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NERVÖUS, Konfetti & Mutwillige Zerstörung

Creato il 12 agosto 2013 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Nervous

Il primo aggettivo che viene in mente ascoltando Konfetti & Mutwillige Zerstörung dei berlinesi Nervöus è “strambo”, inteso come approccio weird al postcore, in parte memore del minimalismo sghembo anni Novanta, in parte figlio del sentire post-punk, a tratti persino retrò e rumoroso quel che basta per non scadere nel cheesy, sebbene un brano come “Phänomen” contenga in sé una massiccia dose pop che si scontra con i Seven Seconds periodo flirt con gli U2 e con il rock “sdoganato” di ottantiana memoria. A confondere ulteriormente le acque ci si mettono il cantato in lingua madre, le foto ufficiali (che ovviamente fanno a botte con quelle live), i tre intermezzi tra dub e trip-hop, con tutto ciò che rende questo disco il parto di una band fuori dagli schemi e spesso sopra le righe. Il resto è hardcore nervoso e urticante, desideroso di fuggire da se stesso e di essere altro, vocals urlate e a tratti scandite, melodie emo-tive che filtrano da sottocoperta e parti in levare, piglio un po’ arty un po’ scazzato da berlinesi doc, aperture improvvise e melting pot profuso a piene mani. Detta così sembra un guazzabuglio senza capo né coda, eppure le cose funzionano meglio sul piatto che sulla carta, tanto che Konfetti & Mutwillige Zerstörung appare come una creazione di qualche scienziato folle, tenuta su da saldature a vista e patchwork sempre sul punto di strapparsi, una chimera bio-meccanica da cui non si riescono a staccare gli occhi e su cui si è pronti a scommettere per puro spirito d’avventura. A qualcuno faranno persino prudere le mani, ad altri appariranno semplicemente pretenziosi o al contrario una sorta di esercito della salvezza: come al solito si tratta probabilmente del punto di incontro tra queste opposte sensazioni e della voglia di farlo strano di cinque musicisti stufi della solita pappa-pronta. Noi, per ora, ce lo godiamo così com’è e non perdiamo troppo tempo a discutere del sesso degli angeli.

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