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NEW PENS FOR ROMANCE presenta OLTRE L'ANIMA IL CUORE di Silvia Scibilia

Creato il 09 aprile 2011 da Francy
In che guaio si stava cacciando? Per quanto ne sapeva Eloise sarebbe potuta essere ancora viva e aveva in ogni caso delle responsabilità nei confronti di quello che tutti ritenevano suo figlio. Era soprattutto l'idea di dover mentire a Clara a risultargli fastidiosa. Raccontare la verità equivaleva a perderla e non poteva permetterlo. Clara era la luce che Dio gli aveva messo davanti per ripagarlo dalle ingiustizie. Non c'era possibilità che il suo passato tornasse a tormentarlo. L'Inghilterra era lontana mesi e mesi di viaggio, della sua vita non importava a nessuno tranne a lady Geneviève, che tuttavia non aveva alcun interesse a riportarlo in quell'inferno. Quando giunse davanti al portale abbracciò con lo sguardo l'elegante edificio urbano e lo paragonò al castello di Axa. Rivide le torri, la corte, la grande sala del mastio con gli splendidi arazzi a coprire le feritoie, i giunchi profumati sui pavimenti di nuda pietra, ricordò il sapore dell'acqua fresca di fonte, avvertì quasi sulla pelle il gelo dell'acqua del fiume nel quale amava tuffarsi in estate, vedeva il verde del bosco intorno a lui e sentiva un grande struggimento al cuore perché i ricordi, al pari del viso di Alyssa, sarebbero stati cancellati dal tempo. La vide comparire nella corte, un velo candido copriva la massa dei capelli dorati, la veste color lavanda le ondeggiava intorno a ogni passo. Rimase in sella al cavallo lasciando che le emozioni del presente offuscassero il dolore del passato e la nostalgia del futuro. La scelta era giusta. Immaginò di rivivere quel momento ogni giorno della sua vita, di arrivare a casa per essere accolto dal suo incantevole sorriso, dalla delizia dei suoi baci, dal calore dei suoi abbracci e dalle parole armoniose della sua sapienza. Clara si avvicinò con passo sicuro, lo sguardo basso, serio come se l'intensità dei suoi pensieri non le consentisse di alzare la testa. "Hermann Autier, scendete da quel cavallo e affrontate il vostro destino". "Spada o lancia?" non poté fare a meno di provocarla. "Smettetela per una volta di prendervi gioco di me, sono seria". "Abbiate la pazienza di lasciare il cavallo alla cura dello stalliere. Attendetemi in giardino, vi raggiungo subito". La sicurezza di Clara vacillò. Il giardino era un posto solitario nonostante fossero sotto lo sguardo di chiunque si fosse affacciato dalla casa. Si guardò intorno. La corte era piena di servi e non voleva che intuissero l'oggetto della loro discussione. "Vi aspetto" disse girandogli le spalle e avviandosi verso il porticato che conduceva al retro della sua dimora. "Ebbene?" chiese Hermann con un sorriso tenebroso quando la raggiunse. "Mio padre mi ha accennato alla vostra balzana proposta". "Balzana proposta?" ripeté inarcando il sopracciglio. "Smettete di ripetere le mie parole! Chi vi ha dato il permesso di corteggiarmi?". "Vostro padre. Mi è sembrato opportuno parlarne prima con il mio ospite, dopo ieri sera. Vostro padre mi è sembrato favorevole, ma se voi non lo siete, sono pronto a farmi da parte. Magari il vostro cuore batte per un uomo di cui vostro padre ignora l'esistenza" la provocò. "Il mio cuore batte per mantenermi in vita, non si fa certo condizionare da sciocchi sentimenti. Non capisco la ragione della vostra richiesta ed esigo una spiegazione". Hermann le lanciò un'occhiata perplessa, poi cominciò a ridere. "Vostro padre mi aveva avvertito che non sarebbe stata un'impresa facile. Dovrò portare molte argomentazioni dalla mia parte a quanto intuisco". "Signore, non ci sono argomentazioni nelle quali possiate battermi". "Se non sbaglio ieri vi avvertì che c'erano argomenti nei quali avrei voluto istruirvi" le ricordò con uno sguardo di fuoco. Clara per un attimo vacillò, poi lasciò prendere il sopravvento all'impeto del suo temperamento. "Ne siete certo? E se per assurdo vi rendeste conto che qualcun altro mi avesse già introdotto in quegli studi nei quali vi ritenete maestro?" lo provocò con un sorrisetto beffardo. Sentì la forza dei suoi occhi scrutarla fino nella profondità dell'anima cercando di individuare quanta verità ci fosse nella sua domanda. "Basta giocare! Di che argomentazioni parlate? C'è forse qualcosa che dovrei sapere?". Clara sostenne il suo sguardo con fierezza. "È solo una discussione come tante nelle quali ci siamo scontrati in questi giorni, però sono curiosa di conoscere la vostra risposta. È necessario che riformuli la domanda?". "No! È sempre piacevole discutere di un argomento conosciuto da entrambi e ciò non distoglierebbe la mia attenzione, tuttavia il mio onore e quello della mia donna è qualcosa che prescinde il piacere. Vi soddisfa la mia risposta?". "Piuttosto scontata. Non mi avete ancora spiegato il motivo del vostro interesse per me" osservò Clara. "Siete voi che fingete di non capire" disse prendendola tra le braccia. La strinse a sé e la baciò trascinandola dietro l'ombra di un albero per celare la loro vista dalla dimora. "Le mie argomentazioni sono sorrette da fatti. Non posso stare lontano da voi senza immaginarvi nelle mie braccia, non posso pensare che un altro uomo possa essere al mio posto. Da quando vi ho vista ho pensato solo a come farvi mia e desidero solo che voi mi ricambiate prima di impazzire o di rapirvi". Un suono di passi li allontanò di scatto. Clara prese la direzione di casa senza abbandonare il suo sguardo con un sorriso carico di speranza. [...]

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