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Nei musei del Bel Paese. Il Museo della figurina di Modena

Creato il 11 aprile 2014 da Lundici @lundici_it
Ti ricordi di Mazinga?

Ogni giorno, sul patrio suolo, milioni di genitori, nonni e zii esasperati acquistano presso spacciatori autorizzati bustine di materiale cartaceo-plasticoso-colloso che ritengono inutile, convinti di sperperare così annualmente centinaia di euro che potrebbero investire con maggior tornaconto e soddisfazione in BOT, cerette, cornetti&cappuccini, lingerie sconcia o week-end in fila in autostrada. Ignari che, invece, i loro sudati denari spesi in figurine finanziano e sorreggono una tascabile e virtuosa forma d’arte. Persuadetevi tutti: la figurina è un patrimonio di cultura e sentimento, ha una storia, viene da lontano e va lontano. Ripensate all’emozione dello strappo della bustina e all’incommensurabile gioia del completamento dell’album. E se il fanciullino dentro di voi si è incattivito, se la diuturna lotta con calciatori, cucciolotti e violette vi ha inaridito il cuore, recatevi in rispettosa e curiosa visita al Museo della figurina di Modena.

Nel ventre del Museo

Nel ventre del Museo

Il Museo della Figurina. Dove e quando. Modena centro, Corso Canalgrande, Palazzo S. Margherita. Si entra al numero 103, dove il Museo viene ospitato accanto alla Biblioteca Delfini, alla Galleria Civica e all’Istituto Superiore di Studi Musicali O. Vecchi – A. Tonelli. All’ingresso c’è anche un bar, e in fondo al bel chiostro si sale al piani superiori (ascensore presente), dove si trova questo Museo piccolo, curioso e davvero ben strutturato e piacevole. Dalla stazione ferroviaria la camminata è di una decina di minuti; gli automobilisti troveranno qui le informazioni per arrivare e parcheggiare, insieme a giorni e orari di apertura. Si entra gratuitamente, ma si può fare un’offerta.

Il Museo della figurina online. Pagine web molto chiare nel sito del Museo: ne ricostruiscono la storia, descrivono l’esposizione permanente e in un piccolo archivio contengono anche cenni sulle esposizioni temporanee trascorse. Davvero interessanti le attività di laboratorio (torniamo sui banchi di scuola e organizziamo?). Tutto soltanto in lingua italiana.

Panini & Friends. Nel 1986, Giuseppe Panini (sì, ovviamente, lui, quello delle figurine Panini) aprì presso l’omonima azienda il nucleo del futuro museo, esponendo la sua ricca collezione di “piccole stampe a colori”, raccolta nei decenni precedenti.

Una sala piena di figu!

Una sala piena di figu!

Dopo avere iniziato con un chiosco di giornali nel 1945, i quattro fratelli Panini, avevano aperto un’agenzia di distribuzione giornali.  Sul finire del ’60, Giuseppe aveva comprato da una casa editrice milanese le figurine invendute della serie “Goal-album gigante” e le aveva fatte confezionare in bustine insieme a un palloncino. Aveva scoperto che si vendevano bene, complice il dilagare dell’italica passione per gli sportivi. L’editrice Panini fondata pochi mesi dopo, nel 1961, inizierà la produzione e vendita delle figurine per l’album dei calciatori, a cui si affiancheranno nel tempo album legati ad altri soggetti. Durante le (anche travagliate) vicende dell’azienda degli anni successivi (raccontate qui), la collezione si rimpinguò e nel 1992 venne donata al Comune di Modena. Da allora, molti altri fondi si sono aggiunti a formare il Museo della figurina, aperto ufficialmente nel 2006, a Palazzo S. Margherita.

Dentro il Museo. La lunga storia della figurina, dalla xilografia a Yu-Gi-Oh. Il Museo è diviso in due sezioni, contenute nella stessa grande sala: l’esposizione permanente da un lato e dall’altro le temporanee, che cambiano diverse volte l’anno. La prima è suddivisa in sei “armadi”, cioè gruppi di pannelli scorrevoli che contengono i pezzi della collezione insieme ai testi illustrativi (anche qui, tutto soltanto in lingua italiana).

Gli

Gli “armadi” dell’esposizione permanente

La storia della figurina vi è raccontata a iniziare dalle “immagini a stampa” che fin dal XV secolo ne hanno influenzato l’iconografia, attraverso le tecniche che hanno cambiato la stampa (la cromolitografia) e le vicende che ne hanno diffuso l’utilizzo e la distribuzione: dalle figurine con intento divulgativo a quelle pubblicitarie dei grandi magazzini del XIX secolo, ai cartoncini contenuti nelle confezioni di cioccolato , gomme da masticare, fiammiferi e sigarette (per esempio, le raccolte patrocinate dal Ministero della propaganda hitleriano). Insieme a figurine e cartoncini, troviamo altri esempi di immagini a stampa, come i “bolli chiudilettera“ o le carte da gioco pubblicitarie, che con la figurina condividono le caratteristiche di piccolo formato e serialità.
L’esposizione temporanea in corso (fino a luglio) è “80-90” (attenti alla nostalgia canaglia): sul finire degli anni Settanta,  in tv arrivano gli “anime”,  un nuovo tipo di narrazione per ragazzi a cui presto si legano figurine e gadget. Impazzano, dunque, in quei vent’anni, le raccolte di figurine legate alle serie televisive, non solo Mazinga, ma Occhi di Gatto, l’incantevole Creamy, Georgie, gli Snorky e più tardi Holly e Benji, Sailor Moon, Mimì e la nazionale di pallavolo. Con gli anni Novanta,  dalle figurine si passa anche alle card, prima GCC (Gioco di Carte Collezionabili, il più celebre è Yu-Gi-Oh dal 1996 ai giorni nostri) e dal 2008 LGC (Living Card Games, carte non collezionabili: per giocare basta la confezione di base, che può essere eventualmente “espansa”, famose quelle della serie Game of Thrones).

Petite Madeleine sportiva

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