Di tutti i post riguardanti le case, questo è sicuramente quello che mi è più caro, specialmente perchè credo che i poveri del tempo fossero davvero dei derelitti, eppure molti avevano grande onore e senso del dovere e si vedevano scorrere davanti agli occhi interminabili ingiustizie sociali.
I ricchi, i borghesi e gli altri benestanti erano coccolati dalla società, tenuti in una certa considerazione, lisciati e ammansiti con facilitazioni di ogni tipo da parte della burocrazia e della vita, credo che siano stati premiati a sufficienza già durante l'esistenza, dare loro troppa considerazione per trascurare la parte popolare delle abitazioni sarebbe ingiusto, loro, i ricchi, avevano ricchezze per un'esistenza più confortevole e quadri che ritraessero le ipotetiche virtù, ma dei poveracci si tende sempre a dimenticarsi.
Poichè sono dell'opinione che la Storia non sia fatta solo dai grandi, dai ricchi e dai potenti, mi accingo oggi a parlare delle abitazioni anche della povera gente.
L'esistenza era difficilissima per tutti, rispetto alle comodità e agli aiuti tecnologici a cui siamo avvezzi noi uomini e donne del XX e XXI secolo, ma per costoro lo era il doppio degli altri perchè il lavoro era estenuante e non si trattava solo di grattare il pennino su un foglio di carta, per quanto antipatico potesse essere il padrone.
In città
Le abitazioni dei poveri erano, nelle città, rinserrate in edifici fatiscenti, in casupole e in "bassi", locali al piano terra o scantinati che ricevevano aria e luce solo da una porta [li cita Sophia Loren nel personaggio di Filumena Marturano in Matrimonio all'italiana].
Interno di una casa povera vittorianaDa notare i molti bambini, la finestra e i panni stesi
per la stanza e, inoltre, le ceste di rape, il camino
ingrombro perchè non ci si poteva pagare la legna
e il disordine della stanza con indumenti sparsi.
Le case dei quartieri peggiori erano costruite muro contro muro, spesso con poco impiego di materiali solidi, ma in gran parte in legno, erano facili ad incendiarsi e a crollare in varie parti. Non c'erano inoltre lavatoi, fogne o rete idrica. Le strade in terra erano lerce, sporche di escrementi umani e di animali, mentre i liquami si raccoglievano ai bordi, essendo il terreno compattato a dorso d'asino per evitare allagamenti.
In questo squallore di luoghi come Whitechapel, forse Jack lo Squartatore ha fatto un piacere a quelle poverette, uccidendole.
Elizabeth Gaskell e Charles Dickens più di tutti gli altri autori criticarono aspramente le difficili condizioni della classe lavoratrice nelle città.
I poveri che abitavano le città erano in larga misura proletari impiegati nell'indotto dei porti o nelle fabbriche delle città industriali, vi erano poi reduci di guerra spesso infermi o inabili al lavoro, una folta schiera di piccoli criminali e prostitute e vari disoccupati perchè, a differenza di quel che si crede, anche nell'Ottocento il tasso era altissimo
Una casa di povera gente era costituita da una sola stanza per famiglia dove spesso abitavano i genitori con tutti i figli che non erano certo pochi, e alle volte anche i genitori vedovi di uno dei due. Nel libro I giorni del tè e delle rose la protagonista Fiona abita in una casa composta di tre stanze insieme a padre, madre, zio e quattro fratelli più piccoli.
La mobilia era costituita da un tavolaccio al posto del letto, duro e scomodo, e giacigli di stracci o paglia sul pavimento per il resto dei familiari come le cucce dei cani.
Una stufa era un grandissimo possedimento che, purtroppo, non tutti potevano permettersi. Dalla metà dell'Ottocento, quando cominciarono a diffondersi massivamente, chi poteva ne acquistava di seconda mano, già adoperate da altri, ma in quel caso i rischi di incendi e perdite erano altissimi a causa delle precarie condizioni dell'oggetto.
Nelle zone agricole
In campagna v'era più spazio, ma casolari e capanne e stalle si confondevano; spesso nello stesso locale dormivano gli uomini, la capra e l'asino [Gesù non è nato al Grand Hotel, ma neanche in un posto tanto peggiore della media... l'affituario infatti lo cede senza problemi a Giuseppe e Maria].
Spesso le coppie giovani e anziani, i bambini e le donne usavano i locali disponibili in promiscuità fra loro e con gli animali, con poca aria e luce, mentre i giovanotti non ancora sposati dormivano in un sacco nel fienile.
La vita in campagna era durissima, faticosa e distruttiva per il fisico; ancora nel Novecento i contadini italiani non conoscevano né comprendevano le ferie, le vacanze o la pausa dal lavoro nei campi [gli stessi miei nonni si allontanavano insieme dal loro appezzamento soltanto in ocasione di matrimoni o celebrazioni importantissime].
Casa tradizionale a Lewis nelle Isole Ebridi
Da notare il tetto di paglia tenuto insieme da reti e massi che scende fino al
prato e la piccola finestra verso l'esterno. Il comignolo per il focolare spunta
dall'altro lato, mentre sono in evidenza le pietre di cui è costruita l'abitazione
dal taglio molto spartano e rustico.
Le abitazioni erano costruite con le pietre locali, cementate con malta naturale e argilla che rendesse le pareti solide, i tetti di paglia e canne erano periodicamente rinnovati in quanto marcivano con facilità, specialmente durante le stagioni autunnali e invernali e per proteggerli dall'acqua venivano coperti con catrame o bitume, che rende il tutto impermeabile, ma purtroppo anche facilmente infiammabile.
Il riscalamento interno era dato da un focolare nel pavimento e un'apertura nel tetto da cui potesse fuoriuscire il fumo, all'epoca non badavano molto alle polveri sottili. Le pareti in pietra erano coperte con arazzi e mezzeri pesanti in lana che coibentassero l'ambiente e non c'erano vetri alle finestre.
Moli abitavano in grotte naturali, fra i ruderi di antichi conventi distrutti dopo la riforma anglicana di Enrico VIII, case o cotruzioni, oppure ricorrevano agli asili che potevano offrire i religiosi rimasti in zona, specialmente i conventi ancora operativi.
Interno di una abitazione di campagna.
In primo piano si nota il focolare con un
piccolo paiolo pendente dal soffitto, il
pavimento è in paglia e terra battuta, la
mobilia invece è costruita in legno di
scarto con oggetti fabbricati a mano di
fattura molto grezza (la brocca, la giara, le
stoviglie)
Quando le carestie e il banditismo devastavano le campagne e sospingevano i superstiti verso le città, allora si arrivava al disordine totale, gli ex contadini ridotti alla fame e privati di tutto spesso abbracciavano la carriera dei criminali e compivano furti ai personaggi più esposti: parroci, agricoltori danarosi, vedove.
Lo storico settecentesco Giuseppe Maria Galantia ci ha lasciato delle Descrizioni della situazione in cui si dice, tra l'altro:
Il contadino viene spogliato di quanto raccoglie dai baroni, dal clro, dai frati mendicanti, dai governatori, dalle tasse e dai tribunali, dall'avvocato e dal medico.
Un panno grossolano e una camicia di canavaccio forma tutto il suo vestire. Un pezzo di pane di granoturco, una minestra di cavoli condita di sale, vino cattivo di cui fa un uso indiscreto, ecco tutto il suo pranzo. Un tugurio meschino e sordido, esposto a tutti gli elementi, forma la sua abitazione.
Vive in perpetue angustie ed oppressioni e molti sono coloro che abbandonano un ingrato travagli per darsi a furti e rapine...
Anche il poeta Giovanni Meli, nel primo anno dell'Ottocento, scriveva le sue Riflessioni sullo stato presente nel regno di Sicilia intorno all'agricoltuira e alla pastorizia e doveva ancora costatare, dopo alcuni tentativi di riforma:
Il primo aspetto della maggior parte dei paesi e dei casali dell'isola annunzia la fame e la miseria. Non vi si trova da comprare né carne né caci né del pane perchè, tolto qualche benestante che panifica per uso proprio, i villani si nutrono d'erbe e di legumi, e nell'autunno di alcuni frutti spesso selvatici e di fichi d'India.
Non s'incontrano che facce squallide sopra corpi macilenti, coperti di lane sudice e cenciose.
Come vedete la situazione dei meno poveri non era paradisiaca.
Il fatto che ci si sia dimenticati o quasi di tutto ciò è, secondo me, una mancanza di rispetto verso queste persone che avevano tanta dignità quanto il Duca di Clarence e, quindi, non meritavano di finire nell'oblio collettivo.
Famiglia in interni
by John Phillip
Il disordine regna sovrano in questo quadro, così
come la scarsa qualità della fattura dei mobili provenienti
da vari set e produzioni differenti (le linee sono diverse).
Il pavimento è, anche qui, in terra e le pareti con pietre a
vista non certo per motivi di estetica o effetto country.
Le persone nel quadro costituite da due anziani
e da due donne, come tutti i meno abbienti del-
l'epoca sono scalzi e vestiti con panni rammendati di
stoffa grezza.
Il fatto che la povertà fosse dilagante e le condizioni di vita pari a quelle del Terzo Mondo dovrebbe farci riflettere su quanto il progressio industriale crescesse a discapito dello stato sociale, sulla pelle dei poveracci che lavoravano anche sedici ore al giorno per portare a casa da mangiare a sufficienza pochi spiccioli, pensate che lo stipendio di un operaio non permetteva di acquistare il cibo per tutta la famiglia, così le mogli compravano carne soltanto per gli uomini adulti di casa perchè il loro lavoro di braccia era molto più pesante e necessitavano di più energie, le donne si nutrivano di minestra e legumi e niente pane!
Paradossalmente in campagna si stava meglio, se il raccolto non andava perduto si aveva da mangiare per tutti qualcosa di nutriente...
Come vedete le epoche del passato erano dei veri inferni, eppure uomini e donne robusti e coraggiosi hanno permesso che il loro lavoro e le loro piccole conquiste portassero alla florida quanto comoda esistenza moderna. Dimenticarci di loro non è solo maleducazione, ma è anche privare queste persone dei loro meriti, di cui noi tutti cogliamo i gustosi frutti seduti su comode poltrone ergonomiche di fronte ad un pc tecnologicamente avanzato, contattando il mondo dall'altra parte dell'oceano.
Mauser