Informazioni sul libro
Titolo:Romina Gobbo
Pubblicato da:Gabrielli Editori
Genere:Attualitá / Reportage
Formato e pagine:
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Trama:
C'è tanto da dire su Gerusalemme, e tanto è stato già detto. Questo libro aggiunge qualcosa, dal punto di vista umano, tra speranza e ostacoli certi. É un viaggio in una terra di tutti che forse non è veramente di qualcuno, un viaggio verso una pace che inizia poco per volta, già ufficiosamente iniziata nel cuore della gente.
Con le parole di Papa Francesco, Romina Gobbo, giornalista e collaboratrice di Avvenire e Famiglia Cristiana, battezza ogni capitolo di questo libro-reportage. Certamente con l’intento di rilevare quanto la pace possa dipendere anche da un Papa che non la proclama soltanto dai balconi di San Pietro, ma si muove, invece, attivamente per perseguirla, con i gesti, le azioni, perfino attraverso ciò che non dice.
Romina Gobbo con “Nessuno strumentalizzi Dio!” ci porta in Terra Santa, da un lato un grande esempio di inter-religiosità e rispetto per i luoghi di culto, comuni a più confessioni da secoli, e dall’altro anche prova di profonda negazione della libertà religiosa, di sospetto, violenza e occupazione. Per Ebrei, Musulmani e Cristiani quella è la propria casa, legittima, nessuno se ne priverà mai. In un clima di tensioni, nel passato, e di stallo in merito alla dichiarazione di pace ora, Papa Francesco ha voluto, con un atto di coraggio che può aprire la via ad altri, visitare la Giordania, Israele e i territori palestinesi. Questo libro è la testimonianza di quel viaggio dal 24 al 26 Maggio 2014, un reportage accurato arricchito da interviste a figure religiose di spicco e operanti nel territorio e da ulteriori testimonianze.
Dal carattere giornalistico, privo di opinioni personali e schietto, si affida ai fatti, alla storia dunque, e alle considerazioni di chi Gerusalemme la vive tutti i giorni. La situazione israelo-palestinese è molto complessa, sarebbe impossibile chiudere il cerchio, e, infatti, lo scopo della giornalista Gobbo non è approfondire tale questione da un punto di vista politico ma esaminarla dal punto di religioso, come fotografia del momento, alla ricerca di un messaggio che possa essere comune e di speranza. Un punto di partenza, perché la pace è fatta di tanti punti di partenza.
Papa Francesco nel suo viaggio riprende le note parole di Papa Giovanni Paolo II secondo cui “c’è bisogno di ponti e non di muri”. I muri rappresentano ciò che non permette all’uomo di vedere la sua stessa uguaglianza. Solo abbattendoli si può garantire la libertà religiosa nel mondo e a Gerusalemme stessa. Questo coraggio passa per il dialogo, certamente fra le confessioni, ma anche all’interno della famiglia, pilastro della società, ricorda Papa Francesco alle madri palestinesi, instillando la cultura della pace nei ragazzi e non lasciando che in loro cresca l’odio. E a proposito di dialogo, Papa Francesco, dando l’esempio e fornendo un modello, prosegue quello con la Chiesa Ortodossa. Cinquanta anni dopo l’incontro tra Paolo VI e Atenagoras I, incontra Bartolomeo diretto discendente e patriarca di Costantinopoli, un colloquio apprezzato da tutti i Cristiani.
Lavori in corso anche per un’unità interna, dunque.
Un punto in comune che le interviste di questo reportage hanno messo in luce è il ruolo della Storia: tutti sentono il peso della Storia a Gerusalemme, qui vale più che in altri posti del mondo. Gerusalemme ha bevuto molto sangue. Qui la Storia ha lasciato un’eredità pesante, un fardello, questo condiziona il modo di muoversi, di comportarsi, la propria libertà. Bisogna essere cauti, piccole cose possono avere grandi conseguenze. Ma vivere a Gerusalemme, oggi, permette anche di fare grandi cose.
Trovo interessante, inoltre, che in questo viaggio Papa Francesco, a differenza di altri esponenti religiosi nel mondo, non cerchi di far prevalere i diritti di una popolazione o religione in particolare, non reclami nessuna terra ma solo l’unità. Questa scelta di non fare politica, a mio parere, è più ponderata rispetto al passato e rispecchia sia la natura caratteriale del Papa, sensibile, dolce e soprattutto pratica, sia una Chiesa “nuova” che ha rivisto alcune sue posizioni, meno intransigente, che ha deciso di essere più diplomatica e aperta al dialogo.
“Il terreno comune? L’uomo, la dignità umana, l’impegno di testimonianza della sacralità della vita umana, creata da Dio, il rispetto che ci dobbiamo e la solidarietà, perché creati per essere fratelli.”
(Fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di terra Santa)
Certo non si possono chiudere gli occhi. Israele è occupazione, appare intoccabile perfino all’interno dell’Onu, e la Palestina fa solo piccoli passi avanti sulla carta. Israele fa paura, gioca con il terrore, a parte le marce per la pace e altri piccoli segnali pochi stati al mondo si sono apertamente schierati contro, forse perché alcune lobby nei Paesi che contano sono ebraiche.
Questo libro è la testimonianza diretta che c’è voglia di pace, voglia di condividere nel profondo rispetto. Mancano le condizioni generali ma non mancano gli sforzi e i momenti in cui questo accade. Momenti di solidarietà, di sacrificio per la comunità, di resistenza non violenta, di donazioni e di aggregazione sociale per la ricostruzione. L’amore dell’Effetà, per esempio, che aiuta bambini audiolesi a capire e a studiare, il Caritas Baby Hospital e tante altre strutture che parlano già di pace, aperte a tutte le confessioni religiose.
Approfondimento
Questa lettura mi ha aperto gli occhi grazie a una prospettiva diversa rispetto a quelle che ci forniscono solitamente i media. Si legge sincerità, nonostante le domande spigolose della giornalista, le risposte, il più delle volte testimoniano la verità piuttosto che sterile diplomazia. Qualcosa sta cambiando.
La parte più interessante di questo libro probabilmente è quella che rivela come si vive in Terra Santa, da cattolici, e quali sono i rapporti con le altre confessioni. Saperlo potrebbe stupirvi. Probabilmente Gerusalemme resterà la terra di tutti coloro che la abitano e avrà solo inquilini ufficiali, lo auspico. Quando si smetterà di “combattere per un’idea di fede che esclude le altre”* e tutti comprenderanno di aver ricevuto lo stesso grande tesoro dal loro Dio non ci sarà bisogno di erigere muri, di rubarsi metri cubi di acqua, di calpestarsi le dignità.
Nel frattempo ogni piccolo passo avanti sembrerà chilometri di speranza.
(* “Nessuno strumentalizzi Dio!”- Capitolo 12 – Romina Gobbo)