Neofilici e neofobici: e non sono malattie!

Da Marcoscataglini
Desmond Morris, nel suo ben noto saggio "La Scimmia Nuda", scrive: "...in tutto il comportamento esplorativo, sia scientifico sia artistico, è sempre presente il conflitto tra gli impulsi neofilici e neofobici. I primi ci spingono verso esperienze nuove, facendoci desiderare ardentemente le novità. I secondi ci trattengono e ci spingono a rifugiarci in ciò che ci è familiare. Noi siamo continuamente in uno stato di equilibrio mutevole tra le contrastanti attrazioni dello stimolo nuovo ed eccitante e quelle del vecchio stimolo familiare. Se perdessimo la neofilia, resteremmo fermi, se perdessimo la neofobia, ci precipiteremmo nel disastro". Voi come vi sentite, più neofilici o più neofobici? Beh, se parliamo di fotografia, e di fotografia come la si intende in questo sito, la cosa appare piuttosto complicata. E' evidente che siamo attratti, o almeno io lo sono, da tutto ciò che è stato fatto alle origini della fotografia, non già dal semplice aspetto chimico e tecnico, ma da quello iconografico (termine che deriva da icona, cioè immagine), ma nello stesso tempo viviamo nell'epoca della tecnologia digitale e dei computer, che tra l'altro ci danno la possibilità di mimare quelle immagini senza dover trascorrere lunghe ore a intrugliare sostanze tossiche e pericolose per l'ambiente. Da questo punto di vista, mi sembra di poter affermare che gli amanti della fotografia creativa "neopittorialista", bianco e nero, monocromatica o fatta con obiettivi simple lens (o con tutte le altre tecniche di cui parliamo in questo sito), si trovano in un equilibrio perfetto tra le due pulsioni, visto che poi le foto concepite in modo così artigianale e primitivo, in realtà vengono rielaborate o addirittura  acquisite direttamente (intendo grazie ad una DSLR) con le più moderne tecnologie. Confesso (come ho già avuto modo di scrivere) che trovo proprio questo perfetto equilibrio tanto affascinante e addirittura irresistibile! Credo invece che chi ama le immagini "alla Lachapelle", realizzate quasi completamente al computer e con una estetica "modernista", pecchi decisamente di neofilia portata agli estremi, mentre chi si fissa col dover stampare i propri negativi realizzati con lastre al collodio e banco ottico su carta alla gomma bicromatata, sbandi pericolosamente verso la neofobia, sebbene entrambe le esperienze possano essere fatte durante un percorso creativo  personale. Credo che presto affronterò altre tematiche legate a questo aspetto: per ora, mi sento soddisfatto di aver raggiunto la consapevolezza che il giusto equilibrio comporta, quasi automaticamente, il netto miglioramento della propria consapevolezza fotografica. Mica poco!

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