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Nessuno ha le mani sporche di sangue – parte prima

Creato il 01 dicembre 2011 da Einzige
“ho passato anch’io anni della mia vitalegato dentro una caverna oscuraconvinto che le ombre sulle paretifossero il presente che cambiava.”
Titos Patrikios, La Caverna
I. i cani di Pavlov
ormai non ci sono più persone, solo cose. luoghi, al limite, ma pochi individui. tutta la solfa, che abbiamo ascoltato una marea di volte e ha, oramai, perso decisamente appeal, sull’omologazione e la standardizzazione è stata superata e buttata nel cesso, ma conteneva un’intuizione di fondo sostanzialmente condivisibile, e fattivamente devastante. non ci siamo ancora stufati di vivere come macchinette? di farci ingannare, sfruttare, dilapidare, dis-umanizzare e, infine, ammazzare? tranquilli: nessuna dietrologia. le vittime coincidono coi carnefici, nel sadico e apparentemente ingenuo gioco a eliminazione cui partecipiamo. gli stessi che fanno il veleno, poi l’ingeriscono. un cucchiaio per volta, a poco a poco. portando avanti l’ecocrisi globale. rimanendo inghiottiti dal materialismo.
II. post-modernismo
il trucco più riuscito del capitale (per esteso: della civiltà) è averci fatto credere che le cose sono sempre state così. non ci sono origini, non ci sono alternative, non c’è mai stato niente di meglio. conosciamo così bene i dettagli macabri della battaglia di Guadalcanal, le teorie keynesiane e l’epoca giolittiana: studiatela, per favore, ma non andate oltre questo. prima della civiltà non c’era niente. lo Stato, le Frontiere, le case-prigioni, i reati contro il capitale, la violenza, la lavastoviglie, la porsche turbo, la discoteca il venerdì e l’ubriacatura il sabato: questa è la libertà, e nient’altro.
III. intérrogations
nel frattempo, il vuoto prende piede e mette su radici.ci troviamo palliativi su palliativi, rimedi a malattie che noi stessi creiamo: il cancro è lo sfogo di una follia generalizzata repressa e negata, nessuno ci ha fatto il malocchio. inventiamo aguzzini e giudici per tenere a freno la nostra natura e fingere di essere ciò che non siamo e non saremo mai: macchine. macchine per far soldi e consumare, che non si devono fare domande, convinte che questo è quanto di meglio si possa volere.è ora di farsi venire i dubbi. o, almeno, di controllare se nelle vene scorre ancora sangue.
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unodue

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