Ciudad Juarez , un milione e 300 mila abitanti , vicino alla frontiera messicana , è considerata la città più aggressiva del mondo. Il livello della violenza nel Messico ha superato quello dell’Afghanistan e del Pakistan. Secondo dati attendibili i morti ammazzati nel conflitto del narcotraffico dal 1° gennaio 2009 al 28 febbraio 2011 sono 5316.
La guerra presente in questo paese non è per la libertà o ideali, ma per denaro. Il compenso per chi spara e uccide è di 1000 pesos ( 60 euro): il costo della morte.
Un pomeriggio nel parco di un popoloso quartiere , dei ragazzi stavano giocando a pallone quando da una camionetta sono scesi alcuni uomini incappucciati che hanno aperto il fuoco. Quattro le vittime rimaste a terra. In solo quattro giorni , nella metà di luglio, sono state 50 persone le persone uccise per la guerra dei cartelli.
La caccia ai sicari , cui prendono parte Polizia, Federali ed Esercito , è un argomento che avvince la popolazione dello Stato di Chihuahua altrimenti frustata da una grande depressione economica. A volte però tutto si risolve in un nulla di fatto.
In questa città la violenza non arriva solo dai Narcos, purtroppo, ma sono arrivate denunce contro i Federales, che non sono proprio degli angioletti , minacciano la gente , rubano le macchine , fanno man bassa sui mercatini locali e si impinguano con ogni genere di estorsione.
Quelli che soffrono in questa guerra sono i poveri , anche perché perdono anche quel poco che gli è rimasto. Calderon, presidente messicano, parla di cause antropologiche della violenza , e la sua strategia è quella di generare paura, proporre un nemico collettivo contro cui combattere : lo stesso piano politico che aveva Bush col terrorismo. Il problema che in Messico è che la polizia è una parte determinante di un sistema basato interamente sulla corruzione.
Secondo fonti locali , la polizia ed altre organizzazioni statali sono state comprate con montagne di pesos , per un totale che si aggirerebbe su 2,75 miliardi. Non deve sorprendere quindi che il 95% dei crimini rimanga irrisolto.
Secondo Hugo Almada , docente dell’Università Automona di Ciudad Juarez , oggi i bambini crescono con l’idea che ammazzare sia una cosa normale. E parlare di morti in Messico è complicato, potresti trovare la morte. Dal 1977 ad oggi sono stati ammazzati in Messico 138 giornalisti : uno davanti alla sua figlioletta di 6 anni. Almada rimane sempre del parere che occorre legalizzare la droga perché si tratta di un problema di salute pubblica.
La lotta fra i Cartelli della droga si fa sempre più accanita. Tutti cercano di accaparrarsi i migliori killer in circolazione per decapitare i loro nemici. Nell’obitorio della città lavorano ben 120 persone con un’equipe di 12 medici forensi. Ci sono quattro frigoriferi , ciascuno con 120 corpi. I cadaveri identificati lasciano l’obitorio in 24/48 ore.