita.
Perché i destinatari della nostra riprovazione non sono tanto i Calderoli e chi è imbecille in maniera palese. Sono piuttosto le Santa Maria Goretti che hanno permesso al lavoro e alla qualità del lavoro di ridursi via via e alla disoccupazione di crescere in maniera mostruosa. Fino al punto che ti trovi gente disperata, spedita in giro a fare accattonaggio (con la scusa della fame nel mondo) in cambio di una percentuale. Questa è la principale colpa della Kyenge e della Boldrini: chiunque a sinistra non denunci i vincoli fra un sistema economico irrazionale e una qualità della vita infame è un nostro nemico di classe.
La Boldrini si commuove per la ragazza di Corigliano Calabro uccisa e bruciata a 15 anni dal fidanzato, ma propone il “rafforzamento delle relazioni tra Italia ed Israele” stato razzista e confessionale che brucia i bambini a centinaia con il fosforo bianco. La Boldrini si duole per il mancato intervento di guerra sporca in Siria, al fianco dei tagliagole che usano armi di distruzione di massa e decapitano la gente per presunte inosservanze della legge islamica.
Una bella doppiezza morale insomma. La prova provata di come anche la presunta differenza etica fra facce diverse dell'imperialismo non sia altro che fuffa pura. Come fuffa è Mario Balotelli testimonial del ddl sullo Ius soli (Diceva qualcuno: testimonial per un ddl?E che è una tinta della Garnier?). Oltre all' orrido lessico mutuato da contesti commerciali, Balotelli non è esattamente sto Teofilo Stevenson. All'amore e al rispetto di migliaia di suoi compatrioti preferisce di gran lunga fare shopping vestito da deficiente. E con buona pace di Boldrini e Kyenge, ci fa schifo come i suoi omologhi bianchi.
Settimana prossima, la seconda parte dell'articolo. Dopo il problema, la soluzione. Special guest: Lumumba, George Jackson Agostinho Neto,Sankara.
Carlo Lingera, responsabile esteri GC Torino

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :