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Nerorgasmo – LP (1993, El Paso)

Creato il 05 giugno 2013 da Salcapolupo @recensionihc
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Nerorgasmo – LP (1993, El Paso)Dopo un primo EP (di appena quattro tracce) che riassume in pochi minuti l’essenza di una delle migliori band hardcore punk anni 80, arriva – quasi dieci anni dopo – il Long Playing che racchiude tutte le versioni dei pezzi dei Nerorgasmo, risuonate dalla formazione del momento ed ivi includendo i migliori momenti coi vecchi Blue Vomit (ad esempio “Mai capirai”). L’approccio musicale dei Nerorgasmo è diretto e con suoni decisamente migliori rispetto a quanto si fosse sentito in precedenza: ritmiche il più delle volte forsennate che si alternano, senza soluzione di continuità, con momenti più cadenzati accomunati da una insofferenza di fondo contro la società. Riff che devono moltissimo all’hardcore degli anni precedenti, contaminata con il lato più malato di un certo modo di intendere il dark, senza pero’ mai degenerare nel vuoto autolesionistico tanto comune su quei frangenti. Una voce tagliente e velenosa (Luca “Abort” Bertolusso), un suono dannato, crudele, orientato a svegliare le coscienze sopite raccontando verità inconfessabili ma, come c’è da aspettarsi, diffidando al tempo stesso dall’atteggiamento da guru di molte cosiddette rockstar.

Capo di bestiame umano / mangerete la mia carne” (Banchetto di lusso)

La voce è meno improntata sul “growl” di quanto non fosse nel precedente EP, e si trova ad essere decisamente più pulita e chiara – per quanto possa forse suonare anomalo un aggettivo del genere in queste circostanze.

Siete così piccoli tristi e noiosi / voi non siete niente per me” (Tutto uguale)

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Questo disco contiene in altri termini tutto quello che serve a definire un disco hardcore punk: aggressività musicale e lugubre poesia (Skruigners, Cripple Bastards oggi). Soprattutto, messaggi mai resi troppo simbolici o poco comprensibili ma sempre diretti, espliciti, rigorosamente in italiano, dilagando in lungo ed in largo vere e proprie bestemmie contro le divinità ed il genere umano.
“Ore da riempire / o esserci o sparire / nessuna affinità con tutta l’altra gente / di tutto questo tempo non mi rimane niente” (Giorno)

L’angoscia che attanaglia una generazione viene espressa da brani che, in altri contesti, avremmo tranquillamente potuto definire anthem (“Io sono la tua fine”, quello che non vuoi), oltre alla riproposizione delle perle tratte dal primo EP: Banchetto di lusso, Passione Nera, Distruttore e Nerorgasmo. Poeti dell’oscurità consacrati in modo definitivo con questo disco, che risuona di decadenza, tristezza repressa, rabbia ma anche conseguente voglia di riemergere, di risorgere definitivamente dal mare di mediocrità, in un mondo in cui l’io diventa un egocentrico (manco a dirlo) protagonista esclusivo della scena.

Istinti di rivolta e affermazione personale / Le voci che ti gridano di vivere siamo noi /Siamo il frutto marcio della decadenza urbana / Che ha trovato il proprio senso in un altra verità” (Nerorgasmo)

Musica che è sbagliato bollare come dark-punk, che è indefinibile come metal – nonostante la buona perizia dei musicisti, quantomeno nell’ambito e nel periodo in esame – che odia qualsiasi etichetta di comodo e che trova la sua definizione perfetta in funzione di se stessa: una dimensione originale, introspettiva e blasfema come in un brano death, ma al tempo stesso profonda, mai banale, mai gratuita. Uno dei dischi simbolo dell’hardcore punk italiano: da avere ad ogni costo

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