I fiscali giudici di corsa della Vuelta hanno deciso di penalizzare di 1" il leader della classifica generale Vincenzo Nibali, reo secondo la giuria, di aver anticipato la partenza della 18a tappa: la Valladolid-Salamanca. Una decisione certosina e insolita, che riduce a 38" il bottino da difendere dagli attacchi di Mosquera sulla Bola del Mundo. Cetamente nessun dramma per lo Squalo di Messina, che appare in forma e pronto fisicamente e mentalmente ad affrontare l'ultima sfida in salita di sabato. Semmai ancora una volta gli spagnoli si dimostrano, ciclisticamente parlando, subdoli e ambigui, cercando di destabilizzare alla vigilia della tappa decisiva il morale dell'avversario del loro beniamino di casa. Vale in questo caso il detto di vedere la pagliuzza nell'occhio destro e non la trave che trafigge il sinistro. In Spagna, a quanto pare, si fanno rispettare queste regole microscopiche e poco determinanti (si spera), ma si difendono corridori latitanti come Alejandro Valverde (vincitore della Vuelta nel 2009), arenando i processi di doping per anni e non fermando un corridore su cui c'erano più prove che sospetti. Due pesi e due misure quindi. Si impari prima a fermare i corridori dopati, anche se connazionali, poi benvenga certamente anche il rispetto di queste regole da burocrati: che non cambiano la sostanza, ma indispettiscono per la forma.