By Marzia Rossi on agosto 23rd, 2012
sifone ramo delle vergini
BUCO DEL CASTELLO. Ramo delle Vergini 2012
E’ da più occasioni che diversi soci dello Speleo Club Orobico si alternano a scendere nel buio del Ramo delle Vergini del Buco del Castello, che come tutti sanno in tempi passati si è fatto scoprire, scendere e percorrere nelle sue più profonde viscere, si è concesso a molti speleologi provenienti da mezza Italia, dando soddisfazioni esplorative d’altri tempi… ma spesso ha anche chiuso le proprie porte in faccia a chi tentava di trovare nuove vie e nuovi percorsi, triste è anche la storia che caratterizza questa grotta, e sinceramente ogni volta che mi trovo di fronte al proprio ingresso mi scorrono nella mente le foto e gli articoli dei giornali di quei giorni bui.
Come Speleo Club Orobico abbiamo “fatto un po’ nostra” questa grotta, la teniamo pulita, la teniamo armata, e ogni tanto ci spingiamo in rami laterali poco frequentati…in un certo senso è la nostra seconda casa, e ce la culliamo, ci siamo parecchio affezionati, e come in un rito di iniziazione tutti i corsisti che prendono parte ai nostri corsi di introduzione alla speleologia devono passare dal Buco del Castello, come se dovessero essere battezzati o che altro.
Anche quest’anno abbiamo rivolto molte delle nostre attenzioni al Buco del Castello, abbiamo ripercorso i meandri e pozzi che portano al fondo per verificare come fosse effettivamente il sifone finale, abbiamo ripercorso rami laterali e risalite in cerca di qualcosa di nuovo, abbiamo svolto battute esterne per trovare i possibili ingressi alti, abbiamo anche ripercorso il Ramo delle Vergini, lo abbiamo riarmato, lo abbiamo maledetto per il fango e per alcune strettoie, non a tutti ha lasciato un bel ricordo, e c’è chi si è rifiutato di tornarci in altre occasioni.
C’è chi lo ha percorso per riarmarlo, chi c’è andato solo per farci un giro, e chi invece lo ha disceso per provare ad innescare il sifone terminale con la speranza di riuscire a svuotarlo e passare oltre, ma i risultati non son stati quelli sperati, a monte del sifone naturale se ne è creato uno artificiale, ciò ci ha costretti a rinviare una possibile immersione, ma fortunatamente, in una delle recenti visite al Ramo delle Vergini, si è potuto constatare che il sifone artificiale in pochi mesi si era svuotato naturalmente.
L’idea di fare un’immersione direttamente nel sifone terminale poteva essere rimessa in gioco, si è dato il via alla macchina organizzatrice.
Massimiliano Gelimini ha recuperato più notizie possibili in merito alle immersioni passate, contattando direttamente Adriano Vanin, che in passato, si parla del 1973, ha tentato di passare il sifone, fermandosi invece di fronte alla fessura a pavimento.
Tutte queste notizie son state passate allo speleo sub Massimiliano Cicchelero detto Cik, speleo sub di grande e lunga esperienza, facente parte del Soccorso Speleo sub del CNSAS, e contattato da me direttamente anche in altre circostanze.
Viste le precedenti collaborazioni abbiamo deciso di rivolgerci ancora a Cik, e una volta riattivati i contatti e decisi i tempi e le modalità non restava che ripercorrere di nuovo il Ramo delle Vergini portandoci con noi l’attrezzatura per l’immersione e sperare in qualcosa di buono e nuovo.
Domenica 19 agosto, la data decisa per l’immersioneamo in tutto in sei: Alessia Camozzini, Marco Cattaneo, Ivan Giovinelli, Aldo Gira, io Giovanni Merisio, Mauro Bombardelli “bomba” (anch’esso speleo sub) e Massimiliano Cicchelero.
Giunti al solito tornate da cui parte il sentiero che conduce al Buco del Castello, prepariamo i sacchi avendo cura di non dimenticare nulla che possa compromettere l’immersione, ci dividiamo i pesi visto che avremo una serie di pozzi e meandri da superare.
Imbocchiamo il sentiero animati dalla speranza di un esito positivo dell’immersione, e più o meno speditamente percorriamo la prima parte del Ramo Principale fino al bivio sotto la buca delle lettere, da qui prendiamo il Ramo delle Pisoliti fino al traverso che ci permette di intercettare il Ramo delle Vergini, e tra fango e strettoie e gallerie con chiari passaggi di acqua giungiamo al sifone terminale.
Dopo i dovuti preparativi alle ore 15.15 l’immersione viene effettuata, l’attesa è estenuante, per noi che rimaniamo sulle sponde del sifone il tempo scorre e le domande in testa si moltiplicano in modo esponenziale…
Il tempo passa e di Cik nemmeno l’ombra, verso le 15.40 il silenzio viene spezzato dal rumore delle bolle che dalla profondità del sifone corrono verso l’alto fino a raggiungere il pelo dell’acqua, poi di seguito tra le acque ormai torbide appaiono le luci del faretti sub, e poco dopo Cik è fuori dall’acqua.
Nessuno meglio di Cik può raccontare ciò che si nasconde oltre il sifone…
“Forzare la strettoia vista nel lontano 1973 da Enrico Frontini e Adriano Vanin, era una delle poche possibilità che avevo di passare il sifone del Ramo delle Vergini. L’immersione ha inizio con un tratto semi sommerso, lungo una decina di metri, dopodiché l’andamento declina portandomi a una profondità di sei metri, la visibilità non è delle migliori, le pareti del sifone sono abbastanza pulite, mentre il fondo è costituito da un deposito di fango, non vi sono diramazioni, è una condotta ben definita, la strettoia descritta è stata trovata lungo l’unica via logica…passarla non è stato un giochetto da ragazzi. Si risale, vedo la superficie, ho passato il sifone: caspita che ambiente! Sono in una condotta, lastricata da ciottoli di verrucano lombardo, chiudo i rubinetti delle mie due piccole bombole, lascio l’attrezzatura sul bordo del sifone e decido di andar avanti, la curiosità ha preso il sopravvento. Vado destra poi a sinistra, dritto, destra, saltino di due metri, proseguo…sono a circa 100mt dal sifone, ora la roccia è diversa, è marcia, la condotta ha lasciato spazio a interstrati sub orizzontali, lame fragili. L’andamento è comunque verso il basso…dopodiché la zona si fa più complessa, ma continua. È tempo di tornare, devo riaffrontare la strettoia…decisamente più rognosa rispetto l’andata, ci lavoro per qualche minuto, scavo, sposto le bombole, non vedo più, sono solo sul filo, mi lascia…sono libero. Pinneggiando verso l’uscita, un pensiero mi fa’ sorridere.”
Dopo diversi anni che non venivano svolte attività esplorative nel Buco del Castello, esso ci ha svelato qualcosa di nuovo, e chissà, forse avrà altro da mostrarci, ora sappiamo qual’è la via, dobbiamo solo organizzarci e passare oltre il sifone ed esplorare questa nuova galleria.
La soddisfazione per la buona riuscita dell’immersione è grande, ora dovremo organizzarci e coordinaree al meglio le forze a disposizione,fortunatamente per le prossime attività possiamo affidarci ancora alla professionalità e all’esperienza di Massimiliano Cicchelero e inoltre si è già reso disponibile anche Mauro Bombardelli, entrambi hanno diverse immersioni ed esplorazioni alle spalle, e tra di loro c’è una buona sinergia.
Nei prossimi mesi ci attiveremo per rendere percorribile il sifone, e speriamo che il Buco del Castello ci stupisca per l’ennesima volta.
Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato e contribuito a questo picco grande successo.
Giovanni Merisio
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