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"Nessun posto è bello come casa mia"

Creato il 23 agosto 2013 da Taccodieci @Taccodieci

Cara Dorothy,
per quanto io ti stimi per le tue scarpette rosse sbrilluccicose tacco dieci (?) portate già nel 1939, quando la gonna sopra al ginocchio bastava a garantire un esorcismo sanitario obbligatorio, hai toppato.
"There's no place like home", addirittura frase scelta da 1500 addetti ai lavori dell'American Film Institute come la numero 23 tra le 100 migliori citazioni cinematografiche di tutti i tempi tratte da film di produzione USA. Eppure... Sei proprio sicura che non esista posto migliore di casa tua?
Parliamone.
Forse per te nessun posto sarà come casa tua perchè dalla mattina alla sera non hai altro da fare se non bighellonare e far danni con quel Totò, avendo una zia schiavizzata che pensa letteralmente a tutto. Che poi, la zia, se voleva dare via Totò la capisco: una intera fattoria da mandare avanti e un cane che non può trattenersi dall'importunare le galline della vicina strega.
Di sicuro, cara Dorothy, non tieni famiglia come noi ragazze normali e non devi ogni giorno lottare con calzini attaccati ai lampadari, docce che sembrano inondazioni, e soprattutto non ti capita di sederti sul water in piena notte, mezza addormentata, per cadere con il didietro in ammollo perchè qualcuno ha lasciato la tavoletta alzata. No, a te queste cose non capitano.
Cara Dorothy, sono appena tornata da due settimane di vacanza nelle quali qualcuno abbasava la tavoletta del water per me, non ho lavato o pulito nulla, la mia più grande preoccupazione era "che cosa metto stamattina?". Un po' come la tua vita, insomma. E scusa, ma mi piaceva da impazzire.
Ora ho valigie di roba sporca da lavare, una casa che rischia di riempirsi di formiche che ho importato forse illegalmente dalla Spagna, l'auto coperta da un sottile (ma non troppo) strato di fango che pare un Magnum al cioccolato fondente. E sono stanca, dal momento che i milleduecento kilometri di ieri non sono passati inosservati alle mie cervicali (mica ho quelle scarpette che basta sbattere i tacchi, io).
Eppure non ho una zia che sbrigherà queste faccende al posto mio e mi sto quindi attrezzando.
Mentre mi attrezzo, ti segnalo che ci sono ben quattro genitori che chiamano (di cui due a centocinquanta kilometri da qui, ma forse dopo quelli di ieri dovrei in ogni caso essere fresca come una rosa: non sono stata in fin dei conti sempre seduta dentro un'utilitaria lanciata al massimo a centodieci all'ora e quaranta gradi all'esterno?) che hanno già iniziato a chiedere quando cavolo penso di andare a trovarli, ora che sono tornata. E come no.
Dovrei essere proprio così contenta di essere a casa?
Senza contare il fatto che anche il contesto nel quale è inserita la suddetta casa merita una riflessione.
Non conosco personalmente il Kansas, ma posso assicurarti che ci sono un sacco di posti migliori di quello in cui vivo io. Non per vantarmi, ma geograficamente parlando sto messa bene: mare a mezz'ora di strada, montagna a un'oretta, clima mediterraneo e quant'altro. E' economicamente parlando che questo contesto fa acqua da tutte le parti.
Difficoltà lavorative per la maggior parte dei miei amici, gente stressata che ucciderebbe per un parcheggio in Piazza Insurrezione il venerdì sera solo per farsi vedere, a costo di rimanere a pane e acqua per il resto della settimana, e via così. Insomma, non ce la passiamo proprio benissimo.
Mi chiedo se anche nel Kansas ci siano questi problemi e tu semplicemente non li veda dal momento che non mi risulta ti sia mai dovuta mantenere, o se invece gli Stati Uniti degli anni trenta fossero veramente un così bell'ambiente.
Detto ciò, cara Dorothy, io amo casa mia, non mi fraintendere. Solo che stavo bene anche in vacanza, ecco, e forse non ero proprio pronta a tornare.
Lo sarei mai stata? Mah...
La Redazione

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