Golf People Club Magazine , con il numero in diffusione nei prossimi giorni , inaugura una nuova ed esclusiva sezione curata direttamente da Assoconsulenza Associazione Italiana Consulentidi Investimento , www.assoconsulenza.eu , dove in una speciale scheda Paese sarà possibile conoscere le meraviglie golfistiche offerte unitamente alle particolari opportunità di investimento e di ottimizzazione fiscale , una delle principali mete attrattive per i lettori di Golf People Club Magazine , nella loro duplice veste di golfisti e di dirigenti è rappresentata dall ‘ Irlanda .
A sottolineare quanto espresso sopra , si ricorda che Yahoo! , il colosso internet statunitense , ha annunciato proprio Mercoledì 5 Febbraio 2014 , che a partire dal 21 marzo nove servizi offerti in Europa , Africa e Medio Oriente tra cui Mail , Messenger e Flickr saranno gestiti da un’unica società con sede a Dublino , in Irlanda .
Qualche settimana fa il Financial Times ha calcolato che sette colossi tecnologici americani , compresa Apple e eBay, hanno pagato 54 milioni di sterline di imposte sui redditi d’impresa nel 2012 in Gran Bretagna a fronte di 15 miliardi di dollari di ricavi , i pagamenti fiscali relativamente bassi delle aziende – ha osservato il quotidiano – riflettono la loro capacità di concentrare le attività economiche oltreoceano in paesi con bassa imposizione fiscale come l’Irlanda , la Svizzera e il Lussemburgo , lasciando negli altri Paesi attività minori .
Assoconsulenza Associazione Italiana Consulenti di Investimento , è un’organizzazione autoregolamentata di categoria dei Consulenti di Investimento aderente e monitorata dalla Consulta delle Associazioni delle professioni emergenti del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) , fondata a Milano in data 16 dicembre 1996 , è l’unica associazione dei Consulenti di Investimento accreditata e riconosciuta a livello istituzionale essendo entrata a far parte rispettivamente dal 1999 e dal 2000 del COLAP – Coordinamento delle Libere Associazioni Professionali e della Consulta delle Associazioni delle Professioni Emergenti .
In Irlanda il PIL è tornato in territorio positivo solo nel 2011 , dopo tre anni di recessione e il Paese deve far fronte ad un enorme debito bancario e a una disoccupazione ben oltre il 14% . Non per questo però Dublino ha perso la sua attraenza per gli investitori , i motivi sono molteplici : la crisi ha ridotto i costi per le aziende che si trasferiscono in Irlanda , con i prezzi immobiliari del settore commerciale scesi del 60% rispetto ai picchi raggiunti al culmine della bolla , quelli dell’elettricità calati del 17% in un anno e il costo del lavoro ridimensionato , nel settore industriale gli addetti alla produzione guadagnano in media 21,5 euro lordi all’ora .
A questo si aggiunge il punto di forza tradizionale : il basso livello di imposizione fiscale per le aziende , ossia l’imposta sulle società ferma al 12,5% . L’Irlanda è poi l’unico Paese dell ‘ Eurozona di lingua inglese , il che lo rende particolarmente appetibile per gli investitori nordamericani , visto che rappresenta un punto di ingresso nel mercato UE e nell’area Euro .
Dagli Stati Uniti arriva del resto il 70% degli investimenti diretti esteri e diversi colossi a stelle strisce tipo Google , Twitter , Intel , PayPal hanno scelto Dublino come quartier generale internazionale , il fisco leggero rimane una delle maggiori attrattive di Dublino : non solo la corporate tax , ma anche un regime agevolato per le holding , con esenzioni sui dividendi e sui profitti delle filiali estere , un sostanzioso credito di imposta sulle spese di ricerca e sviluppo , l’adesione ad una vasta rete di trattati contro la doppia imposizione . Dalla crisi bancaria , culminata nel piano di salvataggio internazionale del 2010 , l’accesso al credito per le piccole e medie imprese in Irlanda è rimasto problematico , il problema non è tanto oggi l’accesso ai finanziamenti bancari ma il costo elevato .
Il ministro delle Finanze Michael Noonan ha promesso , sotto la pressione americana , di mettere fine alla tutela di imprese fiscalmente apolidi , però , nella sostanza , più che di un nuovo abitoda mostrare agli Stati Uniti e al mondo intero , pare che l ‘ Irlanda abbia scelto la via di un vistoso rammendo nel tessuto lasso della legislazione italiana .
Il ministro ha dichiarato che il suo Paese non consentirà più a società registrate a Dublino di non dichiarare un indirizzo di residenza fiscale , e lo ha fatto sotto la spinta del senato americano secondo il quale Apple ha sottratto al calcolo impositivo oltre 40 miliardi di dollari grazie ai buchi nel quadro normativo della Repubblica d ‘ Irlanda .
Il meccanismo è semplice e si basa su divergenze legislative , a Dublino per essere residente fiscalmente non basta che una società sia iscritta nel registro delle imprese , ma deve essere gestita e controllata sul territorio della repubblica . Negli USA è sufficiente che sia registrata per essere soggetta alla tassazione . Apple International è iscritta in Irlanda , ma non è gestita e controllata a Dublino . Né da nessuna altra parte , o meglio , probabilmente lo è negli USA dove però non è registrata .
Il circolo virtuoso è evidente ed è stato il motivo all ‘ origine dell ‘ irritazione del Senato americano . Il buco normativo sarà ora chiuso con una pezza in quanto l ‘ Irlanda imporrà alle società iscritte di denunciare la propria residenza fiscale . L’ annuncio del ministro Michael Noonan non basterà , infatti , ad evitare le forme macroscopiche ed assolutamente legali di ottimizzazione fiscale made in Ireland . Infatti è opinione diffusa che non cambierà molto e che Dublino continuerà ad attrarre investimenti esteri grazie alle opportunità offerte in materia di corporate tax , che risulta essere una delle minori in Europa , pari al 12,5% .
Solo per Apple , in realtà , potrebbe cambiare e molto , qualora dovesse passare dall ‘ attuale condizione di stateless a domiciliata fiscalmente in America . Il conto dell ‘ inland revenue per il colosso di Cupertino rischierebbe di farsi miliardario . Quasi sicuramente però correrà ai ripari come già fanno e continueranno a fare molte altre multinazionali , cominciando da Google e Microsoft .
A proteggerle vi è il cosiddetto double irish , una struttura societaria legale che consente alle multinazionali di aprire due società : una registrata , gestita e controllata in Irlanda ed una seconda , solo registrata nell ‘ isola . Le royalties raccolte dalle società europee transitano nella prima società , ma sono poi travasate , in larga misura , sulla seconda la cui residenza fiscale , nel caso di Google è alle Bermuda dove la tassazione è zero . In altri termini non si tratta di imprese apolide , ma di imprese che denunciano paradisi fiscali come i luoghi di residenza ai fini impositivi , e questo Dublino continuerà a permetterlo .
Cambia poco dunque dal punto di vista del gettito e della eventuale redistribuzione , ma cambia molto nell ‘ approccio culturale .