C’è chi ha sostenuto che non avrebbe dovuto stare tra i finalisti del Premio Strega per non trattarsi di vera letteratura e chi, invece, l’ha definito come la rivelazione del concorso letterario di quest’anno. Qualunque opinione si faccia il lettore, è indubbio che Nessuno sa di noi, il romanzo di Simona Sparaco pubblicato da Giunti Editore e piazzatosi quinto nella finalissima di casa Bellonci (vinta da Walter Siti con Resistere non serve a niente) è un libro che si fa leggere senza fatica e soprattutto obbliga a porsi qualche domanda.
È il tema, quello dell’aborto terapeutico o eugenetico, a rendere scottante un romanzo che altro non è che il diario di una giovane giornalista freelance, Luce, che dopo anni di tentativi andati a vuoto riesce finalmente a restare incinta di Pietro, il suo compagno di vita, figlio di una coppia di industriali benestanti.
La coppia, felice e innamorata, si prepara con gioia ed entusiasmo all’arrivo di questo figlio così desiderato, ma al settimo mese di gravidanza l’ecografia rivela una verità agghiacciante: il bambino è affetto da una grave malattia che, in caso di sopravvivenza, lo obbligherebbe a una vita di sofferenze.
Tra mille dubbi e paure la coppia decide di ricorrere all’aborto terapeutico, vietato però dalle leggi italiane dopo la ventitreesima settimana. Per praticarlo si recano in una clinica inglese dove casi come questo non sono imputabili di infanticidio.
Dopo questa esperienza traumatica, Luce, che tenta di mitigare i suoi sensi di colpa navigando nei forum dove altre madri raccontano esperienze analoghe, vive una profonda crisi personale e di coppia, che la porterà a mettere in discussione ogni aspetto del suo futuro.
Più che un romanzo, una confessione, quasi il racconto di una paziente al suo psicologo, pagine dense di interrogativi che mettono faccia a faccia principi etici e religiosi, fede e coscienza. Con un linguaggio fin troppo spartano Nessuno sa di noi ha il potere di trascinare il lettore, specie se donna e madre, in una spirale di domande legate a un unico quesito centrale: che cosa farei io al posto suo?
Superata questa fase, la storia prende a scorrere su binari meno avvincenti, non noiosi, ma senza dubbio più scontati.
«Vedo bambini ovunque. E mi sembrano tutti così belli. Così insopportabilmente sani e belli. Ho bisogno di farmi una doccia.»
Nessuno sa di noi, pur arrivando a toccare le corde sensibili nascoste in ogni cuore (specie di mamma), non affonda il coltello fino a lacerarle e permette di affrontare la lettura con relativa serenità, nonostante la delicatezza del tema. Nella sua narrazione, così essenziale, Simona Sparaco lascia cadere qui e là qualche goccia di bellezza che fa piacere rileggere:
«L’avrei chiamato Lorenzo, come mio nonno, il partigiano. Se la vita è una guerra, che parta già preparato, mi sono detta. Anche un nome è una trincea, uno scudo dietro cui ripararsi.»
Nessuno sa di noi è un romanzo-non romanzo, una lettura accessibile a chiunque (e in Italia in genere questo significa essere banditi dalla categoria “letteratura” ma ce ne faremo una ragione) che ha il pregio di trattare temi socialmente rilevanti senza puntare il dito. Niente falsi moralismi, niente prese di posizione. Solo una donna e la sua coscienza.
- Titolo: Nessuno sa di noi
- Autore: Simona Sparaco
- Editore: Giunti Editore
- Pagine: 256
- Prezzo: 12€
- Voto: 6
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