Sono innumerevoli pietre intagliate, modellate a figura di uccello, che si trovano in tutti i territori della Sardegna, scolpite dagli antichi abitanti dell’isola a partire dal Neolitico e utilizzate fino ai primi secoli dell’era cristiana. Si tratta di forme che rivelano appassionanti riti arcaici creati dai preistorici che, concettualmente e metafisicamente, cercavano un contatto trascendentale con entità di natura divina: i loro dei. Le pietre hanno forme che ben rappresentano la mansione di traghettatori, postini...con il compito di trasportare le invocazioni terrene. Un orientamento religioso insomma, con simboli considerati determinanti per relazionarsi con gli dei. Queste pietre modellate, da me denominate uccelliurlatori, si ritrovano esclusivamente con il becco spalancato al fine di trasmettere un messaggio: urlare agli dei invocazioni e desideri. Bocca e occhi, che io evidenzio con il colore, caratterizzano l’unicità di ciascuna delle modellazioni. Uccelliurlatori che, appunto, urlavano nel cielo infinito realizzando un metafisico contatto tra le volontà terrene e le celesti divinità che dimoravano nell’impenetrabile cielo. I nostri antichissimi predecessori erano consapevoli della loro limitatezza di conoscenze e cercavano di intuire le indicazioni degli dei attraverso l’analisi del volo e delle posture degli uccelli. Essi scrutavano il cielo alla ricerca di segnali trasmessi dagli amici messaggeri, decifrando dalle loro direzioni, posture e canti le risultanti presunte indicazioni che gli dei decidevano di inviare, un usanza non esclusiva della nostra isola ma accertata anche in altri popoli delle sponde del Mediterraneo.
Per capire meglio occorre proiettarsi nel passato col pensiero e ragionare come se si stesse vivendo al tempo dei primi elementari apprendimenti vitali e conoscitivi, un periodo insicuro, buio di conoscenze, nel quale gli antichi si misuravano alla pari con la natura e i suoi eventi, attribuendo spiegazioni divine a tutte le circostanze sconosciute. Forse le loro convinzioni erano orientate a immaginare che gli alati pennuti non avessero volontà propria, ma fossero mossi dalle indicazioni impartite dagli dei, pertanto li consideravano a servizio delle entità divine superiori, tramite esistenziale di collegamento tra la terra e il cielo. Insomma, i nostri avi erano convinti che gli uccelli fossero i messaggeri degli dei, e preparavano una figura rappresentativa per effettuare una richiesta e ottenere una risposta: un uccello in pietra al quale affidare l’invocazione. Gli uccelli, unico tramite tra il cielo e la terra, traghettavano la supplica scomparendo come per incanto nel cielo infinito, regno celeste e sconosciuto.
Oggi, nel nostro mondo occidentalizzato, le preghiere recitate vanno in cielo da sole, ma anticamente bisognava associare ad esse un tramite, un mezzo di trasporto. Basandomi sui ritrovamenti delle pietre scolpite, prevalentemente nei boschi, sono convinto che i nostri avi non necessitassero di un sito specifico per compiere le loro invocazioni. I riti potevano celebrarsi dovunque, tuttavia i territori boschivi erano i più adatti perché ricchi di quel messaggero divino. Gli uccelli in pietra trovati nei boschi forse erano testimoni di una staffetta nella trasmissione del messaggio: dall’uomo al simbolo in pietra, e da questo metafisicamente agli uccelli veri per finire alle divinità. Sono realizzati con tutti i tipi di pietra locale, dalle più morbide alle più dure, privilegiando quelle somiglianti all’uccello che volevano rappresentare. Fra le caratteristiche più ricercate c’erano la lucentezza e il colore, ambedue suggerivano lo splendore del mantello piumoso. Esistonoanche modellature di uccelliurlatori realizzati sui due lati della pietra, forse per esprimere la continuazione di un movimento in due fotogrammi. Sfumature cromatiche diverse evidenziano un tono maggioritario del corpo dell’uccello in cui si incastrava un filo di roccia di colore diverso. Un altro filo di roccia bianco veniva modellato per evidenziare il becco. Gli antichi scultori fissavano indelebilmente nella pietra la fisionomia e i colori dei pennuti. Dopo l’invocazione venivano abbandonate: erano monouso, dedicate a una sola preghiera. Per ogni invocazione bisognava costruirne sempre un'altra. Ne esistono di tutte le grandezze e di tutte le consistenze, fino a schegge piccole come un’unghia.Da più di dieci anni raccolgo gli uccelliurlatori, a oggi ne ho contati oltre 20.000, ebbene, sono esclusivamente riproduzioni di uccelli diurni. Mancano gli uccelli che volano nel buio della notte perché quelli erano riconosciuti come uccelli delle tenebre, pertanto accostati all’irrazionalità del male. Non potevano certo essere assunti a messaggeri positivi degli dei. Nelle tenebre si sviluppavano le paure e le angosce, è la parte della giornata che sino a pochi secoli fa ha condizionato negativamente l’esistenza. Rinchiusi in diverse superstizioni dei popoli, gli uccelli delle tenebre sono, ancora oggi, equiparati al male e al malaugurio.Gli uccelliurlatori rivestono anche il segreto più conosciuto perché tutti li vedono e li toccano, ma non sanno distinguerli, benché spesso siano chiare le linee di rottura e modellazione. Cosi è per altri simboli di pietra che sono stati sagomati con simbologie e confini a noi sconosciuti.Gli esperti della soprintendenza archeologica, ai quali mi sono rivolto per discutere questa interpretazione, escludono la scientificità, forse perché non esistono riscontri negli insegnamenti didattici appresi nella loro formazione. Le ricerche archeologiche si fanno, quando è possibile, su siti ben definiti come nuraghi, tombe, grotte e simili. Anche la chiesa, nella sua eterna ortodossia conservativa, accetta che santi e madonna siano avvistati da umili contadini e pastori. Nell’era delle aperture e facili comunicazioni, le scoperte storico culturali sono appannaggio di professionisti accreditati, anche di fronte a prove inconfutabili come evidenti linee di taglio e smussature. La soprintendenza ha stabilito che non si riscontrava in quelle forme nessun intervento da parte dell’uomo poiché non si notavano segni o punti d’appoggio realizzati artificialmente dall’uomo, risultando casuali tutte le migliaia di pietre modellate a uccello. Ma se così fosse, dovremmo trovare pietre a forma di cammello, di maiale, di bue o capra. E’ evidente che questo non avviene. Forse gli archeologi pensano che solo strumenti con base d’appoggio come i vasi possono essere di fattura umana. La storia si ripete, Edison inventò la lampadina ma i suoi colleghi, screditandolo, dissero che non si sarebbe mai accesa. Poco dopo illuminò il mondo.
Per ciò che riguarda il riferimento degli uccelliurlatori con istrocos de mutos, mi limiterò a una spiegazione superficiale. I nostri antichi predecessori si collegavano spiritualmente con gli dei intonando dei canti invocativi o di ringraziamento. Il cantante solista si rivolgeva agli dei accoppiando intonazioni canore di riferimento e richiesta, ma gli dei non potevano sentirli perché il cielo è lontano. Si adottava allora il trasferimento delle umani voci ad intercessori, affidandosi a portantini, a traghettatori, agli uccelli messaggeri. Il solista invocatore veniva tradotto in versi per gli uccelli dai cori o tenori d’appoggio. L’evoluzione del canto a tenore forse è dovuta ai nuovi ordinamenti del cristianesimo che hanno diversificato le invocazioni pagane, sconsacrandole e variandole con nuovi suoni, forme e simboli.Per quanto riguarda l’attinenza fra uccelliurlatori e angeli, cambiano i tempi e si adattano nuove dottrine con la creazione di nuovi simboli. Ciò è successo anche ai nostri uccelliurlatori che, dopo essere stati in contatto con gli dei per vari millenni, furono poi soppiantati dagli angeli con l’avvento del cristianesimo. Una nuova religione con adattamenti conformi ad un periodo variato, con ricercati indirizzi umanitari d’uguaglianza. Si affermò un nuovo culto e non si potevano tenere vecchi emblemi. Gli angeli riproducono e mantengono la funzione di uccello, conservano le ali e collegano ancora il cielo e la terra. Angeli che restano messaggeri e annunciatori come i loro predecessori uccelliurlatori. L’unica variazione necessaria per la trasformazione dal vecchio simbolo è stata quella di far assumere all’angelo una sembianza umana. Verosimilmente in Sardegna la questione degli uccelliurlatori iniziò nel primordiale misticismo di epoca neolitica e attraversò tutto il periodo nuragico resistendo sino al medioevo. Una testimonianza si trova nell’artigianato espressivo delle nostre tradizioni, in cui sono prevalentemente raffigurati uccelli. E’ un relitto del passato che ha conservato nei millenni una forza profana nella nuova sacralità cristiana, che avrebbe dovuto annullarla. Una parte significativa della rassegna degli uccelliurlatori dei nuraghi è esposta nel museo dei castelli di Burgos. Chi la voglia visitare può contattare il personale ai numeri 3479018930 e 079793705 oppure al sito www.sareggia.it