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“Nella botte piccola c’è il vino cattivo” – Diego Tonini

Creato il 01 febbraio 2016 da Temperamente

Nella botte piccola c’è il vino cattivo è il libro di un giovane autore, Diego Tonini; è un hard boleid, perciò mi sono fiondato subito per leggerlo e recensirlo.
Per tutti coloro che non conoscano il genere hard boiled, arriva in vostro aiuto santa Wikipedia:

Il genere hard boiled rientra nel genere poliziesco o detective fiction e si distingue dal giallo deduttivo per una rappresentazione realistica del crimine, della violenza e del sesso. Il termine hard boiled nasce da un’espressione colloquiale: per un uovo, essere “hard boiled” equivale ad essere sodo, duro. Fin dalle sue origini il genere hard boiled fu pubblicato e strettamente collegato con le cosiddette riviste pulp, ad esempio Black Mask; successivamente molti romanzi hard boiled vennero pubblicati da case editrici specializzate in edizioni brossurate, comunemente note con il termine pulps. Di conseguenza, il termine pulp fiction è spesso usato come sinonimo di hard boiled.

[Più chiaro adesso, no?]
Tornando a noi, Tonini prende tutti gli stereotipi di questo genere e ci costruisce intorno una storia che funziona, nonostante viaggi nel mai placido mare dell’assurdo.
Vince Carpenter è un investigatore privato un po’ sopra le righe. Nonostante sia perennemente al verde, i soldi per le scommesse sulle corse dei cani non mancano mai, non lesina sull’alcol (anzi, ha un conto aperto al bar di Bunny, il suo barista preferito), si accende una sigaretta dopo l’altra… Insomma, è un tizio godereccio. Ci si affeziona subito a questo scalcagnato ex poliziotto, ora investigatore privato.
Nella sua vita c’è Moll, ufficialmente la sua segretaria, in realtà è molto di più di questo.
Con l’inizio del romanzo troviamo Carpenter in una situazione ancora più disastrata rispetto al suo solito, già non esattamente rosea: si trova in una cella del commissariato, in compagnia di un compagno un po’ tardo e duro di comprendonio, ma non per questo meno belligerante, dopo aver ricevuto una botta in testa nei pressi del cinodromo, in seguito ad aver perduto un’importante somma in una scommessa truccata che non è andata come era stato preventivato.
Grazie anche al fatto di conoscere i secondini e soprattutto il commissario Lafitte, Vincent (questo il suo nome per intero, anche se lui detesta chi lo chiama così) si trae d’impaccio da questa situazione quantomeno incresciosa, un attimo prima che il suo compagno di cella gli spacchi la faccia. Una delle qualità predominanti di Carpenter, ve ne accorgerete fin da subito, non è sicuramente quella di tenere a freno la lingua.
Ma l’aver scampato il carcere (e il pestaggio) non è che l’inizio delle disavventure del nostro eroe. Gli viene infatti affidato un misterioso caso da un mandante che non si fa mai vedere. Nonostante tutto puzzi di grottesco, il protagonista, essendo in bolletta, deve accettare il caso, anche perché, si sa, pecunia non olet.
Ma voi cosa fareste se vi trovaste in mezzo ad una guerra tra bande, i Lil’ Boyz contro i Flamingos (fate bene attenzione ai nomi!)?
E se a peggiorar tutto ci fosse un debito enorme che avete contratto con Codadiporco, un gangster che non ha troppa pazienza nel discutere e che si circonda di due fusti senza scrupoli?

Scorrevole e piacevole, il romanzo è costellato di numerose chicche molto visive e cinematografiche. Impossibile resistere alle battute taglienti e sagaci del protagonista e pure a quelli dei personaggi comprimari. Nota speciale al barista Bunny e all’associazione ASCuNOG.

Unica cosa che non avevo afferrato del tutto era la prima, il tratto distintivo di ogni opera: il titolo. Allora, non perdendomi d’animo, ho approfittato delle nuove tecnologie e mi sono messo in contatto direttamente con l’autore.
Il caro Diego ha prontamente risposto e fugato ogni mio dubbio:

Ho scelto quel in riferimento al detto popolare, perché i nanetti sono piccoli e soprattutto il protagonista non è per niente buono, anzi è proprio cattivo. Mi piaceva l’idea di un titolo un po’ strano, fuorviante se vuoi, che catturasse l’attenzione e, almeno con te ci sono riuscito.

Consiglio a tutti i possessori di un ebook reader di comprare questo romanzo per svariati motivi; il più pragmatico è quello che il prezzo è davvero irrisorio e non potete usarlo come scusa per evitare l’acquisto; l’altra motivazione, molto più importante e più vera, è che il libro merita davvero, non occorre andare in America per respirare l’aria del poliziesco tosto, del noir crudo e cinico.

Diego Tonini, Nella botte piccola c’è il vino cattivo, Nativi Digitali Edizioni, € 2.99


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