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Nel nome del padre

Creato il 21 febbraio 2012 da Wanderer @Inneres_Auge
Mi capita poche volte all'anno di passare del tempo con la figlia di mia cugina (una bambina di poco più di 2 anni). Ascolto quello che gli altri le dicono, quelle stronzate che si dicono ai bambini e dalle quali i miei familiari ovviamente non si esimono. Io cerco di non parlare, preferisco guardarla negli occhi e mi intenerisco perché non molto tempo fa ero buffo e paffuto come lei. Noto che il modo di trattare i bambini così piccoli è allucinante, quasi da denuncia per il modo in cui la maggior parte della gente si pone dinanzi a loro (come se avesse a che fare con un mentecatto o una palla di pelle di pollo). Inoltre bisogna tener presente che tutte le stronzate che gli diciamo non le ricorderanno e questo è un bene per loro ma anche per noi!
Non di rado sento alcuni familiari dire "peccato che non è una di noi ******* ". I miei cugini maschi non hanno figli quindi la giovincella è vista in parte come un'estranea, dato che la cittadinanza e il cognome si tramandano per via paterna come ben sapete. A proposito, se qualcuno conosce un paese in cui si può dare il doppio cognome, è pregato di farlo sapere alla redazione. Io questo ragionamento lo trovo stupido poiché quella stupenda creatura ha il 50% di DNA paterno e il 50% di DNA materno e sarà la stessa cosa quando uno dei miei fratelli o dei miei cugini (o io) avrà un figlio! Questa filosofia di vita non ha legami con la religione cattolica del resto è una consuetudine anche di persone che si definiscono atee o agnostiche. Questa forma di pregiudizio (perché tale è) poteva andar bene quando non avevamo gli strumenti per sapere e non conoscevamo la genetica. Oggi è fuffa.
Se uno ha papà italiano e mamma straniera (come chi vi scrive) noi lo consideriamo italiano al 100%. Se uno ha papà straniero e mamma italiana noi lo consideriamo straniero al 100% anche se parla in dialetto del triveneto e vota lega. Il DNA per fortuna non fa distinzioni in base al cognome paterno e si divide sempre in modo equo. Per noi invece le cose cambiano a seconda del modello di riferimento. Poniamo un altro caso che è ormai quotidiano: il crimine. Nei mass media quando accade un omicidio o una violenza verso una persona la prima frase che ci balza all'attenzione, se il sospettato è straniero "un extracomunitario piripinpiripan". Se il sospettato è un italiano non si parla mai di astigiano piuttosto che nuorese, vero?
Infine, quando dobbiamo riferirci a un pezzo grosso vedi scienziati (ma di loro ne siamo poco orgogliosi), politici, statisti, attori, sportivi di tutto il mondo; ci appigliamo a qualsiasi cavillo pur di farli passare per italiani. Che ne so, metti che uno abbia il fratello della moglie che è italiano... e allora pure lui lo è! Però qui siamo ingiusti perché accettiamo di buona lena anche la discendenza materna: non tornano i conti.
Il maschilismo si propaga anche tramite l'anagrafe!

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