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Nell’era del choosey: la storia di F.

Da Bambolediavole @BamboleDiavole

Dopo aver tacciato di “non democratiche” le donne del Collettivo AlterEva e della Rete Donne Fiom di Torino nel corso di un convegno sulla violenza contro le donne organizzato da Snoq a Torino (14/10/12); dopo aver dichiarato che: “laurearsi tanto per laurearsi in un mercato aperto come quello europeo serve a poco” nel corso della cerimonia di consegna del Premio Optime ai 250 migliori laureati dell’Università di Torino (01/10/12), la ministra Fornero torna a esternare le proprie opinioni sul mondo del lavoro e del precariato. Questa volta ha esortato i giovani a “non essere troppo choosey nella scelta del posto di lavoro. [...] è meglio prendere la prima offerta di lavoro che capita e poi, da dentro, guardarsi intorno, non si può aspettare il posto di lavoro ideale, bisogna mettersi in gioco” (22/10/12, dal palco di Assolombarda). Tre gaffes in un mese, e ottobre non è ancora finito.

Che i nostri stantii rappresentanti politici fossero lontani anni luce dai problemi del mondo del lavoro, ce ne eravamo accorti da un pezzo.

F. ha 28 anni, vive nella mia città e ha (aveva!) un lavoro che le piaceva, per il quale si era accuratamente preparata seguendo corsi professionali ad hoc, e il cui contratto le veniva rinnovato di anno in anno ormai da un quinquennio. Pochi mesi fa, F. ha scoperto di essere incinta. Grande e ipocrita festa sul posto di lavoro per la dipendente più giovane che aspetta un bambino. Neanche quindici giorni dopo, il suo contratto di lavoro non è stato rinnovato. Il titolare, schietto ai limiti della brutalità, le ha detto che per lui era più conveniente assumere una nuova lavorante, per quanto inesperta, piuttosto che rinnovare il contratto a lei, del cui rendimento era pur molto soddisfatto. Ha sostenuto che, tra visite di controllo, permessi vari, congedo di maternità e congedi parentali, lei sarebbe stata assente troppo spesso, e che lui sarebbe stato comunque costretto ad assumere un’altra persona per assicurare il regolare svolgimento di tutta l’attività. Quindi, tanto valeva lasciarla a casa sin da subito. Quasi sicuramente, se F. avesse aspettato qualche mese a informare il datore di lavoro della gravidanza ora il suo contratto sarebbe stato rinnovato. E chi vuoi che offra lavoro -qualunque tipo di lavoro- in tempo di crisi, a una ragazza incinta, per quanto competente e preparata? Ministra Fornero, esci per cinque minuti dal tuo ruolo imbalsamato di donna-squalo filo di perle-filo di tacco-filo di trucco e prova a immaginare come deve sentirsi ora F.


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