Nei pasticci Carla Bruni e il medico che criticavano il Papa sull’AIDS

Creato il 11 gennaio 2012 da Uccronline

Durante il suo viaggio in Africa nel marzo 2009, Benedetto XVI pronunciò alcune parole che sono ancora tra le più citate (seppur appositamente modificate) del suo Pontificato. In merito al diffuso contagio di AIDS, spiegò il proprio punto di vista: «non si può superare questo problema dell’Aids solo con soldi, pur necessari, ma se non c’è l’anima, se gli africani non aiutano (impegnando la responsabilità personale), non si può superarlo con la distribuzione di preservativi: al contrario, aumentano il problema. La soluzione può essere solo duplice: la prima, una umanizzazione della sessualità [...], la seconda, una vera amicizia anche e soprattutto per le persone sofferenti».

A causa di questa riflessione molti lo hanno accusato di “crimini contro l’umanità” e attribuito la morte di migliaia e migliaia di persone contagiate dall’AIDS. Poco importa se l’antropologo di Harvard Edward C. Green pochi giorni dopo ha voluto confermare dal punto di vista scientifico la visione del Papa«Il Papa è corretto, o per metterlo in un modo migliore, la migliore evidenza che abbiamo è di supporto alle dichiarazioni del Papa. C’è un’associazione costante fra una maggior disponibilità e uso dei condoms e tassi di infezioni HIV più alti, non più bassi». Un anno dopo uno studio realizzato da ricercatori dell’Università di Navarra, ha evidenziato il fallimento nel fermare la diffusione dell’Hiv in Africa con il preservativo, puntando invece sull’efficacia dell’educazione ad una sana sessualità. Nel febbraio 2011 Daniel Halperin, docente alla Harvard University, ha a sua volta dato ragione a Benedetto XVI e alla importanza prevalente dell’educazione rispetto al condom per sconfiggere la diffusione dell’Aids. Nel giugno 2011 l’American Public Health ha pubblicato una relazione in cui è stato quantificato il numero di infezioni che avrebbero potuto essere evitate in Africa se si fossero attuate politiche per promuovere l’astinenza e la fedeltà al posto che la distribuzione di massa di preservativi. Pochi mesi fa Suor Miriam Duggan è stata premiata dallo University College di Cork (e prima dall’università di Harvard) per aver diminuito notevolmente il numero dei contagi in Uganda con il programma di prevenzione Youth Alive. Poche settimane fa, infine, il virologo italiano Carlo-Federico Perno ha spiegato: «Il problema non è l’AIDS, ma l’AIDS è l’epifenomeno di un problema ben più ampio, legato primariamente ad una visione positivista e libertaria [...]. Giustificando la libertà dell’uomo di essere pieno artefice della propria vita, di fatto autorizza qualsiasi comportamento, con la sola precauzione di limitarne le conseguenze (appunto, la cultura del preservativo)».

Tornando al 2009, tra i più scandalizzati delle parole di Benedetto XVI ci fu Michel Kazatchkine, immunologo francese e direttore esecutivo del Fondo mondiale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria. Arrivò ad intimare al Papa di ritrattare le sue parole sui profilattici, eppure secondo una recente inchiesta si è scoperto che lui è il responsabile principale dell’erogazione di fondi per 3,5 milioni di dollari a progetti caldeggiati da Carla Bruni, ambasciatrice dell’Onu per la lotta all’Aids, assegnati senza gara d’appalto a società francesi di uno stretto collaboratore della Bruni, Julien Civange. Frédéric Martel, l’autore dell’inchiesta, afferma che Michel Kazatchkine in persona gli ha dichiarato nel corso di un’intervista che «Carla Bruni personalmente mi ha detto che aveva totale fiducia in Julien Civange, al quale aveva delegato il dossier Aids. Lei ha chiesto di passare attraverso di lui per tutto ciò che riguardava l’Aids; è con costui, dietro richiesta di lei, che ho trattato». Perciò «abbiamo firmato i diversi contratti che Civange mi ha portato per il sito della fondazione Carla Bruni, per delle agenzie di comunicazione fra le quali Mars Browsers (di proprietà di Civange – ndr), o per differenti operazioni, fra cui il progetto “Born Hiv Free”». Lo stesso Kazatchkine ammette di non aver informato il consiglio d’amministrazione del Fondo mondiale di questi flussi finanziari verso Parigi. E riconosce che «due gare a cui ha partecipato Julien Civange» non erano effettivamente conformi alle regole del Fondo mondiale.

Il sito di Tempi.it spiega che  Kazatchkine è stato uno dei primi immunologi in Francia a occuparsi di Aids, ma non ha alcuna esperienza sul terreno in Africa al di fuori dei summit del Fondo mondiale e di Unaids. Nonostante questo, nel marzo 2009 a proposito delle parole del Papa affermò: «Dire queste cose in un continente come l’Africa dove, sfortunatamente, si trova il 70% delle persone affette dall’Aids, è assolutamente incredibile». Ricordiamo che anche l’ex top model “profondamente laica” -come si fa chiamare Carla Bruni-, nel 2009 facendo finta di essere interessata al  contagio di AIDS in Africa, criticò il Papa dicendo che il Papa aveva “danneggiato” i paesi in Africa con la sua posizione sul controllo delle nascite. Ad essi risposte immediatamente Rene Ecochard, professore di medicina, epidemiologo, responsabile del Dipartimento di Biostatistica dell’Ospedale Universitario di Lione, dicendo su “Le Monde“ (assieme ad altri specialisti): «il discorso di Benedetto XVI sul preservativo è semplicemente realistico».


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