La legge che prevede il reato di ‘omesso controllo’ va cambiata. Non si può pagare – almeno dal punto di vista penale – per quello che scrivono altri, anche se si è il direttore.
Non si tratta di un reato d’opinione, come vuole far passare la vicenda chi difende Sallusti. Il pezzo è palesemente falso. E Sallusti non smentì, come fecero tutti gli altri, nemmeno quando si appurò l’esatto svolgersi della vicenda.
E’ poi diffamatorio. Scrive Sallusti che genitori e giudice meriterebbero la pena di morte. Uno deve essumersi le responsabilità di quello che scrive. Non si può usare sempre il manganello. Dice bene Paolo, quando sostiene che la razionalità è stata vinta dall’emozione. Ma chi scrive, chi fa il giornalista (so cosa vuol dire), e soprattutto chi ha l’esperienza di Sallusti (cronista ultra-navigato), non può permetterselo. “Errore umano” sì, ma sempre un errore, al quale era possibile rimediare. Ma non è stato fatto.
La legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti recita così: “(…) ed è loro (dei giornalisti, ndr) obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e della buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e riparati gli eventuali errori. (…)”.
Comunque NESSUNO dovrebbe andare in galera per quello che scrive. MAI.
Concludo: il pezzo – secondo me – non è di Sallusti, ma potrebbe essere stato scritto da lui. Lo stile è quello. Non ci vuole Pico della Mirandola per ricordare i titoli ‘ad effetto’ (chiamiamoli così, eufemisticamente) di Giornale e Libero.
don Pizzarro
0.000000 0.000000