Ancora qualche settimana per dissipare finalmente i dubbi sulle effettive pretese delle 30 franchigie NBA. C’è chi parte in prima fila (Spurs, Warriors, Cavs), chi non riesce a scollarsi dalle retrovie (Knicks, 76ers, Magic), chi deve riscattarsi (Clippers, Bulls) e chi rappresenta un’incognita sull’effettivo ruolo che andrà a ricoprire tra un mese o poco più. In quest’ultima categoria troviamo, senza ombra di dubbio, i New Orleans Pelicans, che dopo la positiva stagione scorsa sono chiamati a riconfermarsi come una delle più pericolose outsider della Costa Occidentale. Solo pochi mesi fa, infatti, in una Conference caratterizzata da un elevatissimo livello di competitività, i ragazzi di Coach Monty Williams riuscirono nel miracolo di estromettere dai playoff i ben più quotati Oklahoma City Thunder, per poi essere sconfitti, con molta difficoltà, dai futuri campioni NBA dei Golden State Warriors al primo turno playoff. Ora, però, per la franchigia della Louisiana viene il compito più difficile perché, si sa, vincere è difficile ma riconfermarsi lo è ancora di più.
Il vero colpo del mercato di New Orleans si chiama Alvin Gentry, ex assistente di Doc Rivers e di Steve Kerr, ma soprattutto head coach nel 2010 di quei Phoenix Suns che raggiunsero la finale di Conference. L’esonero di Monty Williams è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno per l’intera cittadinanza; il vecchio coach era in panchina dal 2010/2011 ed era riuscito a risollevare le sorti di una franchigia che, dopo aver perso Chris Paul, non aveva più un reale punto di riferimento. Evidentemente, la crescita esponenziale di Anthony Davis e una qualificazione tutto sommato miracolosa ai playoff non sono stati ritenuti elementi validi dalla dirigenza per un’ulteriore permanenza. Williams, che nel frattempo ha formalizzato il suo incarico come assistente di Billy Donovan ai Thunder, è stato ritenuto colpevole di praticare un gioco troppo fisico, lento e imperniato sui pick and roll, il quale secondo parte della dirigenza non faceva esprimere a pieno le potenzialità di alcuni pedine fondamentali come Anthony Davis, che però è stato ad un passo dal diventare MVP, e Jrue Holiday (spesso fermo per infortuni). Gentry, dal canto suo, porta a New Orleans capacità manageriali, leadership, creatività e un sistema di gioco molto diverso, sicuramente più spettacolare, caratterizzato da maggior movimento di palla e uomini, ritmo più alto, continui penetra-scarica che allargano la difesa e portano i tiratori a concludere facilmente dal perimetro.
Il nuovo sistema di gioco potrebbe sposarsi a pieno con le caratteristiche del nuovo “Paperone” della NBA, Anthony Davis, la cui presenza in Louisiana è stata riconfermata dopo avergli offerto un contratto di 145 milioni di dollari per 5 anni! L’obiettivo del GM Dell Demps, infatti, era quello di riconfermare in larga parte un roster potenzialmente competitivo, a partire dalla sua stella più splendente. Già durante la scorsa stagione, The Eyebrow ha allargato il suo range di tiro trasformandosi sempre più in un esterno, senza dimenticare le sue doti fisiche che lo rendono uno dei lunghi più completi dell’intera Lega. Braccia infinite, mani morbidissime, straordinarie abilità sui due lati del campo, una crescita esponenziale (anche a livello muscolare questa estate) spalmata di anno in anno, un sistema di gioco più congeniale alle sue caratteristiche: Anthony Davis ha tutto per diventare il prossimo dominatore della NBA e la speranza della dirigenza dei Pelicans è che questa definitiva consacrazione possa realizzarsi al più presto, anche dalla stagione che sta per avviarsi.
riconferma nel roster dei Pellicani porta il nome del turco Omer Asik, il quale ha strappato un lauto contratto da 60 milioni di dollari per 5 anni. Nonostante la poca popolarità ricoperta nell’opinione pubblica sportiva stelle e strisce, le abilità difensive e di rimbalzo del centro turco sono state fondamentali la scorsa stagione per il raggiungimento dei playoff e Dell Demps ha preferito proseguire la strada già tracciata piuttosto che cercare un nuovo lungo da affiancare al Monociglio. Il suo adattamento al nuovo sistema di gioco resta comunque un’incognita e potrebbe essere proprio lui a pagare le conseguenze peggiori del cambio in panchina.Eric Gordon e Ryan Anderson, importanti sia per il loro apporto tecnico che psicologico, hanno accettato una player option annuale, rispettivamente da 15 e 8 milioni di dollari; l’anno prossimo diventeranno unrestricted Free Agent e il risparmio derivante dai loro contratti potrebbe essere la chiave di volta per aggiungere un’altra superstar al roster di NOLA.
Altri rinnovi importanti sono quelli di Luke Babbit, Alexis Ajinca, Dante Cunningham e, dopo un estenuante tira e molla, Norris Cole. Queste operazioni all’apparenza di contorno, unite agli arrivi di Alonzo Gee dai Blazers e del free agent Kendrick Perkins, risulteranno fondamentali per concedere riposo ai titolari e allungare le rotazioni di Gentry, dando più opzioni ad una squadra che troppo spesso negli ultimi anni è stata in balia di infortuni dei suoi uomini più rappresentativi (da Davis a Gordon, da Holiday a Evans).
Tuttavia, l’andamento della squadra non può prescindere dall’adattamento al nuovo sistema di gioco di due altre pedine fondamentali: Tyreke Evans e Jrue Holiday, protagonisti minori lo scorso anno e chiamati ad una necessaria riconferma. Se per caratteristiche tecniche l’ex play dei Sixers potrebbe trovarsi bene con il gioco rapido voluto da Gentry, più difficile sarà per l’ex Kings, che predilige gli 1vs1 statici fronte o spalle a canestro e che non fa del tiro da fuori la sua arma principale.
Se il coach riuscirà ad amalgamare le tante caratteristiche diverse dei giocatori a roster, plasmandole in un buon sistema in grado di innescare a dovere Davis, i Pelicans, quest’anno, ad Ovest potrebbero essere davvero ostici per tutti.