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New York/ Editoriale. Siria, l’11 Settembre ed il ritorno dell’incubo dell’ “ordigno micidiale posto al centro del mondo”, di Italo Svevo

Creato il 11 settembre 2013 da Antonio Conte

11settembre2Antonio Conte – Ritorniamo alla New York del 11 Settembre 2001, quando l’era post moderna giungeva al suo apice con le immagini più drammatiche mai viste, con la gratuità di un odio il più radicale, con l’abuso più estremo che l’uomo abbia mai dimostrato del suo libero arbitrio, con l’offesa più vile di quanto Caino abbia potuto insegnarci ero sbigottito e non credevo a ciò che vedevo. L’atto stesso, consumato in diretta con le TV ormai al loro massimo sviluppo con la rete internet con il picco di traffico più alto era inverosimile. Le immagini da allora hanno celebrato il mondo nella sua forma più completa e totalitaria. L’immagine stessa era il mondo e noi uomini e donne abbiamo sfondato il diaframma tra illusione e speranza, tra realtà e virtualità e tra virtualità e realtà.

L’atto che per essere così cruento lo si potremme immaginare singolo, ma quell’11 Settembre la realtà era superiore ad ogni fantasia, ad ogni invenzione cinematografica che avrebbe voluto celebrare la grandezza della ‘grande mela’. Tre i terribili attimi di offesa, tre come nel segno della croce, tre come uno spartiacque culturale e religioso.

L’atto supremo nella dimostrazione dell’odio ha diviso per sempre il mondo in due parti contrapposte, come neanche gli anni della guerra fredda avrebbero sperato, con l’accumulo di una quantità sproporzionata di bombe atomiche e all’idrogeno o con la minaccia dell’errore umano o di una falla informatica o tecnologica.

La liturgia della divisione si è consumata in video: pervasiva è stata impressa su milioni di macchine fotografiche, su quelle satellitari, sulle city webcam, su quelle delle banche, della polizia, delle tv di tutto il mondo, sui libri di ogna casa editrice che abbia una qualche importanza internazionale o no, e riprodotta su ogni schermo televisivo e di qualsiasi computer o tradotto in parole per le radio o in testo per i libri.

Il cuore di ogni uomo o donna o vecchi o bambini si quindi disilluso. È svanito per sempre il ‘sogno americano’ del benessere? È caduto per sempre il mito dell’America del mainstream?

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Dopo l’apice con tre punte il mondo sarebbe cambiato, ma allora ancora non lo sapevamo. Da quel giorno parte la nuova epoca culturale, dopo il post-moderno, che è ancora senza nome, ma fa riferimento all’”uomo videns” della cultura visiva, dopo l’era dell’”Homo Sapiens” della cultura tipografica. Un’epoca che fa riferimento ad un nuovo modo di pensare e soprattutto ad un nuovo modo di agire; di un ‘agire’ non originale e proprio dell’uomo (N.d.A.: come se per assurdo l’uomo potesse avere un suo peculiare modo di agire), ma indotto dalle immagini in un  ciclo infinito in cui la realtà diviene virtuale e la virtualità è realizzata. E’ l’epoca del reality in cui l’uomo e la donna mettono in scena la loro nudità culturale e fisica  e del cosplay, in cui invece imitano gli eroi dei cartoons americani e i personaggi manga giapponesi. Quest’attacco lo dimostra, in quanto realizzato non per il danno in se, pure terribile, (nda: ma forse in un anno nel mondo fa più danni l’alcool del sabato sera o il fumo delle sigarette o l’eternit o le onde elettromagnetiche, ecc.) ma per la sua spettacolarità e spettacolarizzazione. Non ci siamo sottratti alla trappola dei terroristi, ma abbiamo – inesorabili – processato, alla maniera occidentale, anche l’atto supremo, come ingoiandolo nella logica continuata e radicale del consumismo. Avremmo dovuto tacere? Avremmo dovuto evitare di sapere? Avremmo potuto scegliere, in quel momento, se sapere o non sapere cosa fosse accaduto quel giorno di dodici anni a New York? Non si è potuto non sapere e ciò che andava conosciuto era attraverso le terribili immagini che cancellavano dei pezzi dallo skyline di New York: dovevamo vedere ed abbiamo visto anche il più ardito dei gesti: l’uomo che si butta eroicamente nel vuoto dalle finestre da centinaia di metri di altezza andando incontro alla propria sorte si, ma rispondendo al terrorismo con coraggio e fierezza: non voi ma io!

Proprio per ciò, da allora avremmo guardato il mondo dall’altro lato del tubo catodico come visto per sempre allo specchio. La ‘riflessione’ sul mondo altero, da allora, è parte di noi, le immagini riflesse nello specchio dell’odio hanno diviso il mondo in due, ma lo schermo ci costringe ad una comune prospettiva in cui si sta gomito a gomito con il nemico che si cela ‘dormiente’ pronto a scattare all’improvviso, proprio come Svevo aveva anticipato, come “un micidiale ordigno messo nel centro del mondo”.

L’11 Settembre in Siria sembra nascondere il luogo di tale minaccia, ma non dovrà esplodere ancora, Svevo potrebbe infatti averne ragione.

Antonio Conte


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