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Nervoso da studio

Da Ata
Piove.Ata guarda sconsolata oltre i vetri della finestra nella sua camera.Accigliata.Giorni e giorni di pioggia.Cielo cupo, corrente ballerina, freddo.Le dà fastidio questo tempo, le mette ansia, le fa sembrare tutto più difficile.Cerca di studiare, ma viene interrotta di continuo.Dalla luce che va via, da sua madre che la chiama per ogni sciocchezza, da suo padre che le chiede aiuto per sistemare i vasi in giardino che il temporale ha danneggiato, da sua cognata e i suoi problemi di mamma, da suo fratello Stè, che la sfotte di continuo."Ci vai stavolta a fare l'esame o rimandi all'anno prossimo?"Che nervi!Manca poco al giorno temuto, ma non ha finito il programma.Le sembra di correre su un tapis roulant.Si affanna, suda e resta sempre allo stesso punto.Vorrebbe rimandare, sì, all'anno prossimo, a mai, ma non può farlo.Deluderebbe sua nonna, deluderebbe tutto il paese e, soprattutto, deluderebbe se stessa."Socrate diceva..."Din don!Si passa una mano afflitta sulla fronte.Finge di non aver sentito il campanello.Deve studiare, non può distrarsi, non deve."Allora... Socrate diceva...""Ataaa!"Urlo stridulo di sua madre."Uffa!"Sbatte la matita sul libro e balza in piedi.Corre in cucina arrabbiata."Che c'è?"  Sua cognata Sà, con espressione preoccupata, le butta in braccio la piccola Nà."Mi hanno chiamato dall'asilo. Lò non si è sentito bene. Devo andare a prenderlo".Sua madre afferra la borsa."E io l'accompagno. Tieni tu Nà".Ata non ha nemmeno il tempo di pronunciare una sillaba, che loro sono già uscite."Accidenti!" Sua nipote la fissa con occhi spalancati."Denti a chi, zia?"Lei fa un sospiro rassegnato."Accidenti a Socrate!"

Dopo un'ora sua madre e sua cognata ritornano con il piccolo Lò.

Sono andate prima dal dottore."Mal di pancia da troppe merendine".La diagnosi.Sospiro di sollievo e occhi al cielo."Oh, ho dimenticato di comprare il pane! - esclama sua madre battendosi una mano sulla fronte. - Eppure sono anche passata davanti al panificio, ma..."Ata prende la palla al balzo."Non preoccuparti, vado io".Arrabbiatissima.Infila una giubbino e va via.Il vento la investe fuori al portone.Le scompiglia i capelli, le brucia gli occhi.Alza la zip del giubbino e comincia a camminare.A passo svelto, a muso duro, contro il vento, contro il freddo.Arriva davanti al panificio.Lo ignora.Prosegue dritta verso una direzione.Giunge in Parrocchia ed entra.Avanza con passo bellicoso e si ferma davanti al crocifisso."Ce l' hai con me?" Domanda torva."E dillo che ce l'hai con me, tanto resta tra noi due".Fa un sorrisetto ironico."Non ti è riuscita la ciambella e la metti da parte, eh? Alle altre tutte le fortune, a Liz a Iva... a me non va liscio nemmeno uno stupido esame di filosofia!"Il volto di Cristo la guarda sofferente, insanguinato e incorniciato da una corona di spine.Stringe gli occhi in due fessure.La rabbia l'acceca e le annebbia il cervello."Sei razzista? E dillo che sei razzista!""Ora basta!"Una voce brusca dietro di lei interrompe i suoi vaneggiamenti.Don Ciccio le si avvicina con sguardo severo."Le mie povere orecchie hanno sentito abbastanza".Ata stringe i pugni e mantiene il broncio.Il parroco la scruta preoccupato."Che ti succede, bambina, non ti riconosco più".Lo sconforto l'assale."Non sono più una bambina, Don Ciccio. Questo è il problema".Gli occhi le si riempiono di lacrime.Lui sospira e la invita a sedersi su una panca."Perché non mi va bene niente? Neanche una cosa semplice come preparare un esame senza interruzioni da parte della mia famiglia, del tempo, di qualche catastrofe imminente?"Don Ciccio le porge un fazzoletto."Non è che, forse, hai deciso all'ultimo momento di fare quest'esame?"Ata si asciuga le lacrime."Sì, ma..."Lui le fa un sorriso bonario."Le cose succedono tutti i giorni, Ata. Se tu ti fossi organizzata per tempo, avresti affrontato gli imprevisti con meno ansia"."Sì, però i miei potrebbero...""Hai ragione. Ma, quando si cresce, la vita si complica e può capitare che la famiglia abbia bisogno di noi. E i tuoi familiari sono fatti così, lo sai da sempre. Avresti dovuto organizzarti prima".Ata resta un attimo in silenzio."Forse. A volte, però, mi sembra che Lui si sia dimenticato di me". Ammette abbassando il capo.Don Ciccio ride comprensivo."Ata, ma come può il Signore dimenticarsi di te dopo quello che hai combinato con Rudy?"Lei lo guarda mortificata con il mento tremante."E come fa a dimenticare tutti i dolci che prepari alle persone  cui vuoi bene?"Lei tira su col naso e lascia scivolare lacrime silenziose."Dio ha fatto il regalo più bello che si potesse fare a un uomo. La vita. Perché gli uomini se la prendono con Lui se non se la sanno gestire?"Ata non risponde.Riflette.Poi annuisce col capo."Ha ragione". Don Ciccio sorride e le dà dei colpetti affettuosi sulla mano."Dai, ora resta qui e prega. Cinquanta Padre Nostro".Lei alza di scatto la testa."Cinquanta? Ma lo sa che io ho anche ricevuto un premio per..."
"Appunto. - la interrompe lui. - Ora hai una responsabilità maggiore di comportarti bene".
Ata lo fissa con occhi spalancati."E il perdono?"Don Ciccio fa un risolino divertito."Eh, Dio perdona, bambina, Dio".E si allontana lasciandola lì.

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