Così è stato con Nel caffè della gioventù perduta, romanzo del premio Nobel per la Letteratura 2014 Patrick Modiano, pubblicato da Einaudi nel 2010. Un romanzo breve, nella cui costruzione si intrecciano le prospettive di diversi personaggi che hanno in comune una cosa: Louki.
Louki è una ragazza malinconica, ossessionata da quella prigione che Nietszche chiama Eterno Ritorno: teme la vita quotidiana, ricerca la vita vera, anche se ella non sa come definirla. Louki vuole sfuggire alla realtà che la soffoca, ad una madre assente, ad una casa vuota, ad un marito che chiama per nome e cognome, tanta è la differenza d'età e di mentalità che li separa. Ella stessa racconta, per un capitolo, la propria storia, ma la sua prospettiva si sovrappone a quella di uno studente dell'École des mines, Pierre Caisley, investigatore assunto da Jea-Pierre Choureau, marito di Louki (che in realtà si chiama Jacqueline) e Roland, che con Louki si trova in particolare sintonia.
Da questo quadro composito, che ha come perno il pittoresco caffè Le Condé e i suoi variegati personaggi, emerge una storia complessa, rispetto alla quale ciascuno ha notizie e pensieri diversi: Louki è compresa o genera la totale confusione, appare ora una creatura libera pronta ad aprirsi all'entusiasmo, ora un uccello in gabbia destinato a consumarsi. E il caffè in cui noi la incontriamo nelle prime pagine sembra indissolubilmente legato al destino della ragazza, come se, entrandovi, ella avesse impresso una svolta all'Eterno Ritorno degli avventori, al quaderno delle presenze tenuto da uno di loro, portando fra le pareti e i tavoli, con la propria inafferrabilità, quel cambiamento che ella stessa va cercando, ma che sembra esserle precluso. C'è sicuramente Nietsche, nella sua storia, c'è la volontà di potenza, ma c'è anche Schopenhauer, c'è la vita come volontà. Ecco perché il testo è apprezzabile su due livelli: quello della storia struggente di Louki e quello della riflessione esistenziale che ha portato la letteratura alle più alte vette.
Con Nel caffè della gioventù perduta Patrick Modiano ha tessuto una storia che parla a tutti noi, caricandola di emozioni intense e colorandola dell'arbitrarietà dei nostri giudizi: Louki sfugge, Louki disorienta, Louki vaga alla ricerca di qualcosa che non conosce se non in negativo, come contraltare di quella monotona routine nella quale riconosce soltanto il prolungamento di un'infanzia di solitudine.
Ho letto questo libro in modo vorace, spesso tornando a gustarne alcuni passaggi per essere certa di non lasciarmi sfuggire i particolari (talvolta volutamente omessi) e per soffermarmi su alcuni passaggi in cui lo stile di Modiano sembra parlare alla parte più intima di noi.
Sì, quella libreria non è stata soltanto un rifugio, ma una tappa della mia vta. Spesso restavo lì fino all'ora di chiusura, C'era una seda vicino allo scaffale, o piuttosto un altro sgabello. Mi sedevo e sfogliavo i libri e gli album illustrati. Mi chiedevo se si accorgesse della mia presenza. In capo a qualche giorno, senza smettere di leggere, mi diceva una frase, sempre la stessa «Allora, la sta trovando la sua felicità?».C.M.
p.s.: Ringrazio Giulia de Il Feuilleton per avermi irretita con la sua recensione, spingendomi a conoscere l'autore e questo suo bellissimo romanzo.