Nessuna persona perbene tanto onesta?

Creato il 13 luglio 2010 da Malvino
Volendo commentare l’intervista che don Luigi Verzé ha concesso a Claudio Sabelli Fioretti (La Stampa, 12.7.2010) è arduo – fino all’impossibile – decidere da cosa cominciare.Si tratta di un mentecatto che straparla, facendo cumulo di spropositi e sfoggio di ignoranza. Può darsi che da giovane avesse quel tanto di affascinante ambiguità da sembrare (a chi proprio volesse) uno spirito visionario ed eroico, un carisma sprizzato dalla vena più ardente della Chiesa, un riformatore del più genuino protocristianesimo, che però incanta politici, fornitori e clienti. E può darsi che da giovane fosse perfino un profetico preconscio della Chiesa postmoderna come migliore traduzione della tradizione. Può darsi. Fatto sta che, oggi, meriterebbe il trattamento sanitario obbligatorio.Come il Re che se va nudo pensando di indossare abiti di sopraffina qualità e sublime taglio, don Verzé va avanti e indietro nell’intervista, mostrando tutto il ventaglio sintomatologico della classica dementia: gli hanno fatto credere di essere un alter Christus – son cose che ti mettono in testa fin dal seminario – e in quegli abiti ormai ci sta tanto comodo da potersi permettere affermazioni disinvolte, come grattarsi i coglioni con una mano in tasca.Tasca trasparente: “Quando mi impediscono di fare una cosa che Dio mi chiede, non c’è Santo che mi tenga. Prima o poi la persona che mi impedisce di fare quella cosa sparisce. […] Se io fossi Papa non farei il monarca, ma tutte le mattine starei davanti a Gesù Cristo a pensare. E la Chiesa? Che si arrangino quelli della Segreteria di Stato. […] Dio, creatore, insuffla direttamente l’anima nello zigote. Queste cose le ho imparate studiando Aristotele, Socrate e Platone. […] Abbiamo il terreno. Stiamo cercando i soldini”.Nessuna persona perbene tanto onesta da gridare: “Il Re è nudo e don Verzé è matto”?

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