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Niente significa più nulla

Creato il 09 giugno 2011 da Robomana
Niente significa più nullaIl fatto è noto da qualche giorno. Alla Cineteca di Bologna - dunque non alla sala parrocchiare del Sacro cuore dietro casa mia - hanno proiettato The Tree of Life con i primi due rulli invertiti, che non significa, come mi ha fatto notare un amico, aver mandato - Gramellini dixit - il secondo tempo al posto del primo e viceversa, ma aver invertito l'ordine dei primi 50 minuti. Cosa che non toglie che gli spettatori dovrebbero chiedere di rivedere il film gratuitamente, per quanto pure in una corretta successione non offra troppi spiragli alla scansione lineare del racconto, e che nel fratempo, prima dell'umiliante comunicato di scuse della Cineteca, sia partita giustamente la presa per il culo nazionale, alimentata soprattutto da Massimo Gramellini e dal suo ennesimo buongiorno peloso e qualunquista. Lo si può leggere qui e rendersi conto di quanto il nostro vate del pensier sensibile comune ci vada giù di brutto con la faciloneria antintellettuale (perché sapete, no, lui è come noi, "lui scrive sempre quello che vorremmo leggere", come gli disse una volta una signora durante una conferenza), manco fossimo ancora ai tempi di Alberto Sordi alla Biennale, con la moglie burina scambiata per un'opera d'arte, ed esistessero ancora, vado di perifrasi sulle parole di Gramellini, quei cineclub in cui, come in certe mostre, si entra con un pregiudizio favorevole nei confronti dell’artista e in cui, vado ancora di scioccante perifrasi, si trova il tizio che fa l'intellettuale figo e prende per artistico tutto quello che gli viene propinato, proprio perché, per l'appunto, fa tanto intellettuale figo e non si accorge che il film è montato al contrario o il quadro appeso a testa in giù...
Ah, caro tutti... ah, caro Gramellini...
Come sarebbe bello... Come sarebbe bello se il mondo fosse ancora così! Se ci fossero ancora l'arte e la spazzatura, il bello e il brutto, la merda e l'eccellenza, i ricchi e i poveri, i muri e i Rosenberg, noi e loro, noi che siamo puri di cuore e spontanei e loro che sono pretenziosi e ingenui, noi che facciamo solo quello che è alla nostra portata e loro che invece le sparano grosse per non far vedere di avercelo piccolo.
I cineclub artistici... le mostre con i quadri appesi al contrario e la metafora del potere ribaltato... Incredibile. Sono anni che tutto questo è scomparso, come orizzonte culturale, come pratica artistica, e il più famoso giornalista italiano ci costruisce sopra una visione del mondo da propinare ai suoi lettori boccaloni. Non so, forse esagero, ma mi viene da pensare che sia proprio questa roba, questo qualunquismo spacciato per buon senso (ma il qualunquismo è sempre spacciato per buonsenso), uno dei motivo per cui in Italia è difficile fare cultura.
Mi viene in mente quello che ha scritto Alberto Pezzotta nell'introduzione di Spazzatura, arte, cinema di Pauline Kael tradotto proprio l'altro giorno da Filmidee. Quel testo fondamentale della critica cinematografica venne scritto quarant'anni fa, quando ancora il cinema artistico aveva un senso, un riferimento preciso, e allora si poteva - sbagliando, per carità, ma essendo in qualche modo giustificati - opporre Kubrick a Bergman, il trash d'autore a Bunuel, mentre oggi, scrive Pezzotta,
la sola idea di opporre qualcosa a qualcos’altro fa solo sorridere: c’è posto per tutti, nel sistema culturale o nel pantheon del cinefilo illuminato, per Lav Diaz come per Quentin Tarantino, per Apichatpong Weerasethakul come per Bruno Mattei. E quindi non c’è posto per nessuno, e niente significa più nulla.
Ecco com'è oggi, cari tutti noi e caro Gramellini, il mondo di certi cineclub e di certe mostre: un mondo dove niente più significa nulla e dove i primi 50 minuti invertiti di The Tree of Life sono scambiati per giusti da un pubblico inconsapevole, proprio perché tutto ciò che siamo diventati è un pubblico inconsapevole e accecato. Sarebbe bello tracciare delle linee tra il sopra e il sotto, tra il giusto e lo sbagliato, tra il dritto o il rovescio. Sarebbe bello ma inutile, tanto quanto è stupida e vecchia e pure un po' pericolosa la pseudointelligenza del buongiorno di Gramellini.

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