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Trama del libro/Prefazione
«Celluy est beneurez, qui souvent en chet
Beato chi cade spesso»
Marguerite Porete, Mirouer des simples ames, CV
Se, potendo e sapendo scegliere, si sceglie una via non di ‘ricerca’; anzi, abbastanza tradizionale; e non solo tradizionale, ma anche esposta alle critiche di un certo antitradizionalismo aggressivo (che è [stato] anche mio, o di chi fa del ‘nuovo’ un’ossessione, non solo tecnica o estetica) – si sceglie evidentemente una via crucis. Si rischia – secondo un paradosso descritto da Marco Giovenale on line – di essere “contemporanei al 1940” (e al 1940 italiano).
Il piccolo canzoniere d’amore di Milone non è una vera e propria scrittura di ‘ricerca’: perciò una forma mentis – che è anche mia, o poteva essere mia – interpreterà questa scelta come passatismo o leggibilità alla buona (e quindi pura merce, anzi inganno, anzi autoesaltazione, ecc.; e c’è davvero il rischio che Milone possa essere incorporato, malgré lui, in un filisteismo provinciale che si fa vanto etico della propria chiarezza: altro nome dell’ignoranza di spirito, in piazze e pozze locali); e anche la mia pagina potrebbe essere letta come una diserzione dal passato (clus, forse “illeggibile”, ecc.) di chi l’ha scritta. Ma: i miei pensieri non mi appartengono; né eventuali privilegi; né i miei libri; esistono solo percorsi che si incrociano, come devono, con altri percorsi: anche quello che, “originale”, “rifugge / le libertà inaudite”.
Il “frate asino” che ne scrive oggi è un corpo magro, rifugiato in un “secondo corpo” scritto-orale: l’ente di pura virtualità che ne risulta non è polemico, ma cerca di accogliere tutto e tutti, il più possibile. Infatti non si mostra come un corpo carnale, dunque non desidera; non vivente, vive. Io devo dialogare con questa scrittura, anche se – e proprio perché – non vuole essere “inaudita”: cioè con un modo che produce gli esiti alti di Theios e Guerra di Franco Buffoni, ad esempio. A ben vedere, i due effetti – originalità inaudita e originalità comunicante/comunitaria – coesistono già nel laboratorio di Pasolini (e in testi strazianti come Supplica a mia madre e Frammento epistolare, più che confrontabili con il canzoniere di Milone): non a caso, un laboratorio basato essenzialmente su corpi e amore, e su una dialettica vita-morte ripetuta fino all’eccesso, voluto.
La LUCE, la MEMORIA (che ricostruisce), l’OCCHIO e la MENTE sono gli attori principali del libro di Milone. Infatti lo scenario è il presente, che legge il passato: così il libro si propone, nell’insieme, come una lunga chiosa petrarchesca, nonostante l’apparenza prosaica e il linguaggio assolutamente comune (di ‘poetico’, in realtà, nel senso tradizionale, appare solo la similitudine). Di qui una continua oscillazione tra sentimento e ragionamento de amore e sul linguaggio poetico: ma le due cose coincidono, in un’osservanza fedele. In fondo non possiamo non dirci “fedeli d’amore”, se eleggiamo l’amore come tema-base: anche se/quando ci piace deformarlo, per pudore o per convenienza, in un simbolo più o meno politico. Come se l’amore ci appartenesse, e come se fosse possibile trasformare in morale e politica la caduta in una passione casuale, che ci vince e ci mostra deboli.
Si tratta appunto, e naturalmente, di un cadere. Ma non c’è caduta che non sia, consciamente o inconsciamente, desiderata e produttiva. L’amore per una creatura distante – o per carattere o per differenza d’età; e il “frate asino” sa di che cosa parla, e si commuove ancora, leggendo Milone – è tanto distruttivo e fecondo da sacralizzare anche l’ambiguità che comporta per sempre: apparire e sparire (“ci separiamo e ci ricongiungiamo”), gioia privata e opposizione pubblica della “gente comune” (gli antichi “malparlieri”!) che “ci è contro”. “Il vago e l’implacabile” coesistono nella mente, come un sì e un no alla stessa domanda (che può essere “mi vuole?” o “che cosa voglio?”): la cosa senza contorni non ha né spine né lame, e le sue nuances sono pacifiche; mentre l’implacabile si identifica per forza di cose con la realtà. Di qui lo strazio, acuto, ma anche una possibilità di dire in poesia. Beato chi cade. Massimo Sannelli
Poeta

Marco Milone. Barone di Aliminusa. Nasce a Palermo nel 1980. Incomincia a scrivere ancora liceale, e nel 2003 pubblica con Ghost edizioni “L’eterna condanna ed altri racconti“, cui seguiranno la silloge “Geometria del silenzio” (akkuaria, 2004), il volume di saggistica Fumetti (finalista al premio Franco Fossati) per le Edizioni Unicopli, e le sillogi “Sulle orme della speranza“ (Edizioni Progetto Cultura, 2006) e “Nel labirinto del delirio” (Zona, 2006). Le sue poesie sono state parzialmente tradotte in esperanto, francese e spagnolo.
Nel 2002 collabora con L’indice dei libri, e dal 2003 al 2005 diventa responsabile delle attività culturali per l’Inves. In seguito è stato redattore di Inguine mahgazine, e ha collaborato con la Coconino, Comixcomunity e Due Punti Edizioni. Dal 2006 al 2007 è stato membro del comitato di lettura di Il Foglio Edizioni, e nello stesso periodo caporedattore di Cagliostro epress, per la quale ha anche curato le riviste Be Side e Solaris. Negli stessi anni cura rassegne di animazione e mostre di fumetti.
Dal 2008 gioca a shogi. Nel 2009 e nel 2010 ha partecipato alla Yingde Cup (Shangai, Cina) in rappresentanza dell’Italia, e nel 2011 vince una medaglia al George Hodges Memorial. Dal 2010 è membro del direttivo dell’Associazione Italiana Shogi, in rappresentanza della quale ha spiegato come giocare a shogi durante fiere ludiche o di cultura nipponica. Maestro di alcuni sistemi di canalizzazione (Golden Triangle Healing, Reiki Usui, Karuna Reiki, Shamballah, Angel Links e Angel Rays), nel 2012 ha conseguito un diploma di Parapsicologia presso l’Istituto di Psicologia Paranormale di Buenos Aires.
Dal 2012 recita in cortometraggi, videoclip, film e webserie.
Laureatosi in Economia e Commercio anni addietro, e conseguito successivamente un master in General Management, nel 2013 ha pubblicato la sua tesi di laurea “Aspetti sociologici del cambiamento organizzativo“.
Attualmente sta svolgendo ricerche sulle origini del gioco del go, e per la terza edizione di Etna Comics ha tenuto un seminario sulla storia del go, oltre a spiegare come si gioca a shogi. Inoltre ha un forte interesse verso la sperimentazione artistica visiva, e cura il blog Cinema Sperimentale.
www.marcomilone.com
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