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“Neppure quando è notte” − Mario Desiati

Creato il 02 gennaio 2012 da Temperamente

“Neppure quando è notte” − Mario Desiati

Giorni riempiti di dolore

Di occupazione rabbiosa

Neppure quando è notte

Ha riposo il suo cuore

È miseria anche questo

Qohèlet o l’Ecclesiaste, 2.23

 

Questa è la citazione scelta da Mario Desiati per aprire il suo primissimo lavoro, pubblicato nel 2003 da peQuod, citazione dalla quale ha  estrapolato il titolo del romanzo. Un titolo attraente, questo, che mi ha sempre tentato e a cui ho deciso di cedere, dopo essere stata conquistata da Vita precaria e amore eterno. La citazione è lo specchio opaco su cui si riflettono 162 pagine vissute in una Roma in cui mi sembra di aver riabbracciato Palahniuk e Kerouac e dove altri credono di aver visto Bukowski farci una passeggiatina. Stiamo parlando della prima opera di uno scrittore pugliese trapiantato a Roma, un romanzo che ha qualcosa di sorprendente per un autore nostrano, sia dal punto di vista stilistico che tematico, in quanto riesce davvero a ricalcare le orme e le innovazioni di questi grandi scrittori stranieri, ambientando il tutto nella nostra  capitale; la città descritta, però, è quella della stazione Tiburtina, rifugio di accattoni, ombre sbiancate dal metadone, clochard, prostitute ed anime dimenticate da Dio, quello stesso Dio a cui il protagonista non si affida mai, nonostante il titolo della sua storia sia tratto da un testo della Bibbia ebraica e cristiana. Lui è un ragazzo tarantino, trasferitosi a Roma dopo la morte della madre alcolizzata e l’assenza di un padre mai conosciuto. Lui si fa chiamare Franz Maria, in onore del grande Kafka, di cui si dichiara figlio più che legittimo; Franz decide di “salire” a Roma proprio per iniziare a scendere lungo quella grondaia che altro non è che passaggio dalla vita attiva all’abbandono all’oblio. La storia serpeggia fra le strade di Roma, incontrando ora una donna troppo complicata per essere amata, ora gli amici storici che non sanno verso quale direzione cominciare a correre, personaggi strani che si possono ritrovare in fila sull’aletta nera della copertina, in cui ognuno con il proprio numerino d’attesa aspetta il momento in cui verrà ricordato da Franz. Nella lavatrice di eventi e personaggi in cui Desiati ha deciso di chiudere il lettore, ci sarà tanto di quell’alcol da rimanere annebbiati, esso sarà della stessa gradazione di quello che a fiumi  scorre nelle vene di Franz Maria, il quale trotterella fra lavori precari, governi dannati, baraccopoli e rabbia repressa. La solitudine macchia di inchiostro le pagine della edizione di Neppure quando è notte che pesa sul mio comodino, ed io non posso fare a meno di pensare a Franz che alla fine prende in mano la sua vita.

Sono tornata indietro nella bibliografia di questo autore per cercare di conoscerlo meglio e mi sono confrontata con un romanzo che non è riuscito a stupirmi completamente, in quanto eco di opere realmente innovative appartenenti alla letteratura internazionale; ma ciò non determina un’assenza di bravura o di grandezza, perché Mario Desiati resta un ottimo scrittore, capace a 26 anni di regalare alla letteratura italiana un romanzo di valore, in cui forte è la presenza del suo stile personale.

 

Glenda Gurrado

 

Mario Desiati, Neppure quando è notte, peQuod, 162 pp., euro 10,50

 


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