di Iannozzi Giuseppe
Nessuno ascoltò la disperazione di Giuda, ed allora s’alzò e s’allontanò dal consesso di tutti quei poveri mortali inginocchiati: gettò addossò alla moltitudine un ultimo sguardo di rimprovero e fra i denti masticò l’amara ostia, ma confidando che almeno una capretta l’avrebbe trovata lungo il cammino per soddisfare il suo desiderio. Nell’intanto Voltaire, indicando con l’indice Gesù, disse la sua unica verità urlandola, e il cielo si divise in due: “Questo è un uomo veramente buono. Troppo buono. Come il pane!” Gesù, udendolo, gli gettò addosso la parrucca che gl’aveva strappata. E quell’uomo fu felice come un Pasqua.
Quando l’uomo ebbe raccontato il sogno, Freud s’accarezzò la barbetta caprina, ma rimase in silenzio.
“Allora?” – bofonchiò il paziente impaziente.
Freud gli sorrise, mostrandogli trentadue denti perfetti, e finalmente lo rassicurò: “Si può fare.”
Mise su un cd, giusto per creare l’atmosfera: “…So my angel she says, don’t you worry/‘bout the things they’re saying, yeah… let’s go outside/ in the sunshine/ I know you want to, but you can’t say yes/ let’s go outside/ in the meantime/ take me to the places that I love best…” *
“Gesù ci ama Tutti. Anche te, Giuda!” Tossì brevemente. “Volevo solo lasciarti un po’ sulle spine. Ma si può fare. Facciamolo, facciamolo adesso.”