Un giorno di protesta nella Russia di Putin.
Ci sono venti manifestanti , almeno una quarantina di agenti in divisa e dei muscolosi ragazzi dall’aria cattiva. Sono i temutissimi agenti del Reparto E che teoricamente si occupano della caccia agli estremisti e che sono famosi per la loro abilità nel provocare per poi giustificare manganelli e retate.
Il cartello giallo con una scritta rossa chiede “Liberate gli oppositori” e si riferisce al gruppo capeggiato da Boris Nemtsov , ex vice premier ai tempi di Eltsin e ora leader del movimento liberale e nemico del governo russo. Sono finiti in carcere l’ultimo dell’anno.
Qualcosa non ha funzionato: uno striscione tenuto al lungo troppo, una reazione istintiva alla stretta di un agente. Arresti e silenzio. Due parole nei tg , niente sui giornali chiusi per ferie natalizie. Black out con l’eccezione dell’omelia del Patriarca Kirill , la presenza alla messa del presidente Medvedev e signora.
E’ normale quindi che la gente sappia poco di quello che succede sotto la statua di Dolgorukj. Tutto attorno le più ricche vetrine di Mosca, insegne di ristoranti e caffetterie, immensi video cartelloni pubblicitari con spot continui ai lingerie e auto di lusso.
Denis Bilunov è un ingegnere informatico ed è uno che tiene , in turno con altri, lo striscione di per la liberazione. “Vedete quei poliziotti? Non sono tutti cattivi. Anzi ce ne sono molti che non hanno nessuna voglia di perseguitarci. Qualcuno cerca pur di metterci in guardia da quelli del reparto E. Questo ai tempi del comunismo non era nemmeno immaginabile. Ma non è sempre un vantaggio. Le cose sono più ambigue , appiccicose”.
Nell’era Putin manifestare è legale , denunciare errori e reati degli uomini al potere è perfino meritorio come è scappato una volta al presidente Medvedev. I dissidenti non finiscono di finire in un gulag. LO stesso Nemtsov uscirà di prigione il 15 gennaio , e tronerà a scrivere i suoi libri di denuncia e gestire il suo movimento “Solidarnost” che vuol dire Solidarietà .
Bilunov ci spiega però “C’è sempre una scusa , ridicola ma legalmente inoppugnabile , per negare l’autorizzazione a una manifestazione , per spaventare quelli più sensibili o meno coraggiosi. Oppure per fermare i più pericolosi come sarebbe Khodorkovskij. Lui devono per forza tenerlo dentro”.
Eppure il fragile movimento dell’opposizione russa continua. Senza far paura al governo, ma cresce. Da un po’ di tempo le manifestazioni del 31 del mese che servono a ricordare l’articolo 31 della Costituzione (“Libertà di Assemblea per tutti i cittadini”) vedono sempre più partecipanti in tutte le città anche dall’Estremo Oriente. Una strana alleanza c’è in Russia : i liberali di Nemtsov , i sostenitori dell’ex campione di scacchi Kasparov e quelli della leader della difesa dei diritti umani Alekseeva, uniti per via di forza maggiore con i nazionalisti panrussi, i xenofobi e reazionari, e i bolscevichi veri e propri.
“Sembra assurdo ma non c’è altra via per rompere questo muro al gomma” dice Nastja , falce e martello sulla spilla “Non abbiamo le stesse idee ma siamo tutti d’accordo che nell’Urss il pensiero guida era, nel bene o nel male , indirizzato all’indirizzo dello Stato. Qui invece dominano solo interessi personali e di clan”.
L’unione ha portato qualche buon risultato. La campagna nelle università , nei luoghi di lavoro sta reclutando nuovi adepti almeno tra i giovani. L’obiettivo è chiedere riforme, spazio sui giornali in mano a uomini del governo.
Jurij è convinto che le cose stanno cambiando “Ci controllano , ci schedano. Forse abbiamo pure i microfoni nascosti in casa. Ma prima eravamo boicottati. Non riuscivamo mai a superare un esame o a trovare lavoro. Adesso certi riflessi da Stato dittatoriale si stanno allentando. Questi qui, i capi dico, hanno i loro soldi nelle banche occidentali, fanno affari con l’Europa e con gli Usa. Non possono esagerare lo sanno”.
Bolinov torna in strada a tenere lo striscione, sperando in una Russia democratica.