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Nel mondo dei gladiatori: l’anfiteatro di Avella

Creato il 15 novembre 2014 da Vesuviolive

Castello di Avella, foto Panoramio

In provincia di Avellino, è situata una piccola cittadina, poco conosciuta alla maggior parte dei lettori, ma molto importante: Avella (o Abellus, il suo nome originario). Si pensa che il nome Avella derivi da una varietà di nocciole famosissima in zona, le nocciole avellane. Tra i tanti illustri autori antichi che riferirono di questo centro abbiamo Virgilio, che la denominò Malifera Abella, cioè “terra feracissima di mele ed altri frutti”, mentre nell’Eneide lo stesso poeta racconta come il piccolo centro si fosse dimostrato coraggioso schierandosi dalla parte di Turno contro Enea. Gli altri che ne portarono testimonianza furono Silio Italico, Strabone, Tito Livio e Plinio, che ne decantarono i prodotti della terra, specialmente le nocciole.

La cittadina campana sorge in posizione strategica, allo sbocco di un valico del Partenio, lungo la riva sinistra del fiume Clanio. La presenza umana sul suo territorio è accertata fin dal paleolitico superiore mentre il primo insediamento abitativo risalirebbe alla fase appenninica. Avella fu originariamente un insediamento del popolo osco; in seguito subì la dominazione da parte della popolazione etrusca e poi da quella sannitica. A tal proposito, la documentazione archeologica esistente offre alcuni reperti, per lo più manufatti, di tipo greco od etrusco. Passata sotto la protezione dei Romani nel 399 a.C., fu civitas foederata, mantenendo il suo ordinamento interno basato sul potere del senato, espressione dell’oligarchia locale alleata dei Romani.

Essa fu centro della Campania Felix ed il suo abitato occupò il sito coincidente con la parte orientale dell’attuale centro storico, in una posizione strategica, come già detto precedentemente, per il controllo della direttrice di collegamento tra la pianura campana e la valle del Sabato. Di epoca romana, risalente alla metà del II secolo a. C., è uno dei reperti più significativi: il Cippus Abellanus, rinvenuto nel 1685 fra i ruderi del castello e conservato presso il Seminario Vescovile di Nola. Si tratta di un grosso blocco in pietra arenaria recante, inciso, il testo di un trattato tra Nola ed Avella sull’uso comune delle aree circostanti il tempio di Ercole, posto al confine tra le due città, redatto in lingua osca. Al periodo romano va riferita la prima vera e propria organizzazione di tipo urbano di Avella.

La città di quel tempo ebbe una forma piuttosto arrotondata, fu racchiusa da mura e dotata di ben sei porte. Al suo interno, l’area urbana fu divisa in quattro settori dall’incrocio di due strade ortogonali mentre i quartieri, così individuati, furono a loro volta suddivisi secondo la tipica scacchiera ippodamea, articolata in cardini, in direzione nord-sud, e decumani, in direzione est-ovest. L’antico tracciato, così delineato, rimase leggibile nel tempo in quanto esso continuò a costituire la schema viario intorno a cui si andò strutturando, con esclusione dell’età medievale, il resto del paese.

Anfiteatro Avella, immagine Scabec

Dello straordinario sviluppo urbano ed edilizio riferito al periodo romano, resta ancora oggi l’anfiteatro. Infatti, a circa 300 m dall’odierno abitato, spicca in tutta la sua maestosità l’antica arena avellana. L’edificio fungeva da sede per i giochi gladiatori, per la caccia alle fiere, e alcune volte per le naumachie (spettacolo consistente in combattimenti navali nell’arena). Rapportabile per dimensioni all’anfiteatro di Pompei, fu edificato nel I sec. a.C. sui resti di abitazioni sannitiche.

L’anfiteatro presenta una tipica pianta a ellissi, e consiste in un’arena non lastricata e coperta di sabbia circondata da gradinate (gradationes) divise in settori. Di questo antico edificio si conservano strutture in opus reticolatum e la parte centrale ed inferiore della cava con sedili in tufo, mentre la parte superiore non è più conservata. In corrispondenza del lato sud-orientale, l’anfiteatro si appoggia in parte alle mura della città di II sec. a.C., di cui è ancora visibile la cortina interna in opus incertum.

Mosaico con lotta tra gladiatori

Mosaico con lotta tra gladiatori

Riferite all’anfiteatro sono anche alcune lapidi e iscrizioni di epoca imperiale: in particolare, un’immagine schematica dell’edificio (m. 0,38×0,30) si conserva sul lato destro di una base onoraria dell’età imperiale dedicata ad un Lucio Egnatio Invento, ed è visibile a destra dell’ingresso dell’ex-palazzo ducale.

Attualmente, l’anfiteatro è stato attrezzato per ospitare eventi culturali e spettacoli musicali, incrementando la conoscenza e la visita dell’edificio romano e valorizzando il territorio.

E’ possibile inoltre visitare l’anfiteatro su prenotazione, dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00.

Per chi fosse impossibilitato a raggiungere fisicamente Avella, c’è a disposizione di tutti una visita interattiva dell’anfiteatro:
https://www.google.com/maps/views/view/streetview/italy-heritage-monuments/anfiteatro-romano-di-avella/DKhqv0kzk98YU2YmCLy22Q?gl=it&hl=it&heading=57&pitch=61&fovy=75

Dove trovarlo: Avella (AV), Via Anfiteatro
Territorio: Avellino e Irpinia

Info:v http://archeosa.beniculturali.it
[email protected]
+39 081 8251044 (Soprintendenza)

 


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