Magazine Diario personale

Nessuno tocchi la sperimentazione sugli animali

Da Farfalla Legger@ @annamariaa80

Ritorno a parlare di vivisezione un argomento anzi un problema che mi sta prendendo sempre di più…Su

http://www.giornalettismo.com/archives/162547/nessuno-tocchi-la-sperimentazione-sugli-animali/

Sul sito c’è tutto l’articolo, molto lungo, che io ho deciso di pubblicarlo “a pezzo” per poterlo rileggere fino alla nausea perchè questo è il sentimento che mi procura e poterlo combattere facendo la mia parte, nel mio piccolo.

Allora 1° parte:

28 ottobre 2011

Un gruppo di studiosi, ricercatori e appassionati e quella pagina su Facebook che attacca gli anti-vivisezionisti: “Sono dei fondamentalisti dell’irrazionale”

Immagini strappalacrime di animali rinchiusi in laboratori di ricerca; campagne pubblicitarie a favore dell’interruzione di ogni sperimentazione di farmaci e cosmetici sugli animali, prima che si passi alla fase umana dei test; opinioni di associazioni e di gruppi non governativi che ritengono la sperimentazione sugli animali come una vera e propria barbarie: avete trovato chi vi risponderà sulle rime. Ci siamo imbattuti in una sorta di collettivo scientifico, anzi: più che altro di un gruppo di studiosi e ricercatori che fa campagna militante per la difesa del principio scientifico, della razionalità e della logicità delle scelte. Il concetto è molto semplice: fare sperimentazioni scientifiche sugli animali è consigliabile, se non inevitabile; ed è una pratica razionale e perfettamente accettabile che va difesa ad ogni costo dai sedicenti animalisti, che altro non sarebbero se non attivisti fanatici al limite dell’integralismo, assimilabili senza troppa difficoltà agli estremisti religiosi con i quali condividono moltissimo del loro pensiero: “L’unico regime in cui la sperimentazione sugli animali era proibita fu quello nazista”.

VEDERLA DIVERSAMENTE – E’ certamente un modo di vedere molto diverso da quello mainstream ciò che gli animatori della pagina Facebook “A Favore della Sperimentazione Animale” propagandano: e il verbo è tutt’altro che casuale. Fra note, spiegazioni, serrati dibattiti con i commentatori che di quando in quando cercano di evidenziare come la sperimentazione sugli animali degli agenti chimici sia nient’altro che crudeltà, A.F. e M.V. rispondono regolarmente ad ogni critica, aggregano link e scrivono per filo e per segno quale sia il loro punto di vista su ciò che viene chiamata vivisezione: e secondo loro il termine, nonché l’uso che se ne fa, è scorretto. “La vita umana è più preziosa dei topi”, è il motto della pagina, che la pensa così.

Un essere umano che contrae una grave malattia, non teme tanto il dolore fisico provocato dalla malattia, quanto la sofferenza psicologica derivante dalla consapevolezza di trovarsi sul punto di morte, o di riportare invalidità permanenti, o ancora si preoccupa, a buon ragione, che i familiari patiscano per la sua disgrazia. La consapevolezza della malattia e delle sue conseguenze, è permessa da una precisa facoltà mentale chiamata autocoscienza. (…) La domanda lecita a questo punto è: com’è possibile determinare la presenza di autocoscienza negli animali. Il test per accertare la presenza di autocoscienza è il riconoscimento della propria immagine riflessa allo specchio. Superano il test soltanto alcuni primati, come lo scimpanzé, ed i cetacei, come i tursiopi (delfini), oltre ovviamente l’uomo.
A prescindere dal test, occorre considerare che l’area cerebrale che presiede alla formazione dell’autocoscienza è la Neocorteccia, struttura di cui la maggior parte degli animali è sprovvista. Sulla base di tali considerazioni è possibile asserire con certezza che la sofferenza animale non è minimamente paragonabile alla nostra.(*)

Dall’idea di base per cui gli animali non soffrono come gli uomini, deriva l’accettabilità morale della sperimentazione su di essi. Sono altri, inoltre, i fattori che andrebbero considerati.

A prescindere dalle differenza nella capacità di soffrire tra uomo e animale, esistono altri aspetti secondari che contribuiscono a considerare moralmente accettabile la sperimentazione animale: Differenza di longevità : un topo domestico non vive oltre i tre anni. Esporlo ai rischi della sperimentazione (che per inciso non necessariamente comportano la morte) all’età di un anno e mezzo, significa che comunque, male che vada, gli sarebbe rimasto poco da vivere. Rapporto numerico: indipendentemente dal numero di cavie destinate alla sperimentazione, è enormemente più grande il numero di vite umane che il progresso medico/scientifico, derivante dalla sperimentazione animale, è in grado di salvare. Benefici per gli stessi animali: se esiste il farmaco per curare il vostro affezionato animale domestico, è per merito degli studi condotti su altri animali. e per ultimo la Natura: Prediligere la propria specie non è un atto ignobile, come molti animalisti sostengono, è invece condizione naturale.

Vista la decisione con cui tali contenuti vengono proposti, non stupisce che la pagina sia costantemente popolata da commentatori che definire furente è poco.

(*) Domanda mia: anche ammettendo che ciò sia vero…questo ci autorizza a fare sugli animali la sperimentazione?



Filed under: Animali, Articoli, Violenza, Vivisezione

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