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Nel dossier di Legambiente sulle ecomafie la Campania si conferma al primo posto per gli illeciti contro la natura.

Creato il 28 ottobre 2011 da Yourpluscommunication

Nel dossier di Legambiente sulle ecomafie la Campania si conferma al primo posto per gli illeciti contro la natura.Il Rapporto Ecomafie 2011 è stato presentato ieri, giovedì 27 ottobre, nella sala convegni Unione Forense Italiana del Palazzo di Giustizia al Centro Direzionale di Napoli, da Legambiente Campania.

E’ opportuno ricordare che per ecomafia si intende non solo il ciclo dei rifiuti smaltiti illegalmente( che avvelenano l’aria, la terra, finanche le falde acquifere) ma anche l’abusivismo edilizio.

Due aspetti di un fenomeno complesso cresciuto negli ultimi anni, nell’indifferenza dei tanti.

Facendo un esempio a caso, pensiamo come i boss della camorra hanno avvelenato e cementificato la Campania in maniera per lo più selvaggia e che per questo, solo 2010, hanno incassato la ragguardevole cifra di 4 miliardi di euro. Questo il dato commentato dal dottor Antonio Bonajuto presidente della corte di Appello di Napoli, l’avvocato Francesco Caja, presidente dell’ordine degli avvocati di Napoli, l’ex senatore di Rifondazione Comunista, Tommaso Sodano, ora vice sindaco di Napoli, autore insieme al giornalista Nello Trocchia di la Peste.

Solo l’inizio di una lunga lista di numeri drammatici emersi dall’undicesimo rapporto ecomafie. Rapporto che dimostra, ancora una volta, come e perché la Campania svetti al primo posto negli illeciti contro il proprio territorio.

Rispetto alle province italiane dove si commette il maggior numero di reati ambientali, infatti, quella di Napoli è al secondo posto.

Ed effettivamente, i dati presentati da Legambiente sono da rabbrividire non certo per il freddo.

In Campania sono state accertate 3.849 infrazioni (il 12,5% del totale nazionale), 4.113 le persone arrestate o denunciate con una media di 12 persone al giorno (considerando anche sabato, domenica e festivi), 139 le aziende coinvolte in illeciti sulla gestione dei rifiuti, 37 le aziende vincitrici di appalti colpite da interdittiva antimafia. Numeri resi noti da Raffaele Del Giudice, direttore di Legambiente Campania, il dottor Aldo De Chiara, procuratore aggiunto, il colonnello Sergio Costa dirigente del settore ecomafie della Dda e comandante provinciale del corpo forestale dello Stato, l’avvocato Maurizio Montalto, dell’ufficio di presidenza dell’Osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente, e l’avvocato Giovanni Siniscalchi, coordinatore della commissione ambiente del consiglio dell’ordine degli avvocati di Napoli.

Il giro d’affari di 4 miliardi di euro è gestito da 80 clan. Il camorrista “vecchio stampo”, imprenditore alla buona e meglio, classico malavitoso che si mette in affari, è stato sostituito dall’imprenditore camorrista manager a tutti gli effetti che ricicla soldi sporchi ed ha legami organici con i clan.
Individuarli non è facile.

Spesso gli interlocutori privilegiati sono proprio gli enti pubblici che, più o meno consapevolmente, gli affidano lavori di ogni tipo e lo aiutano ad arricchirsi con i rifiuti e non solo.

Tommaso Sodano, vice sindaco di Napoli, nel corso del suo intervento, ha ricordato come molto spesso la politica ha voltato la faccia per non guardare e non fare la sua parte per la mancata raccolta dei rifiuti solidi urbani.

786 reati (il 13% del totale nazionale) con una media di 6 infrazioni per 100 km², 919 le persone arrestate o denunciate, 348 i sequestri.

Nel dossier di Legambiente sulle ecomafie la Campania si conferma al primo posto per gli illeciti contro la natura.
«In questo preciso momento storico – ha dichiarato Sodano- bisogna evitare la crisi, perché quando ci sono le emergenze ed i rifiuti fanno bella mostra di loro nelle strade, è in quel preciso momento che la camorra costruisce le sue fortune».

Ed infatti la criminalità è nemica giurata della raccolta differenziata “porta a porta”: vuole gli inceneritori, i nuovi appalti, le grandi opere.

Michele Buonomo ha poi sottolineato come, anche quest’anno,una valanga di cemento ha invaso la Campania: 6000 case abusive, (941 infrazioni, 1586 denunce, 404 sequestri) e una cementificazione di 180 ettari pari a 180 campi di calcio.

Eppure, all’interno della classifica relativa al ciclo del cemento, è la Calabria ad aggiudicarsi il primo posto.

Combattere il business del cemento è assai difficile: il criminale non si limita a danneggiare i cittadini, ma spesso li usa da scudo. Il bisogno di avere una casa diventa una sorta di autorizzazione a delinquere che fa lievitare ricchezze illecite devastando il territorio.

«La lotta all’abusivismo – ha dichiarato Aldo De Chiara, procuratore aggiunto della sezione Ambiente ed ecologia della Procura, nel corso del suo intervento – non è un vezzo di quattro gatti, è una lotta contro interessi inconfessabili, di criminalità, pezzi di politica e di imprenditoria, di apparati amministrativi, con collusioni anche a livelli superiori».

Le indagini rischiano però di essere rallentate dalle difficoltà che la giustizia sta vivendo in tutta Italia ma che Napoli, per via della cronica mancanza di mezzi e personale(dovuto pure ai numerosi pensionamenti che hanno ridotto al lumicino l’organico dei magistrati), vive più amplificate (e per questo, stanno molto a cuore al presidente della Corte d’appello Antonio Bonajuto).

L’ultima pennellata a questo già triste quadro è data dall’avvocato Montalto di Legambiente: su 12 delle 29 inchieste aperte sui reati ambientali il quantitativo di rifiuti smaltiti illegalmente in Campania è da tale da riempire 80 mila tir, occupando tutto il tratto di autostrada che va da Reggio Calabria a Milano.

Giuseppe Parente

NB:Legambiente ha citando la relazione del geologo Giovanni Balestri. Elaborata su incarico della Dda Balestri ha analizzato l’area dove l’avvocato Cipriano Chianese ha realizzato gli invasi della Resit. Secondo l’esperto nei prossimi 50 anni la falda acquifera sarà completamente avvelenata e la contaminazione supererà i confini della provincia di Caserta.

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