Non lasciarmi(USA, UK 2010)Titolo originale: Never Let Me GoRegia: Mark RomanekCast: Carey Mulligan, Andrew Garfield, Keira Knightley, Charlotte Rampling, Sally Hawkins, Domnhall Gleeson, Izzy Meikle-Small, Charlie Rowe, Ella PurnellGenere: fantascienza sentimentaleSe ti piace guarda anche: Gattaca, Espiazione, Kynodontas, An EducationUscita italiana: 25 febbraio (per IMDb), 25 marzo (per MYmovies)
Trama semiseriaTre ragazzini in un collegio privato britannico, Kathy, Tommy e Ruth divisi nel più classico dei triangoli amorosi, proprio come in Twilight New Moon, solo che stavolta ci sono due ragazze e un ragazzo, zero vampiri e zero licantropi e insomma per fortuna questo film non c’entra niente con New Moon. Però pur non essendoci creature fantasy palestrate, questi tre non sono ragazzi normali. Sono cloni umani…
Recensione cannibaleNon lasciarmi è uno di quei film che probabilmente non entusiasmeranno molto la critica e i duri e puri. Uno di quei film che bisogna fermarsi a guardare più con il cuore che con il cervello. Uno di quei film tipo Amabili resti, insomma (ma senza componenti new-age), in grado di dividere gli spettatori e inevitabilmente qualcuno dirà: sì carino, ma ci sono dei buchi nella sceneggiatura, sì ma il libro era meglio, sì ma il film illude e poi non decolla, sì ma tutte le complesse tematiche etiche e sociali tirate in ballo dovevano essere sviluppate e approfondite meglio per danzare come Natalie Portman in Black Swan.Tutte obiezioni vere, questo è un film del tutto imperfetto, forse anche una mezza occasione mancata, eppure… eppure si fa amare, come una figlia femmina quando tu volevi un maschio, come un cucciolo con una zampa monca che ti sei ritrovato in casa senza sapere come, come una ragazza bruttina dall’inspiegabile fascino di cui finisci inevitabilmente per innamorarti.
Never let me go allora non lo lasci. La prima parte è molto classica, con il solito ambiente perfetto di un college britannico, uno di quelli apparentemente per figli di privilegiati o qualcosa del genere. La verità è però diversa, visto che i ragazzini dell’istituto sono segregati in una realtà idilliaca ma fasulla quanto quella dell’inquietante Kynodontas. Perché questi ragazzini e ragazzine non diventeranno un giorno medici, insegnanti, cassiere all’IperCoop, lavoratori precari, escort nella villa di Arcore. Per loro il destino è un altro, è già stato scritto e non può essere cambiato: sono cloni umani e lo scopo unico delle loro vite è quello di donare gli organi agli originali che li hanno ordinati.
Per essere un film di fantascienza è comunque molto anomalo: privo di effetti speciali, esplosioni, complotti e inseguimenti perdifiato. Insomma, se non vi piacciono i film fantascientifici guardatelo tranquillamente che qui di omini blu, spade laser o vulcaniani con le orecchie a punta non ce ne sono.I cloni sembrano non voler cambiare il loro destino, non c’è una vera lotta per opporsi al fato. Sembra di stare in Italia: tutti rassegnati a ciò che ci è toccato. La storia preferisce allora concentrarsi sul rapporto che lega i tre protagonisti, dall’infanzia fino alla pubertà, in un passato alternativo distopico alla Lost. Le vicende infatti sono ambientate tra gli anni ’70 e i ’90, ma essendo un mondo alternativo sembra di stare piuttosto dentro gli anni ’50. Vi sembra una cosa troppo complessa? Prendetevela con il nippo-britannico Kazuo Ishiguro, autore del celebrato romanzo da cui il film è tratto.La regia di Mark Romanek (“One hour photo”) fa il suo compito con diligenza, utilizzando un tono classico forse leggermente senza brio e privo di particolari guizzi; osando di più a livello visivo si sarebbe potuto immaginare non solo un gioiellino, ma un vero e proprio filmone alla “Gattaca”, la storia c’era tutta.
Il valore aggiunto del film sono allora un'avvolgente atmosfera desolante e le interpretazioni dei tre protagonisti. Andrew Garfield, l’amichetto fottuto da Mark Zuckerberg in The Social Network nonché prossimo Spider-Man, è ormai una garanzia non solo per il futuro ma già per il presente, Keira Knightley l’hanno un po’ imbruttita rispetto al suo solito (il che significa che è comunque una gran figa) e forse per questo sembra più brava rispetto al suo solito (che comunque se l’è sempre cavata bene).Su Carey Mulligan ve l’avevo già menata abbastanza con “An Education” e anche stavolta non posso fare a meno di continuare ad esaltarla. Sarò onesto: senza di lei penso che il film mi sarebbe piaciuto probabilmente di meno, perché con quel suo volto triste e imbronciato riesce a rendere nella maniera più poetica e immediata possibile tutta la difficoltà di un amore contrastato, di una vita infelice già segnata e scritta da altri, perché la vita dei cloni non è libera. La nostra d’altronde lo è veramente?(voto 7/8)
Scena e canzone cult: la versione bambina di Carey Mulligan (interpretata dal suo piccolo clone Izzy Meikle-Small) che ascolta “Never let me go”
Magazine Cinema
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