Posted 30 luglio 2013 in Slider, Una settimana del mondo with 0 Comments
di Alessio Fratticcioli
Eccoci al quinto appuntamento di NetWorld (gruppo di siti indipendenti che fanno informazione, analisi e approfondimenti sulla politica estera). NetWorld si compone di realtà nate dal basso, capaci di crescere nel tempo con redazioni composte da giovani professionisti, dottorandi, ricercatori, giornalisti che non appartengono a grandi gruppi editoriali, che non ricevono finanziamenti pubblici e che sono del tutto no-profit. Tutti uniti, però, con lo scopo di offrire una visione più ampia possibile e non legata a finalità partitiche o di bandiera sui temi della politica internazionale.
Settimana: 22-28 luglio 2013
AMERICA. Buongiorno, care amiche ed amici. Quest’oggi il nostro viaggio nell’informazione internazionale ci porterà in quattro continenti. Partiamo con l’America, dove il dilemma della crescente immigrazione clandestina, scrive Chiara Ronca su L’Antidiplomatico, ha portato USA e Messico a costruire una recinzione lungo il confine. Dalla parte settentrionale del continente passiamo a quella meridionale: su Cronache Internazionali Dante F. Marcantognini analizza i primi cento giorni di presidenza di Maduro in Venezuela. L’erede del carismatico Hugo Chavez ha decretato diverse misure per fare fronte ai problemi più urgenti, quali la scarsità di generi di consumo di prima necessità, la criminalità, la corruzione e la caduta della produzione di petrolio. Ma i problemi permangono e la situazione è delicata, tanto che, secondo l’autore, la revolución rischia di entrare in terapia intensiva.
AFRICA. Dopo il colpo di stato militare del 3 luglio, la situazione in Egitto rimane critica ed il Presidente deposto Morsi è stato accusato di spionaggio e cospirazione con Hamas da un tribunale del Cairo. La situazione è tesa anche in un altro paese arabo del Mediterraneo, la Tunisia, dove nei giorni scorsi è stato assassinato Mohamed Brahmi, ex segretario generale del Movimento del Popolo e deputato dell’Assemblea costituente tunisina. Restando nel Continente Nero, ma spostandoci nella regione subsahariana, andiamo a vedere cosa succede in Mali, un paese dilaniato da una guerra civile che trova poco spazio mediatico. Riccardo Nanni su Cronache Internazionali illustra la complicata situazione sociopolitica dell’ex colonia francese, che necessita – dopo il colpo di stato del 2012 – di darsi un presidente democraticamente eletto, ma che rischia di assistere a poco più di una farsa elettorale.
EUROPA. Di questi tempi il Vecchio Continente fa rima con crisi e protesta, e l’area balcanica non fa eccezione. East Journal analizza la crisi politica ed economica della Bulgaria, dove nei giorni scorsi gruppi di manifestanti hanno preso d’assalto il Palazzo dell’Assemblea Nazionale. Un centinaio tra deputati, ministri e giornalisti sono stati ‘liberati’ dopo ben otto ore di assedio. Assediato anche il Parlamento della Bosnia Erzegovina, Nell’ex paese jugoslavo, scrive Alfredo Sasso, ha oramai preso piede la cosiddetta “Baby Revolution”.
ASIA. Lo scacchiere geopolitico della regione Asia-Pacifico è oramai dominato dalla crescente potenza cinese e dagli sforzi statunitensi per contenerla. In questo quadro, se l’ASEAN, l’associazione regionale del sudest asiatico non riuscirà a risolvere le inconsistenze interne, le Filippine rischiano di diventare uno stato di frontiera in bilico tra l’appetito energetico dell’Impero di Mezzo e la sfida obamiana dell’“Asia Pivot”. A riguardo, Le Terre Sotto Vento propongono un’analisi di Walden Bello: ASEAN – Una tempesta sta montando nel Pacifico Occidentale. Nel frattempo, in Giappone il nazionalista Shinzo Abe ha vinto comodamente le elezioni per il rinnovo della metà dei seggi della Camera Alta. Promette di rilanciare la terza economia mondiale, ma le sue posizioni negazioniste ed anti-cinesi potrebbero fomentare le tensioni nel nordest asiatico. Per chiudere, Cambogia, dove domenica 28 luglio si sono tenute le quinte elezioni dalla ‘rinascita’ del paese dopo la tragedia della guerra e delle presa del potere da parte dei Khmer Rossi negli anni Settanta del Novecento. Con il leader dell’opposizione Sam Rainsy rientrato in patria dopo alcuni anni esilio, le forze che si oppongono all’autocrate Hun Sen si sono presentate unite e – notizie dell’ultima ora – hanno ottenuto un ottimo risultato che, seppur non sufficiente a scalzare il primo ministro dal potere, può essere comunque considerato il primo passo verso quella che si preannuncia come una difficoltosa transizione.
Buona settimana e buona lettura a tutte/i voi, care amiche e cari amici.
Tutte gli articoli segnalati in questa rassegna provengono da Arab Press, BloGlobal, Cronache Internazionali, East Journal, L’Antidiplomatico, Terre Sotto Vento, ed Asiablog , i siti che compongono NetWorld.
Tags: ASEAN, bebolucija, Bosnia Erzegovina, Egitto, Hamas, Maduro, Morsi, Venezuela Categories: Slider, Una settimana del mondo