
Per il fatto stesso che, a quanto pare, non prova né l’uno né l’altro visto che mai si è dichiarato pentito, abbia almeno la decenza di non festeggiare, di non far sapere al mondo quanto è contento di aver vissuto i suoi miserrimi cento anni in barba a donne, uomini e bambini che, invece, per sua mano non ne hanno vissuti nemmeno una piccola parte.
È nella sua casa, il carnefice delle Fosse Ardeatine, e questo è già una grande magnanimità nei suoi confronti. È nella sua casa, può ricevere i suoi cari, può vivere i suoi ultimi giorni nell’agio dell’uomo sostanzialmente libero. Non si azzardino, allora, i parenti a presentarsi al suo uscio con bottiglie di champagne per festeggiare. Non si oda un suono da quella porta che possa far pensare a momenti di gioia.
Viva pure i suoi attimi di serenità, se ne è capace, Erich Priebke, ma lo faccia in silenzio, per rispetto verso le sue vittime, verso i loro parenti, verso il mondo civile ancora capace di provare sentimenti. Se non è capace, Erich Priebke, di provare rimorso provi almeno a rispettare la memoria, nel silenzio, senza torte, candeline, tappi che saltano.
Luca Craia





