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Nessuna Siria oltre la tregua. La strategia federale di Mosca

Creato il 02 marzo 2016 da Retrò Online Magazine @retr_online

Reportage: Il sogno di Damasco. I giorni della tregua

L’ipotesi di Mosca per il dopo-tregua

Mentre la tregua in Siria “barcolla ma non molla”, la Russia di Putin pensa già al domani. Mosca infatti ipotizza che il futuro del Paese mediorientale passi attraverso l’esperienza politica di un repubblica federale. Questo è almeno quanto ha riportato il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, quando ha spiegato: “Se i diversi partecipanti ai futuri negoziati dovessero giungere all’idea che una repubblica federale possa essere il futuro della Siria, perché porre obiezioni?”. Nell’idea di Mosca – all’indomani della fase di tregua – vi è una Siria “unita, indipendente e sovrana”, anche se per qualcuno l’esperienza di una federazione non farebbe altro che gettare alle ortiche il proposito di dare un futuro al Paese.

Questa fase transitoria di tregua vuol essere l’occasione per i grandi del mondo di discutere su come “spartirsi la Siria”. Non piace molto – almeno ai siriani – l’ipotesi di un Paese diviso in parti. Inoltre, secondo il Cremlino “non si può immaginare un futuro per la Siria, se non si inizia a trattare col governo di Assad”. Le trattative coi vertici sarebbero – secondo Mosca – fondamentali per risolvere la crisi nel Paese, al pari della presenza dei curdi nei futuri trattati. Insomma, nell’idea della Russia di Putin non si possono intavolare negoziati se non si ha la presenza di tutte le parti in causa.

Il ricordo di Dayton ’95 della Polonia del ’39

Il ricordo che subito torna alla mente è quello degli accordi di Dayton del dicembre 1995 per l’ex Jugoslavia. Ma il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov ci tiene ad escludere un simile scenario per il futuro della Siria. L’unico elemento importante – condicio sine qua non – per la Russia è che “i futuri negoziati siano elaborati direttamente sul territorio siriano, e non a migliaia di chilometri senza conoscere la situazione reale e consultare le parti in causa”. Per qualcuno, invece, si profila la medesima sorte della Polonia del 1939. E a far presente una simile ipotesi è il leader druso Walid Jumblatt, politico libanese. Nelle parole di Jumblatt si riconosce appieno il destino buio della Polonia all’indomani della Seconda guerra mondiale, quando “la Polonia fu spartita tra Stati Uniti e Russia che si erano preventivamente messi d’accordo”. In questo senso di andrà verso un federalismo che non è assolutamente una panacea per la Siria, dal momento che diverrà presto “settario, di matrice mediorientale e non risolverà per nulla la guerra che oggi conosce a malapena una tregua”.

Stando al pensiero di Jumblatt, dunque, la tregua che da qualche giorno regge in Siria “non aprirà certo la strada a una soluzione politica definitiva”. Secondo il politico libanese, infatti, si assisterà ben presto a una spartizione “confessionale e settaria”, del tutto sottolineata dal contesto culturale del Medio Oriente. Questa spartizione, insomma, secondo Jumblatt, non porterà mai alla fine la guerra, ma la procrastinerà nel tempo. Una profezia oscura quella di Jumblatt per la Siria: “Ognuno avrà una parte da gestire. Da un lato i curdi, dall’altro gli alawiti e dall’altro ancora i sunniti. Poi verranno i drusi e i cristiani. Tutto ciò avrà un solo obiettivo: l’inesistenza futura della Siria”. Si assisterà allora alla distruzione sistematica e senza ritorno di un Paese che acquisì l’indipendenza nel 1946, e all’esodo forzato di milioni di uomini.

Intanto dall’Onu fanno sapere che i colloqui di pace a Ginevra slitteranno di 48 ore al 9 marzo prossimo. Ad annunciare la nuova data è lo stesso inviato delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura. Il rinvio è dato dalla necessità di prendere tempo a sufficienza per gestire le questioni logistiche e pratiche che si sono rese evidenti nelle ultime ore.

Tags:America,damasco,dayton,Germania,Ginevra,jugoslavia,jumblatt,kosovo,Nazioni Unite,ONU,pace,polonia,russia,siria,tregua,USA

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