Prendi una linea ADSL, un disposito per vedere i contenuti (Apple TV, Tablet, PC), una prepagata Paypal e l’accesso al mondo di Netflix diventa magicamente realtà. E’ la prima esperienza di tv-on-demand che faccio e intuisco già da subito che il pericolo di non schiodarmi più dal divano è alto. Per l’esperimento Netflix ho usato la mia vecchia Apple Tv, la quale eroga il servizio in modo facile e veloce attraverso il suo telecomando minimale. Quando stringo il telecomando in mano e accedo al menu sento come un superpotere crescente, la forza di accedere a decine di contenuti per migliaia di ore è come mettere la droga più raffinata nelle mani del drogato più incallito.
Meglio iniziare con un film gia visto per testare la stabilità del segnale o andare dritto al sodo e fare bingewatching con una serie inedita? Una pausa caffè mi aiuta a prendere la decisione più ponderata: partiamo con un film, riguardiamo Shooter. Il film di Antoine Fuqua scorre fluido, senza il minimo buffering, come se a portarlo a me fosse un normale canale Tv in chiaro. La qualità standard con abbonamento da 7.99€ è stata una scelta obbligata dato il livello di arretratezza della linea ADSL che ancora patisco con la maledettissima Tiscali. Per tutto il film non riesco a pensare ad altro che al pericolo di buffering, preparandomi da un momento all’altro ad imprecare e piangere dinnanzi al mito di Netflix che scompare sotto il giogo di un segnale wi-fi medioevale. Nulla di tutto questo accade e i titoli di coda scorrono indisturbati.
Soddisfatto decido di eseguire uno stress test mettendo più distanza tra la Apple Tv e il modem, dunque collegando il dispositvo in un diverso televisore di casa. Ripristinato il collegamento passo a Nercos, originale serie di Netflix su Pablo Escobar e alcuni eventi reali della sua vita. Nessun buffering, nessuno stop, niente di niente. Nel godermi il pilot in italiano della serie mi rendo conto che Netflix è una rivoluzione a tutti gli effetti e il suo potenziale potrebbe essere enorme. Un mese di prova gratis, una prepagata, un account fatto in quattro minuti tramite internet senza firmare nulla, un costo irrisorio di 7.99€ per la versione Basic e la possibilità di poter congelare l’account nel momento in cui non mi vada più di spendere un euro, è qualcosa di epico nonchè un monumento alla bellezza della semplicità nella sua forma più pura.
Il servizio funziona perfettamente e i contenuti credo non siano in grado di scontentare nessuno. I film presenti sono datati direbbe qualcuno, eppure nemmeno un cinefilo drogato di cinema come me può dire di averli visti tutti, in una libreria che da oggi in poi subirà continui aggiornamenti. Penso a cosa staranno pensando i CEO delle principali concorrenti di Netflix, tra analisi strategiche alternative e correzioni del budget per ridimensionare i propri tariffari, francamente da estorsione. Penso al fenomeno Whatsapp e al fatto che non mando un SMS da mesi, gli stessi che prima pagavo 12 cent l’uno alla Vodafon. Penso alle innovazioni intelligenti che ci liberano dal potere dei capitalisti senza scrupoli. Penso a tutte queste cose e mi perdo un significativo dialogo tra Escobar e un suo socio in affari, dialogo che col tasto Rew del telecomando recupero in un qualche secondo, mettendo una pezza al danno.Terminata la visione di Narcos abbandono l’idea di un bingewatching d’assalto e passo a un documentario su Steve Jobs per stemperare i toni; è un po come passare dal dolce al salato, svuota la mente e resetta il cervello. Terminato il documentario, come ogni individuo dinnanzi al dilemma della troppa scelta, mi ritrovo a chiedermi se proseguire con la mia nuova serie tv o sperimentarne di nuove, magari con Marco Polo, Sense 8 o Scream. Tutte inedite e dalle produzioni altisonanti.
Troppe domande e dubbi che prima non mi ponevo mi convincono già dal primo giorno che questo Netflix, se mal gestito, condannerà alla sociopatia e al degrado da divano molti miei simili. Una prospettiva dopotutto non così malvagia se ripagata con del sano amore digitale tra uomo e cinema.