Premessa: la titolare è dell’idea che ciascuno dovrebbe limitarsi a fare le cose che gli riescono benino, evitando con signorile nonchalance quelle che non è in grado di portare a termine dignitosamente. Tanto per smentire quanto appena affermato, vi comunico che il video qui sotto è il risultato di una spossante sessione di lotta senza quartiere con Movie Maker, che mi odia e si rifiuta di lasciarsi adoperare correttamente – ergo, la forma fa tantissimo cagare, ma spero possiate apprezzare la sostanza. Grazie.
Silvia Valerio ha diciannove anni, è padovana, ha fatto il classico ed è vergine. Queste le informazioni che ci è dato recuperare dalla striminzita biografia presente sul suo sito ufficiale.
(Sto mentendo, il fatto che sia veneta lo evinco dal suo sguiatissimo dichiararsi “vèrgine”) (quella “e” è talmente aperta che è impossibile ignorare il suo muto grido di dolore) (brr).
La ragazza non ci tiene a sottolinearlo, ma è colta, coltissima, praticamente una versione scosciata di Umberto Eco:
Adesso ha ripreso le occupazioni originarie e nel tempo libero pratica antropologia, cura il proprio hortus conclusus, e ha una collezione di disincanti.
Suo vezzo è l’uso continuo -non necessariamente pertinente- di locuzioni latine anche piuttosto banali, vizio che ritene necessario rimarcare scusandosi di continuo per il latinorum; a giudicare dal malcelatissimo autocompiacimento che accompagna il falso schermirsi, alla ragazza non farebbe male una visitina all’Azzeccagarbugli di manzoniana memoria, tanto per levarsi ogni dubbio riguardo la connotazione vagamente ironica del termine in questione.
Se le note biografiche si riducono a qualche scarsa notiziuola sulla vena poetica, sorta già nella più tenera età e subito affiancata dalla taglientissima abilità satirica (Luttazzi la pensa, e piange), l’esibizione dell’esuberante fisicità tardo-adolescenziale è abbondantissima, e addirittura a tratti travalica i labili confini della pseudopornografia da poco prezzo per avventurarsi nei territori spiazzanti della cruda, asettica didattica ginecologica.
(Nota a margine: denigrare una persona per il suo aspetto fisico è grossolano e deprecabile, ma quando ci vuole ci vuole; Silvia, giovane, credimi: un paio di belle gambe e un fisichino tutto sommato discreto non fanno di te l’ottava meraviglia del mondo, se la faccia è quella di Pamela Prati con la parrucca della Strega Nocciola e i denti di Clarabella. Fly down.)
Terminata l’analisi delle scarsissime testimonianze cartacee ed iconografiche della signorina, vi lascio con il frutto delle mie sofferenze registriche applicate alla sua comparsata chez Chiambretti e con la testimonianza video della replica definitiva alle farneticazioni della, cito, “povera miserabile” che ha scritto un libro per offrire la propria verginità ad un tizio così ignobile che persino il suo sarto tenta di boicottarlo, a giudicare dagli orli improbabili dei suoi completi. I rest my case.