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“Nei guai” di Oliver Jeffers, Zoolibri

Creato il 28 marzo 2013 da Federicapizzi @LibriMarmellata

guaicopDa qualche giorno sono state rese note le terne dei finalisti al Premio Andersen 2013.
Il Premio, instituito nel 1982 da Gualtiero Schiaffino, è considerato il più importante riconoscimento italiano nel campo della letteratura per l’infanzia e premia annualmente un certo numero di libri per bambini e ragazzi, uno per ogni fascia d’età di riferimento e per categoria tipologica.
I vincitori di ogni categoria verranno rivelati a Maggio, durante la cerimonia ufficiale che si tiene a Genova. Nell’abito della Fiera di Bologna sono state invece resi noti tutti i finalisti, tre per ogni settore, per un totale di ventisette libri, tra romanzi e albi illustrati.

Su queste pagine, nei mesi scorsi, ho avuto modo di parlare di diversi testi che si sono rivelati facenti parte della selezione finale (per trovarli basta digitare nella casella “cerca” della pagina la dicitura “finalista premio Andersen 2013), e mi ripropongo, da qui a Maggio, di scrivere anche degli altri, per quanto mi sarà possibile.

Comincio oggi, con uno degli albi nominati nella categoria 0/6: “Nei guai” di Oliver Jeffers, edito in Italia da Zoolobri.

Un libro imprevedibile e gustosissimo, una storia palesemente paradossale ma con un senso dell’esagerazione così prossimo alla mente bambina da risultare, allo stesso tempo, candido ed esilarante, assurdo e incredibilmente logico.

Gonfiare le situazioni, si sa, è tipico dei cialtroni e dei bambini.
Ma mentre i primi lo fanno per farsi belli agli occhi altrui e acquisire punti immeritati, i secondi sanno vedere i fatti come detta la fantasia, come la privilegiata dimensione del gioco sa raccontare.

Nell’infanzia un oggetto, all’apparenza banale, è in grado di trasformarsi per diventare qualunque cosa, così come le vicende possono ingigantirsi, deformarsi, acquisire i colori e le emozioni che l’immaginazione conferisce loro.

I bambini di Oliver Jeffers sono sempre teneramente e simpaticamente bambini, sia quando si rapportano ai sentimenti tipici dell’infanzia, sia quando si trovano a far fronte, come in quest’albo, a delle situazioni d’emergenza e inaspettate.

L’aquilone di Leo finisce, come spesso accade, impigliato tra i rami di un grosso albero.
Urge soluzione per poter continuare il gioco e il nostro piccolo protagonista non è certo di quelli che si perdono d’animo o filano a chiamare – orrore! – un adulto che risolva il problema.

Leo è deciso a cavarsela da solo e, per far cadere l’aquilone, come si è soliti fare, lancia tra le chiome prima l’una e poi l’altra scarpa. Niente da fare: le scarpe restano lì, ben vicine al giocattolo.

Sfortuna vuole che il suo paffuto gatto passi proprio lì accanto. E via! Su sull’albero anche lui! Ma da che mondo è mondo, tutti i gatti rimangono incastrati sugli alberi (secoli di vignette e barzellette possono testimoniarlo) e così dopo pochi minuti il bambino ha ben due problemi: liberate l’aquilone e liberare l’animale.

Non resta che lanciare qualcosa d’altro, una scala, ad esempio. Ma anche questa viene trattenuta tra le fronde, piuttosto ricche, della pianta.

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E così si parte: l’escalation del paradosso ha inizio in una sequenza che farà sì che l’incredulo lettore passi dal sorriso abbozzato a quello più deciso, via via fino alla risata di cuore.

In ordine un po’ sparso finiscono tra i rami: un’anatra, una bicicletta, la porta di casa scardinata all’uopo, l’auto di famiglia, il lattaio, barche di varie dimensioni, animali non esattamente domestici né piccini, un intero camion completo di rimorchio, la sventurata abitazione dei vicini…perfino l’autopompa dei pompieri accorsi nel sentire tanta confusione.

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Leo, forzutissimo e inarrestabile, pare deciso a tirare sull’albero qualsiasi oggetto, persona o animale che gli capiti a tiro. E – ahimè – senza alcun successo nel risolvere i suoi guai.
Alla fine dei giochi, la povera pianta pare un gigantesco puntaspilli nel quale si incastrano le cose più disparate.

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Credete voi che il piccolo eroe si arrenda? Niente affatto! E come accade di solito, là dove non riescono i grandi, spesso sono i piccini ad avere la meglio. Sarà quindi un minuscolo oggetto ad essere risolutivo nel far cadere…..tutto? Ma niente affatto! Solo ciò che conta, e cioè l’amato gioco di Leo, il tanto desiderato aquilone che per primo si era andato ad incagliare proprio lì.

E il resto? Mah, è importante credete voi? Leo restituito al suo divertimento, dal quale era stato sottratto dall’increscioso incidente, non troverà più motivo di curarsi della folla intrappolata sull’albero…salvo addormentarsi, alla sera, saldamente abbracciato al suo giocattolo ma con uno strana sensazione, come…..di aver dimenticato qualcosa!

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Impossibile chiudere l’albo senza sorridere deliziati e senza sentirsi, se adulti, restituiti a quella magica percezione della realtà e del gioco tipica dell’infanzia.

Per i piccoli lettori poi, il libro è una sorpresa dopo l’altra, un “oh” di meraviglia continuo e sfido qualunque coppia di lettori adulto-bambino a non divertirsi come pazzi nello sfogliarne le pagine.

Un ventata di buonumore, ma anche di tenerezza ed ironia. E di vicinanza al mondo incredibile dei piccoli.

Perché infondo l’albo altro non è che una celebrazione dell’inventiva, della potenza della mente bambina, della forza – anche simboleggiata dal fatto che Leo riesca a sollevare tutto, ma proprio tutto! –  della genialità, della capacità di credere a qualsiasi realtà e di renderla possibile.
Perfino quella che mostra una balena a testa in giù, viva e vegeta, tra le fronde di un albero!

Le illustrazioni dell’autore, comiche, fresche, semplici ma argute, essenziali ma esaurientissime, fanno da controcanto al testo misurato e quasi rigoroso, giocando sul registro dei contrasti tutto l’umorismo dell’opera.
Una chicca i piccoli fumetti che esprimono le perplessità degli sventurati personaggi, come anche impareggiabile il senso del movimento e del ritmo, che rende le pagine vivacissime ed animate, spingendo il lettore a seguire, concitato e divertito, l’evolversi dei fatti.

(età consigliata: dai 4 anni)

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