3° parte
Perché definite gli animalisti e gli anti-vivisezionisti dei fanatici fondamentalisti?
Direi che questo si riallaccia a quello che dicevo poc’anzi: il cuore non è razionale, non è sempre amorevole, e non si preoccupa dei mezzi usati per raggiungere i propri obbiettivi. Gli animalisti che visitano la nostra pagina tendono ad aggredirci nel peggiore dei modi, augurandoci la morte, dicendoci che siamo dei sadici bastardi e che sui tavolini di vivisezione vorrebbero vedere i nostri figli … Parlano col cuore? Forse. Ma allora è un cuore più selvatico degli stessi animali. Questi toni da guerra santa non si addicono certo a un dibattito serio e scientifico. Un altro “must” animalista è “informatevi, ignoranti!”. Il buffo è che nessuno di quelli che ce l’ha mai detto si è poi rivelato a conoscenza dei problemi biologici e scientifici di fondo, essendosi invece fatta un’opinione guardando vecchi video su youtube, magari contenenti interventi di sedicenti studiosi di dubbia competenza. Ora, che la sperimentazione animale in vivo possa essere ridotta non v’è dubbio (è la cosiddetta regola delle tre “R”: Replacement, Refinement and Reduction: sostituzione ove possibile, affinamento e riduzione delle tecniche di sperimentazione animale). Ma al contempo la comunità scientifica, con rare eccezioni, è concorde sull’irrinunciabilità, allo stato attuale, dei modelli animali nella ricerca. Ostinarsi a non voler vedere questo dato, cercando di costruirsi autentiche pseudoscienze ad hoc per negarlo, è del tutto assimilabile a quanto accade ad esempio col creazionismo degli integralisti religiosi americani, o con le preghiere di guarigione dei santoni, o con le medicine alternative che vanno tanto di moda oggi ma non hanno mai superato un solo trial clinico. Ci si crede per fede, e solo dopo si cercano (creano?) prove a supporto …
Sostenete che il movimento animalista è ispirato dal cristianesimo. In che senso?
I rapporti fra animalismo e cristianesimo sono complessi. Parlare di ispirazione in realtà sarebbe eccessivo, ma parlare di debiti intellettuali, non necessariamente consapevoli, non lo è. Molte ideologie europee si dichiarano assolutamente anticristiane ma, a conti fatti, hanno debiti pesanti nei confronti del cristianesimo, e l’animalismo non fa eccezione. Esso rinnega assolutamente qualsiasi ascendenza cristiana, e anzi vi si pone in diretto contrasto. Alcuni hanno addirittura dato per scontato che la nostra iniziativa, di per sé a-politica e a-religiosa, dovesse avere radici in un background “cristiano e di destra”. Gli animalisti, in generale, ritengono di solito di aver superato l’antropocentrismo che caratterizzerebbe la religione cristiana, e si spendono spesso in parole poco gentili verso i credenti. Ma in realtà il cristianesimo non è certo antropocentrico , almeno negli intenti: per il cristianesimo al centro di tutto non è l’uomo, è Dio: solo a Dio l’uomo deve il suo posto nella natura, è Dio che gli ha concesso di usarla per i propri scopi, è da Dio e solo da Dio che l’uomo riceve l’immagine, e dunque la dignità. Che Dio, poi, sia solo un’idea umana, non fa molta differenza; la cosa che conta è il fatto di essere governati da quell’idea. Più che antropocentrico, il cristianesimo è “teocentrico”; l’antropocentrismo, il concetto di dignità dell’uomo perché uomo, perché essere razionale capace di darsi da sé le sue leggi, è illuminista.
Il concetto è quindi che secondo voi l’animalista è un fanatico che al posto del suo Dio mette l’animale…
L’animalismo al posto di Dio mette concetti più vaghi, romantici e paganeggianti, come la “vita” (si parla spesso di “biocentrismo”) o la “natura”. Gli uomini erano tutti uguali perché tutti “fratelli in Cristo”. Per gli animalisti lo sono in quanto tutti “fratelli nella natura” e tutti “creature di questa terra”, come gli animali (espressioni simili le ha usate ad esempio Margherita Hack, animalista, seppur non estremista, e notoriamente atea). Non è forse lo stesso principio? Eppure per Kant, ad esempio, era la razionalità a farci tutti fratelli, tutti simili e tutti meritevoli di rispetto; era la “volontà legislatrice” umana. Malgrado anche questa impostazione non sia scevra da influenze cristiane, resta il punto chiave che la moralità in essa non è intesa come caratteristica di tutto il mondo naturale, dell’ “ordine divino”, ma come peculiarità umana, prodotto di esseri razionali per esseri razionali. Questo è ciò che gli animalisti negano. Ironicamente, però, esattamente come i cristiani, gli animalisti non possono comunque cancellare il dato di fatto che la morale è un prodotto umano, e il loro biocentrismo è solo tante parole. Quindi il loro tentativo di applicare categorie esclusivamente umane come il “diritto” agli animali si rivela come una forma di antropocentrismo estrema. Alla fin fine, come i cristiani, sono più antropocentrici degli antropocentrici.
Un mondo senza la sperimentazione sugli animali è possibile? E’ auspicabile? Se no, perché?
È possibile… Ma avrebbe un prezzo altissimo che lo renderebbe poco auspicabile. Spesso gli animalisti non se ne rendono davvero conto; quello che cerchiamo di fare è anche fare in modo che se ne accorgano. Una volta che sappiano davvero a cosa porterebbe rinunciare alla sperimentazione animale, solo allora potranno decidere in modo informato se essere pro o contro, non certo dopo aver visto un video su youtube che ripeta i soliti slogan triti e ritriti come “la vivisezione è inutile perché umani e animali sono diversi”. Ora come ora, cessare la sperimentazione animale vorrebbe dire l’arresto quasi totale del progresso nelle scienze biologiche, e quindi anche di quasi tutte le branche della medicina e della farmacologia. Certo, sarebbe possibile studiare alcuni fenomeni su modelli semplificati, come colture cellulari e simili, ma è chiaro che, per fare un esempio, se vuoi studiare come si deve la funzione cardiaca devi avere un cuore formato e battente, altrimenti sono solo elucubrazioni; è per ora non siamo in grado di coltivare cuori come melanzane. In generale è bene ricordare che fino a prova contraria noi umani siamo organismi animali, e pensare di poter studiare l’organismo animale senza l’animale è come pensare di giocare a pallone senza il pallone. È un insulto al metodo scientifico.
Ok, ma se ipotizzassimo di proibire la sperimentazione animale, come funzionerebbe la ricerca medica?
L’unica alternativa sarebbe usare direttamente cavie umane per ogni genere di esperimenti (sempre che non siamo interessati a studiare una specifica funzione animale, perché no? Anche quello può avere delle applicazioni). I nazisti facevano così, e infatti nel terzo Reich la sperimentazione animale era proibita…Tuttavia, non vogliamo chiudere le porte alle possibilità del progresso scientifico. Può darsi che un giorno si trovi qualche tecnica di modellizzazione biologica tanto avanzata da permetterci di fare a meno dei modelli animali senza conseguenze pesanti sulla nostra salute e sulla nostra consapevolezza del mondo. Ma non ora. E non di qui a poco.
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