Ieri mattina sono andata al Parco storico di Monte Sole - a Marzabotto - ad ascoltare Nichi Vendola.
Grande partecipazione di folla e, oltre agli anziani (fra cui ex partigiani), moltissimi ragazzi e bambini.
Un garofano rosso stretto in ogni mano, qualche fiore lasciato sulle lapidi a memoria dei caduti. Bella ciao è stata rigorosamente suonata, più volte.
Solo poche annotazioni sul discorso di Vendola.
Sul palchetto inondato di stemmi dell'A.N.P.I di diversi paesini della zona, affiancato da rappresentanti di istituzioni locali, Nichi giocava fuori casa e, non avendo da rivendicare per la Puglia una storia assimilabile a quella dell'Appennino emiliano nel periodo della resistenza, avrebbe potuto iniziare il suo intervento con parole intrise di piaggeria verso le glorie locali, per strappare facilmente il consenso; ma ovviamente non l'ha fatto; con una sterzata del pensiero ha richiamato la memoria dei braccianti pugliesi, le condizioni di estrema miseria e le loro lotte.
Le sue radici. Secondo assunti anche pasoliniani (uno dei suoi principali modelli), assimilare la linfa delle proprie radici può portare a una lettura profonda, universale delle dinamiche della storia, della società.
Nichi Vendola obbedisce spesso a questo daemon, non è, per lui, solo una forma pensiero; è parte integrante del suo sé, della sua essenza;
anche per questo persuade chi lo ascolta, chi lo guarda.
E con una mossa spiazzante ha citato il comandante Davide Lajolo (Ulisse): 'Vedere l'erba dalla parte delle radici'.
Ulisse, che è stato partigiano e militante del Partito Comunista; che come Vendola visse fra politica e poesia.
L'altro riferimento rispetto al tema della Liberazione, è quello della Nuova Resistenza da costruire oggi nell'Italia erosa dai Nuovi Poteri, dove si vive portando tutto griffato, anche la coscienza.
Dove gli articoli principali della Costituzione sono stati già in larga parte disattesi.
Dove è stata spezzata la buona connessione fra i cittadini e il lavoro, che è stata ed è la chiave per interpretare vecchie e (auspicate)nuove resistenze.
Vendola passa da assunti teorici esplicati ad altri impliciti, come per evitare continuamente la scilla degli accademismi senza però cadere nella cariddi del pressapochismo e della superficialità di riferimenti culturali (e letterari, poetici nel suo caso) che ammorba la quasi totalità del linguaggio politico di oggi.
Organizza i suoi discorsi intorno a categorie ampie, come quella del (cattivo) rapporto fra intellettuali e popolo.
In Italia, purtroppo, prevalse il modello dell'intellettuale alla Benedetto Croce, non quello gramsciano e più tardi pasoliniano; Croce, a cui il popolino come ricorda Nichi, appariva come un insieme di facce lisce come palle di biliardo.
La distanza fra la politica e i cittadini. La manipolazione dei Poteri tramite un subdolo uso del linguaggio. Solo chi non è consapevole del potere del linguaggio, può sottovalutare il massiccio uso manipolatorio delle parole che verifica oggi.
Nel ringraziamento agli elettori dopo le regionali Vendola aveva evocato le parole che smuovono la coscienza, scavano, invitano a pensare.
Spesso esorta a cercare nuove parole, per immaginare situazioni nuove, di rinascita culturale.
Nella valigetta delle idee di Vendola soccorre il testo basilare della Harendt, La banalità del male; uno degli strumenti indispensabili per leggere questo momento storico.
L'eloquio di Nichi Vendola non conosce frasi preconfezionate, perché lui ha un dono straordinario: la capacità della creatività profonda. Procede per folgorazioni, per intuizioni.
Credo reagisca linguisticamente anche in empatia con chi incontra.
E' un animale dal sangue caldo, che trasmette calore agli altri anche nei momenti gelidi, anche se infuria la bufera.
Non basta descriverlo come un bravo oratore, perché è sostenuto anche dall'etica, merce rara, in questi tempi difficili, astiosi.
Tempi oscuri.
In controluce, nelle sue parole, rimane impigliata, se pur con leggerezza, la macerazione feconda di molti anni di sterminate letture eterogenee.
I suoi discorsi sono leggibili a vari livelli e chiari a tutti, senza distinzioni di livello di acculturazione: il che rappresenta già un forte programma politico.
Noi siamo con Nichi; e cerchiamo insieme a lui, azioni concrete da realizzare; e nuove parole.