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Neuroni danneggiati, possibile ripararli con le staminali

Creato il 25 febbraio 2015 da Conservazionecordoneombelicale @SorgenteSalute

Da nuove interessanti ricerche sulle potenzialità e sulle più importanti funzioni delle cellule staminali, è emerso che queste cellule potrebbero rivelarsi utili nella riparazione dei neuroni danneggiati e quindi nel trattamento di diverse malattie neurodegerenative. Vediamo di cosa si tratta.

Conservazione cordone ombelicale - Guida
Di: Redazione

Secondo alcune ricerche scientifiche recenti, le staminali potrebbero rivelarsi utili nella riparazione dei neuroni danneggiati a causa di malattie neurodegenerative – Alzheimer, morbo di Parkinson, sclerosi multipla – o di ictus e lesioni al cervello.

Tra le potenzialità delle staminali vi è la differenziazione: queste cellule, infatti, possono differenziarsi dando vita a qualunque altro tipo di cellula, riparando tessuti danneggiati o lesionati. Inoltre, un tipo specifico di queste cellule, le staminali del cordone, viene utilizzato oggi con efficacia documentata per il trattamento di molte malattie gravi, come leucemie, linfomi, ed altre malattie del sangue.

Dalle recenti ricerche è emerso, però, che le potenzialità delle staminali non finiscono qui: una serie di studi ha indicato l’importanza di queste cellule nel trattamento di malattie neurodegenerative allo scopo di sostituire e rigenerare i neuroni danneggiati.

Il neurologo Olle Lindvall, candidato al premio Nobel, ha effettuato diversi studi che hanno portato alla sperimentazione clinica dell’uso di queste cellule in particolare sui pazienti affetti dal morbo di Parkinson: dai suoi studi è emerso che le cellule staminali possono favorire la sostituzione dei neuroni danneggiati, grazie alle loro specifiche potenzialità di differenziazione.

Questa e molte altre ricerche in merito si stanno concentrando sulle potenzialità delle staminali e sul loro possibile uso per contrastare le patologie che derivano da un danneggiamento o dalla morte dei neuroni: serviranno ancora diversi studi, ma i primi risultati sono incoraggianti e lasciano spazio alla speranza di nuovi trattamenti a base di staminali.


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