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Neil Gaiman @neilhimself su libri “cattivi” e letteratura d’evasione – parte 2

Creato il 25 ottobre 2013 da Diletti Riletti @DilettieRiletti
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(Qui trovate la prima parte se non l’avete ancora letta)

Non penso che esista un libro per bambini “cattivo”.

Ogni tanto torna di moda tra alcuni adulti il prendere di mira un insieme di libri per bambini, un genere, magari, o un autore, e dichiarare che sono che sono cattivi, libri che dovremmo impedire ai bambini di leggere. L’ho visto accadere più e più volte.

Enid Blyton è stato definita un’autrice dannosa, e R.L. Stine e dozzine di altri autori. I fumetti sono stati accusati di promuovere l’ignoranza.

Sciocchezze. Snobismo e stupidaggine. Non ci sono autori cattivi se i bambini li apprezzano, vogliono leggerli e li cercano, perché ogni bambino è diverso. Possono trovare le storie di cui hanno bisogno e avvicinarsi alle storie. Un’idea abusata e logora non è abusata e logora per loro. È la prima volta che un bambino la incontra.

Non scoraggiamo i bambini dal leggere pensando che stiano leggendo una cosa sbagliata. La narrativa che ora non ci piace può essere la strada per libri che potrebbero piacerci di più. E non tutti hanno il nostro stesso gusto.

Un adulto benintenzionato può facilmente distruggere l’amore per la lettura di un bambino: smettere di fargli leggere ciò che gli piace o appioppargli “mattoni” che piacciono a noi è l’equivalente del XXI secolo della letteratura “correttiva” vittoriana. Ci ritroveremmo con una generazione convinta che leggere è antiquato e, peggio, spiacevole.

I nostri bambini hanno bisogno di essere aiutati nella scalata alla lettura : qualunque cosa possa piacergli leggere li spingerà, un livello dopo l’altro, fino alla conoscenza. (Inoltre, non fate ciò che ha fatto quello scrittore quando la figlia di 11 anni leggeva R. L. Stine, cioè andare a prendere una copia di Carrie di Stephen King, dicendole “se ti piace quella roba, questo lo amerai!”. Holly ha letto soltanto tranquille storie di coloni nella prateria per tutto il resto dell’adolescenza, e appena nominano Stephen King mi guarda ancora di traverso).

La seconda cosa che fa la narrativa è creare empatia.

Quando guardiamo la televisione o vediamo un film, guardiamo cose che accadono ad altre persone. Ma la prosa è qualcosa che si costruisce con 26 lettere e una manciata di punteggiatura e tu, tu solo, usando la tua immaginazione, crei un mondo e lo popoli e guardi attraverso occhi altrui. Sentirai cose, vedrai luoghi e mondi che altrimenti non vedresti mai. Diventerai qualcun altro, e quando ritornerai al tuo mondo, sarai leggermente cambiato.

L’empatia è uno strumento per trasformare le persone in gruppi, per permetterci di avere una funzione diversa da quella di individui ossessionati da se stessi.

Scoprirai leggendo anche qualcos’altro di vitale importanza per farti strada nel mondo. Ed è questo:

Il mondo non DEVE essere come è. Le cose possono essere DIFFERENTI.

Ero in Cina nel 2007 al primo congresso su fantasy e fantascienza approvato dal partito nella storia cinese. E ad un certo punto ho preso da parte un pezzo grosso e gli ho chiesto: Perché? La fantascienza è stata disapprovata per molto tempo. Cos’è cambiato?

Semplice, mi ha detto. I Cinesi erano brillanti nel fare cose se altri fornivano loro il progetto. Ma non innovavano e non inventavano. Non immaginavano. Così avevano inviato una delegazione negli Stati Uniti  a vedere Apple, Microsoft, Google, facendo domande sulla gente che stava lavorando al futuro. E avevano scoperto che tutti loro avevano letto fantascienza quando erano bambini o bambine.

La narrativa può mostrarci un mondo differente. Può portarci dove non siamo stati mai. E una volta che avremo visitato altri mondi, proprio come coloro che mangiano frutti magici, non saremo mai del tutto soddisfatti del mondo in cui cresciamo. E l’insoddisfazione è una buona cosa: le persone insoddisfatte possono modificare e migliorare i loro mondi, lasciarli diversi, lasciarli migliori.

E giacché siamo in argomento, mi piacerebbe dire poche parole sull’EVASIONE. Ho sentito sbandierare il termine come se fosse una cosa negativa. Come se la letteratura di evasione fosse un oppiaceo a buon mercato usato dai confusi, gli sciocchi e gli illusi; come se la sola narrativa valida per adulti o per bambini sia quella mimetica, che rispecchia il peggio del mondo che il lettore può trovarvi.

Se foste intrappolati in una situazione impossibile, in un luogo spiacevole, con persone che vi vogliono male, e qualcuno vi offrisse una fuga temporanea perché non dovreste accettare? E la letteratura di evasione è proprio questo: NARRATIVA CHE APRE LA PORTA, mostra la luce del sole fuori, ti offre un luogo dove andare che terrete sotto controllo, con persone con cui volete stare (e i libri sono luoghi reali, non c’è da sbagliarsi); e ancora più importante, durante la vostra fuga, i libri possono offrirvi conoscenza del mondo e della vostra situazione, fornirvi armi, procurarvi un’armatura: cose reali che potrete portare con voi tornando in prigione. Abilità, conoscenza e strumenti che userete per evadere sul serio.

E come ci ricorda J. R. R. Tolkien, le sole persone che blaterano contro l’evasione sono i CARCERIERI.

[fonte: The Reading Agency, Neil Gaiman lecture in full: Reading and obligation, ottobre 2013]


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