In un cerchio di sedie serrate, un manipolo di bambini gioca randagio e disciplinato senza curarsi di Martin, nascosto con fare mogio e annoiato sotto basse panchine di legno, come un barbone relegato sotto i suoi cartoni.
Gioco anch’io, no tu no! La risposta è a muso duro, il cerchio rimane chiuso, Martin resta fuori come un puntino disperso su un piano.
Con una regia mossa e partecipe da filmino di famiglia e la totale assenza di colonna sonora, Werner Herzog parte da questa situazione per illustrarci una vicenda fatta di tristezza e amicizia. Quella tristezza incarnata dai freddi, secchi, plasticosi popcorn mangiati da Martin e quell’amicizia ricorrente nella citazione della premiata coppia Stanlio e Ollio.
Ma basta un corvo parlante per sciogliere il ghiaccio interiore di una bionda compagna di classe, Nicole. E un’amicizia tira l’altra. La piccola, come un boss formato materna, convince gli altri ad aprirsi. E’ così che nel finale il cerchio si schiude. Martin, il puntino, trasforma il cerchio in una linea curva aperta. Non è più la pecora nera. Ora gli opposti convivono. Come il bianco e il nero, non a caso i colori dei due porcellini d’India “vestiti in maschera”. L’integrazione è compiuta.