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Creato il 23 luglio 2010 da Aghi

news kay martinRULE’S BRIDE
L’impenitente libertino Rule Dewar vive una bella vita quando si verifica un evento molto sorprendente: si innamora di sua moglie.
Dopo lo strategico “matrimonio di commercio” tre anni prima, Rule aveva del tutto dimenticato Violet Griffin, l’adolescente erede di una fortuna industriale di Boston. Ha semplicemente pronunciato i voti, ha assunto gli affari del padre di lei ed è tornato in Inghilterra per riprendere le sue occupazioni di sempre: vino costoso, gioco d’azzardo, gioco ad alte cifre e donne nobili.
Eppure, quando Violet, ora una donna sofisticata, appare inaspettatamente nella casa di Londra di Rule, i doveri matrimoniali non sembrano più così odiosi, non vede l’ora di portare la moglie stordita nel letto matrimoniale. Violet, tuttavia, non si fa guidare così facilmente: ha le proprie idee e vuole l’annullamento per sposare un altro. Ma quando Rule tenta di conquistarla, qualcun altro è determinato a incastrarlo per omicidio e tenerlo fuori dai piedi per sempre…
ESTRATTO
L’ora era tarda quando Rule arrivò  a casa dal club per gentiluomini. Con sua sorpresa, il suo maggiordomo dai capelli d’argento aspettava all’ingresso per salutarlo, gli occhi rossi per la mancanza di sonno.
“Cosa c’è Hatfield? Ti avevo detto di non aspettarmi”
Il maggiordomo si raddrizzò, sembrando più simile al suo vecchio se stesso “Avete un’ospite, milord. Due, in realtà”
Rule si accigliò “Un ospite? Non aspetto nessuno. Chi è?”
“Vostra moglie, sir”
Cadde il silenzio “Mia… mia moglie è qui?” Non la vedeva dal giorno in cui l’aveva sposata tre anni prima.
Hat annuì, muovendo i fili di capelli d’argento che gli ricadevano sulla fronte rugosa “Sì, milord. Sua Signoria è arrivata dall’America nel tardo pomeriggio con la cugina, Miss Carolina Lockhart”
“Capisco” Naturalmente non capiva affatto e tutto quello a cui riusciva a pensare era dannato inferno, cosa doveva fare adesso?
“Vostra moglie, sir… vi sta attendendo”
“Violet è… mia moglie mi aspetta? È alzata a quest’ora?”
“Sì, sir, in salotto”
La sua mente era in fibrillazione, cercando di sistemare le cose. Violet era a Londra. Doveva riprenderla diversi anni prima, invece era stata costretta ad attraversare l’Atlantico da sola. Cominciò a dirigersi verso il salotto, ora completamente sveglio, non sentendo più nemmeno gli effetti dell’alcol che aveva consumato.
Quando entrò nella stanza, lei era seduta, gli occhi luminosi  e lampeggianti, guardò intorno come a ricordare dove fosse, si raddrizzò e si alzò. Era più piccola di quanto ricordava fosse stata la sua prima impressione, minuta ma formosa. In verità, era diversa in ogni modo dalla sedicenne allampanata che aveva sposato per ragioni finanziarie.
Fatta eccezione per i gloriosi capelli rame, simili ai quali non ne aveva mai visti.
Tentò di dire qualcosa “Violet. Non posso credere che tu sia qui”
Lei gli rivolse un sorriso agghiacciante “C’è voluto un po’ per raggiungere Londra. Ma come vedi, sono qui”
Non le sembrava di potersi muovere “Così sei qui”
Egli si mosse allora, diminuendo la distanza tra di loro, andando a prenderle entrambe le mani. Non portava i guanti, notò, e si rese conto che a parte il bacio sulla guancia da sposi, non l’aveva mai toccata senza la barriera di un qualche tipo di abbigliamento.
“Benvenuta a Londra” disse “Se avessi saputo che saresti venuta, avrei preparato un’accoglienza più adeguata”
Violet ritirò le mani dalle sue e lo guardò dalla testa ai piedi. Per la prima volta, gli venne in mente che la sua cravatta era sfatta e appesa al collo. Il colletto mancava, con la camicia spiegazzata e i capelli leggermente spettinati.
Violet, d’altra parte, sembrava… beh…
Violet Griffin Dewar era bellissima.
 



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